La strage dei consiliaristi comunisti tedeschi 101 anni fa

101 anni sono passati da quella notte tra il 15 e il 16 gennaio 1919 in cui la compagna Rosa Luxemburg e il compagno Karl Liebknecht, e un numero enorme di attivisti/e comunisti del KPD (Partito Comunista di Germania) furono uccisi dalle formazioni Freikorps, Queste bande di criminali fascisti vennero utilizzati non da figuri dell’estrema destra, ma da Gustav Noske, il ministro della Difesa tedesco, e dirigente del SPD il partito socialdemocratico, spaventati dalla espansione del “movimento dei consigli” che si diffondeva in tutta la Germania, nelle fabbriche, tra l’esercito e nella marina tedesca.

Il 6 dicembre 1918 si esplicitò il piano del governo del socialdemocratico Friedrich Ebert di schiacciare e distruggere gli operai insorti e le forze che li appoggiavano. Il governo ordinò che la Volksmarinedivision si trasferisse da Kiel a Berlino e si stabilisse nel castello della città. Intanto il 9 novembre al primo ministro e capo della socialdemocrazia, Friedrich Ebert, il Reichskanzler, principe Maximilian von Baden, aveva trasferito i propri poteri per tacitare le masse. Ebert pretese lo scioglimento della la Volksmarinedivision e il suo ritiro dal Castello, e Otto Wells, comandante della città di Berlino, rifiutò di pagare ai marinai lo stipendio arretrato. Ebert chiese la convocazione affrettata di un Congresso Nazionale dei Consigli, quando ancora la SPD aveva la maggioranza, ebbe luogo dal 16 al 20 dicembre 1918. Ebert riuscì a imporre rapide elezioni per un’Assemblea Nazionale che doveva dar vita a una costituzione per un sistema parlamentare, marginalizzando così il movimento dei consigli che richiedeva una Repubblica Socialista. Il 23 dicembre i marinai occuparono la cancelleria del Reich, tagliarono le linee del telefono, misero il Consiglio dei Commissari del Popolo agli arresti domiciliari e presero prigioniero Otto Wells. Ma diversamente da quanto si erano aspettati gli Spartachisti, non utilizzarono la situazione per eliminare il governo Ebert, bensì insistettero soltanto per avere ancora il loro salario. Ebert, con truppe fedeli al governo, la mattina del 24 dicembre diede l’ordine di attaccare il Castello. Per assicurarsi l’appoggio dell’esercito al suo governo, Ebert aveva fatto un patto col generale Wilhelm Groener (successore di Ludendorff il lurido complice di Hitler nell’organizzazione del Putsch della Birreriail 9 novembre 1923 a Monaco), garantendo le gerarchie militari che non avrebbe riformato l’esercito e avrebbe mantenuto gli alti gradi al loro posto. Nonostante ciò i marinai resistettero con successo a questo attacco, sotto la guida del loro comandante Heinrich Dorrenbach. Nello scontro persero la vita circa 30 persone tra soldati e civili: fu il “Natale di sangue di Ebert.

Per riprendere l’offensiva di classe, Rosa, Karl e altri/e decisero di dar vita al KPD  e il 1° Congresso di Fondazione si tenne dal 30 dicembre 1918 al 1° gennaio 1919, per dar seguito alla Lega Spartachista (Spartakusbund ) dell’11 novembre 1918. Il nucleo dirigente del movimento spartachista erano: Rosa Luxemburg, Hermann Duncker, Hugo Eberlein, Julian Marchlewski, Franz Mehring, Karl Liebknecht, Ernst Meyer, Wilhelm Pieck e altri/e. Il nome intendeva esprimere un maggior livello di organizzazione e una presa di distanza dall’USPD (Unabhängige Sozialdemokratische Partei Deutschlands), Partito Socialdemocratico Indipendente Tedesco, nelle cui fila erano entrati 45 deputati dell’SPD nel marzo 1917 dopo essere stati espulsi dal partito perché contrari alla continuazione della guerra.

