Il carcere, come sistema portante del controllo sociale, nasce con il sistema stesso di produzione capitalistica e, in particolare nel momento di accumulazione originaria, adempie ad una funzione oggettiva precisa: educare le masse di ex contadini in proletariato, attraverso l’apprendimento coattivo della disciplina del salario. Strumento di « socializzazione» primaria, il penitenziario si struttura sul modello produttivo allora dominante (originariamente la manifattura, successivamente la fabbrica) e da questo mutua la propria organizzazione interna, in particolare le forme e i modi di sfruttamento della forza lavoro detenuta. Ma già agli inizi del ventesimo secolo, nei paesi a capitalismo più avanzato, il carcere cessa di avere qualsiasi «funzione reale», come mezzo, cioè, di «ri-educazione», per mantenere enfatizzata una dimensione puramente ideologica, come strumento di modulazione del terrore repressivo. Il controllo sociale, l’egemonia del capitale sul lavoro, si esercita ormai attraverso altri strumenti che non siano quello coercitivo dell’internamento. E’ da questo preciso momento che inizia la lenta agonia del carcere, è da questo momento che, svuotato di ogni
«funzione reale», feticcio ormai del dominio di classe, il carcere lotta contro la sua morte. Ma, ciò che più importa, continua ad « esistere», a «sopravvivere».
Il sistema carcerario contemporaneo finisce per oscillare sempre più tra la prospettiva della sua estinzione e quella della trasformazione in strumento del terrore, alieno definitivamente ad ogni funzione oggettiva di rieducazione. il carcere non ha più, e non potrà mai più avere, alcuna funzione reale e oggettiva di «apparato» di rieducazione, in quanto la sua funzione si è ormai atrofizzata a pura «ideologia»
Il penitenziario nasce già afflitto da una malattia mortale, la sua storia è la storia di una «terapia impossibile», di una «riforma impossibile».
Scrivevano Georg Rusche e Otto Kirchheimer nella loro validissima opera “Pena e struttura sociale” sul finire degli anni Trenta del secolo scorso. A distanza di oltre 70 anni il carcere ci presenta, senza più veli, la sua dimensione terroristica e l’impossibilità di ogni riforma.
...e intanto continua a maciullare uomini e donne…
CONTRO OGNI CARCERE…. AMNISTIA ORA!!!!