4 novembre, ma quale vittoria?

4 Novembre, ma quale vittoria?

Ne hanno fatte di commemorazioni, cerimonie, inni cantati, bandiere sventolate e discorsi ufficiali per ricordare con enfasi un orribile grande massacro: circa 37 milioni, tra cui più di 16 milioni di morti e più di 20 milioni di feriti e mutilati, sia militari che civili. Uno sterminio, superato soltanto dal successivo grande massacro della seconda guerra mondiale (le cui motivazioni furono le conseguenze di quel primo grande massacro). Una carneficina di persone innocenti causate dalla stupida grettezza dei generali e dalla avidità dei politici, convinti che sul tavolo della spartizione finale del bottino, un gran numero di vittime in combattimento consentiva di richiedere più territori.

Hanno detto tante cose inutili e dannose, ma hanno dimenticato di ricordare il vero motivo della fine della guerra. Non è stata “l’eroico sacrificio” dei ragazzi diciottenni mandati a morire inutilmente; né l’opera di diplomazie accorte e capaci, né la consapevolezza di leader politici cui piaceva continuare l’affare guerra.

La parola FINE all’infamia della “grande guerra” è stata messa dalla rivoluzione dei marinai, soldati e operai in Germania.

Nazionalismi, senso di appartenenza, patria, simboli e bandiere hanno solo contribuito a generare il massacro. La coscienza della classe proletaria l’ha fatto cessare. Questa è la verità. Il resto sono chiacchiere miserevoli!

Questi i fatti:

Nella notte tra il 29 e il 30 ottobre 1918 iniziò la grandiosa rivolta dei marinai tedeschi, che mise fine al primo massacro mondiale.

Nonostante i quattro anni di guerra già trascorsi che avevano massacrato e affamato gran parte del proletariato europeo, i vertici militari drogati di un nazionalismo fascistoide in combutta con la frenesia di imprenditori, banchieri e politici che volevano continuare a fare affari sulla sporca guerra.

Dalle fila della classe operaia più cosciente, attiva e organizzata d’Europa, dopo quella russa, partì un secco rifiuto alla continuazione di quella porcheria omicida. Il massacro, di cui erano corresponsabili i dirigenti dello stesso movimento operaio (socialdemocratici) avendo votato i crediti di guerra e appoggiato la borghesia dei rispettivi stati nazione per rilanciare l’economia in crisi con lo sterminio di vite e di ambienti umani, doveva cessare.

Così gridarono i marinai in quella notte della fine di ottobre del 1918.

Sulle navi da battaglia del Primo Squadrone la “Thuringen” e la “Helgolandsi verificarono veri e propri atti di ammutinamento e sabotaggio.

La mattina del 4 novembre gruppi di rivoltosi si mossero per la città coinvolgendo le numerose caserme del territorio. Karl Artelt organizzò il primo consiglio dei soldati, cui presto ne seguirono altri. I soldati e i lavoratori presero il controllo delle istituzioni civili e militari di Kiel. Il governatore della base della marina Wilhelm Souchon si vide costretto a negoziare e ritirare le accuse ai marinai imprigionati.

Le truppe mandate dai comandi militari per reprimere la rivolta, furono intercettate dagli ammutinati, i soldati dell’esercito in parte si ritirarono, in gran parte si unirono al movimento dei rivoltosi.

Così la sera del 4 novembre 1918 Kiel era saldamente nelle mani di circa 40.000 marinai, soldati e lavoratori ribelli e organizzati in Consigli.

Nelle stesse ore, a Berlino i Delegati Rivoluzionari delle grandi industrie avevano progettato un sovvertimento per l’11 novembre, ma erano stati colti di sorpresa dagli eventi rivoluzionari iniziati a Kiel. La sera del 9 novembre questi operai occuparono il Reichstag e formarono un parlamento rivoluzionario.

La rivolta operaia covava da tempo. Nelle fabbriche di armamenti la produzione si riduceva continuamente per la non-collaborazione della classe operaia che, da un po’ di tempo, era passata a veri e propri atti di sabotaggio. Crescevano consigli operai in tutte le fabbriche tedesche.

Delegazioni dei consigli dei marinai, dei soldati e degli operai si recavano in tutte le maggiori città tedesche. Il 6 novembre Wilhelmshaven era nelle loro mani; il 7 novembre la rivoluzione abbracciava città come Hannover, Braunschweig, Francoforte e Monaco di Baviera. A Monaco un consiglio dei soldati e dei lavoratori costrinse l’ultimo re di Baviera, Ludovico III, ad abdicare. La Baviera fu il primo stato dell’Impero ad essere proclamato repubblica da Kurt Eisner della USPD. Nei giorni seguenti anche negli altri stati tedeschi tutti i principi reggenti abdicarono, l’ultimo il 22 novembre fu Günther Victor dello Schwarzburg-Rudolstadt.

Intanto il 9 novembre 1918 Karl Liebknecht, da poco rilasciato dal carcere e tornato a Berlino per rifondare la Lega Spartachista, proclamava la Repubblica socialista, da un balcone del Castello di Berlino. Due ore prima Philipp Scheidemann, vice presidente della socialdemocrazia, non volendo lasciare l’iniziativa agli Spartachisti, si affacciò su un balcone del Reichstag e con mossa molto astuta e contro la volontà dichiarata dello stesso Ebert – davanti ad una folla di dimostranti proclamò la fine dell’impero e la nascita della Repubblica.

Intanto il 28 ottobre 1918 la costituzione del 1848 era stata emendata per rendere il Reich una democrazia parlamentare contrariamente a quanto previsto dalla costituzione del 1871. Nasceva il “Consiglio dei Commissari del Popolo” (Rat der Volksbeauftragten), composto da membri della MSPD e della USPD.

Poi la rivoluzione venne sabotata dalla leadership socialdemocratica; e le guerre, lo sfruttamento e l’oppressione continuarono.

Per leggere l’andamento di quei giorni vai qui  

quiquiquiqui  e  qui

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2 risposte a 4 novembre, ma quale vittoria?

  1. vengodalmare ha detto:

    e, sotto diversa forma, continua anche oggi.

  2. contromaelstrom ha detto:

    Concordo con te, d’altronde guerre sanguinose anche oggi non mancano: Siria, Libia, Palestina, Ucraina, Afghanistan, Iraq, Myanmar, Yemen, Nigeria, Mali, Mozambico, Somalia, Sudan-Darfur, Filippine, Thailandia … e tante, tante altre zone di massacri.
    Guerre osservate col sorriso di chi vende le armi: Usa 34%, Russia 22%, Francia 6,7%, Germania 5,8%, Cina 5,7%, G.B. 4,8%, Spagna 2,9%, Israele 2,9%, Italia 2,5%, Olanda 2,1%, ecc.

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