Il 15 Gennaio 1919 Rosa Luxemburg, Liebknecht e Wilhelm Pieck vennero catturati e condotti presso l’hotel Adlon di Berlino. Dopo essere stati massacrati, i corpi inermi della Luxemburg e di Liebknecht vennero trasportati lontano su una jeep militare, fucilati e gettati in un canale, Pieck riuscì a trovare la via della fuga. Era il 15 gennaio 1919. Il corpo di Rosa fu trovato solo alcuni mesi dopo; le autorità impedirono che fosse sepolto a Berlino, per timore di manifestazioni e incidenti.

Ecco alcuni scritti di Rosa dal carcere. A queste righe ho aggiunto alcune parole di Hannah Arendt che anni dopo ha ben colto gli elementi di fondo del pensiero della Luxemburg, entusiasmandosene.

[Rosa Luxemburg, “Juniusbroschüre” Scritto nell’aprile 1915, Pubblicato a Zurigo nel febbraio 1916]:

«[…] Le rivoluzioni non vengono “fatte”, e grandi movimenti popolari non vengono inscenati con ricette tecniche tratte pronte dalle istanze di partito. Piccoli circoli di congiurati possono “preparare” per un determinato giorno e ora un putsch, possono dare al momento buono alle loro due dozzine di aderenti il segnale della “zuffa”. Movimenti di massa attivi in grandi momenti storici non possono essere guidati con questi stessi metodi primitivi. Lo sciopero di massa “meglio preparato” in certe circostanze può miserevolmente fallire proprio nel momento in cui una direzione di partito gli da “il segnale di via”, o afflosciarsi dopo un primo slancio. L’effettivo svolgimento di grandi manifestazioni popolari e azioni di massa in questa o in quella forma, è deciso da tutta una serie di fattori economici, politici e psicologici, dal livello di tensione del contrasto di classe, dal grado di educazione, dal punto di maturazione raggiunto dalla combattività delle masse, elementi tutti imponderabili e che nessun partito può artificialmente manipolare. Ecco la differenza tra le grandi crisi storiche e le piccole azioni di parata che un partito ben disciplinato può in tempi di pace pulitamente eseguire con un colpo di bacchetta delle “istanze”. Ogni ora storica esige forme adeguate di movimento popolare: essa stessa se ne crea delle nuove, improvvisa mezzi di lotta in precedenza sconosciuti, vaglia e arricchisce l’arsenale popolare, incurante di qualsivoglia prescrizione di partito».

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[Hannah Arendt, Sulla Rivoluzione (1963), Edizioni di Comunità, Milano 1983, pp. 305-306]:

«[…] L’aspetto più sconcertante dei consigli era che essi attraversavano non solo tutte le linee dei partiti, e riunivano membri di diversi partiti, ma che questa appartenenza partitica non aveva alcuna importanza. Erano insomma gli unici organi politici aperti ai cittadini che non appartenevano a nessun partito. Perciò entravano inevitabilmente in conflitto con tutte le assemblee, coi vecchi parlamenti non meno che con le “nuove assemblee costituenti”, per la semplice ragione che queste ultime, anche nei loro settori più estremisti, erano pur sempre figlie del sistema partitico. In questa fase, ossia nel bel mezzo della rivoluzione, erano i programmi di partito che più di qualsiasi altra cosa dividevano i consigli dai partiti; perché questi programmi, per rivoluzionari che fossero, erano tutti “formule preconfezionate” che non richiedevano azione, ma esecuzione – “di essere messe energicamente in pratica”, come puntualizzava Rosa Luxemburg, con la sua straordinaria chiarezza di idee sulla posta in gioco».

Queste sono alcune parole che Karl Liebknecht ripeteva spesso:   “il nemico principale è in casa nostra!

per approfondire su Rosa, Karl e le vicende di quel periodo vedi qui, qui, qui, qui, e qui,
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