“Mi fa piacere che sia stato ricordato un ritorno al codice Rocco, esso rappresenta ancora oggi un faro di civiltà giuridica”.
Da dove arriva tanto inaspettato elogio? Da qualche nostalgico fascista direte? Macché! Proviene dal ministro della Giustizia, l’attuale Guardasigilli Paola Severino durante il dibattito al Senato sulla legge per la corruzione rispondendo a qualcuno che le faceva notare che questi provvedimenti rinverdivano il codice fascista Rocco. Ha spiegato, a noi ignoranti, che Alfredo Rocco era un tecnico anche lui, mica un fascista.
Il punto è che il codice fascista Rocco, firmato da Benito Mussolini è tuttora in
vigore. Tranne qualche piccola modifica, le sue linee di fondo sono rimaste, anzi, rafforzate! Ricordiamo: la pericolosità sociale; i reati associativi (che hanno riempito le galere negli anni 70, 80, 90…); il reato di devastazione e saccheggio che tiene in carcere i compagni e le compagne che hanno manifestato a Genova 2001, il carcere punitivo,… e tanti altri capisaldi funzionali allo Stato di allora: totalitario, etico e invasivo. Un modello che a questo Stato “repubblicano” e “democratico” piace un sacco!
Noi ricordiamo che, in questo paese, dopo la sconfitta e l’addormentamento della storia e dei significati della Resistenza, proprio dalle galere è sorto un grido:
ABOLIZIONE DEL CODICE FASCISTA. Centinaia di rivolte da quel 1969, l’anno della riscossa operaia e anche la riscossa del proletariato detenuto nelle carceri italiane. Le parole d’ordine: “abolizione dei codici fascisti“, “fuori i codici”, “ci siamo presi la libertà di lottare”. Un ciclo di rivolte che durò più di 10 anni e costò alla popolazione detenuta numerosi morti, secoli e secoli di galera, punizioni, pestaggi e letto di contenzione. Ma la lotta non si arrestò e divise il paese in DUE. Questa divisione è rinverdita oggi dalle parole del Guardasigilli.
O si sta con le rivolte dei carcerati o con l’apparato governativo-statale e quindi con i codici di Mussolini
Decidete da che parte stare!
Proprio domani, 19 ottobre ricorre la triste e nera giornata in cui fu promulgato il Codice fascista, con Regio Decreto 19 ottobre 1930, n. 1398, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 26 novembre 1930, n. 251.
“Elementare, Watson!”… Il codice penale di Alfredo Rocco non può che piacere ai fascisti e ai reazionari tutti, comunque essi siano mascherati.
All’Assemblea costituente della Repubblica italiana, della quale faceva parte il Partito comunista italiano, non passò nemmeno per l’anticamera del cervello la possibilità di una sua abrogazione.
Non esiste soluzione di continuità tra i regimi che hanno insanguinato il nostro paese e l’universo mondo, basati come sono sull’ingiustizia.
Quella che chiamano “democrazia” non è che volgare dittatura di classe.
Io ho già deciso da un po’ da che parte stare: Ma questo tu lo sai già… 😉
No alla logica della punizione! No ai lager di Stato e alla finta democrazia!
proprio una perla tecnica!
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…eh sì, una perla tecnica di un governo più che mai tecnico: da tecnica del colpo di stato.
Povera Italia!
Walter
E’ lo stesso codice fascista che fece condannare Giovanni Marini a Vallo della Lucania per essersi difeso a Salerno da una aggressione fascista..tanti anni or sono quando era ancora vivo l’avvocato fascista De Mrsico. Presidente della Corte d’assise era il giudice Fiengo(a) che ebbe a dire: “..la palla (di una pistola) è pazza, ma il coltello è saggio!!”. Marini si era difeso con un coltello (un morto ed un ferito)…aveva ragione il giudice Fienga!! Vallo della Lucania è ancora oggi tristemente famoso, dopo la morte sul letto di contenzione di Francesco Mastrogiovanni ed il codice che dovrà giudicare i responsabili della sua morte, è ancora il Codice fascista Rocco. Ho paura che anche questa volta non finisca bene!! anche questa volta si è trattato di una vigliacca aggressione. Gianni Landi