1975, sonora sconfitta dell’aggressione statunitense al Vietnam

Nei primi mesi del 1975, dopo discussioni che interessarono tutto il partito comunista nord vietnamita e il confronto col Viet Cong (il Fronte popolare di liberazione del Vietnam del Sud, di cui i comunisti erano la maggioranza) l’esercito nord vietnamita decise di scatenare l’offensiva finale, secondo la strategia chiamata “campagna Ho Chi Min”. Sotto l’attacco, l’esercito sudvietnamita si disgregò.

In poco tempo l’esercito nordvietnamita e i gueriglieri Viet Cong circondarono Saigon con un imponente schieramento di forze e, il 30 aprile 1975, entrarono nella capitale.

Il personale statunitense presente venne evacuato nella notte tra il 29 e il 30 aprile con un’operazione (Frequent Wind) calcolata per 8.000 persone, ma si affollarono migliaia di sud vietnamiti coinvolti con il regime fantoccio e si creò un disperato parapiglia intorno agli elicotteri.

Sul Palazzo presidenziale nel centro cittadino di Saigon, poi nominato “palazzo della riconciliazione” venne issata la bandiera vietnamita.

Vedi altri post sulla guerra in Vietnam  quiqui  e  qui

Fuga

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6 risposte a 1975, sonora sconfitta dell’aggressione statunitense al Vietnam

  1. sergiofalcone ha detto:

    L’ha ribloggato su sergiofalcone.

  2. gianni landi ha detto:

    “La lunga marcia” vietnamita come quella cinese , costate decine di anni di morti e sofferenze col tempo sono affogate nella melma inperial- consumistica-capitalista, come si può constatare dall’ingresso delle grandi “firme” multinazionali nei loro mercati. Penso debba essere un buon motivo di riflessione . ONORE A TUTTI I COMPAGNI CADUTI E TRADITI !!!

  3. Francesco ha detto:

    Ma non potremmo andare in Nord Corea e da lì rilanciare la lotta? La Corea del nord è l’ultimo baluardo anticapitalista: perché non partire da lì e creare una societá diversa?

  4. contromaelstrom ha detto:

    Il modo migliore per pensare e costruire una società diversa credo che sia solo questo: far in modo che milioni di proletari si autorganizzano e decidano collettivamente quali obiettivi raggiungere, cosa distruggere e cosa costruire. Non ci possono essere soluzioni calate dall’alto, né modelli da copiare. Troppi fallimenti devastanti abbiamo visto discendere da quel modo di procedere.

  5. Francesco ha detto:

    E’ vero, pero’ fallimento degli esperimenti comunisti in Europa dell’est e nel sud est asiatico e la loro deriva neo-capitalista deriva dal fatto che in questi sistemi tecnocratici le contraddizioni capitaliste non sono state risolte ma sono semplicemente trasmutate in una forma diversa (una specie di capitalismo di stato). Anche la contraddizione principe – l’espropriazione del plusvalore – non viene mai superata ma congelata dai tecnocrati al potere che se ne servono per accrescere la propria influenza a scapito delle classi lavoratrici che dovrebbero rappresentare. Tuttavia stiamo parlando di terre vergini: io dico corrodere dall’interno quei regimi pseudocapitalisti e aprirli e trasformarli. Da noi la vedo dura: Il fatto é che a volte mi sembra che molti proletari non vogliano nemmeno organizzarsi. Basta fare un giro in un supermercato per rendersi conto di come il potere corrompe e seduce parte del proletariato, dividendo i lavoratori in due “tribu'”: una costituita da proletari ormai al traino della piccola borghesia con la quale condividono valori e abitudini di consumo, l’altra emarginata , precaria, disprezzata dalla prima e non organizzata…. Un bel pasticcio.

  6. gianni landi ha detto:

    Fare dello “entrismo” in Corea del Nord ? Forse ho capito male l’intervento di Francesco o forse voleva fare una battuta di spirito.
    Ho fatto l’esperienza dello “entrismo” nel P.C.I. nel 1965 quando avvicinai la Quarta Internazionale troskista, ai tempi di Livio Maitan e Sirio Di Giuliomaria ; nel Partito “comandavano” ancora vecchi partigiani stalinisti e la Russia portava avanti la linea della “coesistenza ” pacifica Russia-America lanciando una scuola quadri a tale proposito ed il Che moriva in Sud America…per fortuna conobbi i compagni del Potere Operaio di Pisa e da Livorno mi trasferii a Piombino con l’incarico di “smuovere la situazione”. Avevo ancora la tessera del PCI ma non ero “in linea” con i quadri dirigenti del democratico Partito e dopo due anni di lavoro politico,con buoni risultati, mi riempii di denunce e fui buttato fuori dal lavoro comunale che svolgevo come farmacista !!!
    Ritengo più concreta ed attuabile la proposta operativa in Italia di Contromaelstrom.

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