A proposito di Amnistia, Pannella e “legalità”…

carcere amnistiaNon è mia abitudine giudicare le forme di protesta che alcuno/i mettono in atto per raggiungere un obiettivo. Purché l’obiettivo sia valido e consistente. Ciascuno e ciascuna singolarmente o collettivamente realizza le forme più congeniali alla propria impostazione politica.

Lo sciopero della fame di Marco Pannella, e le iniziative del partito radicale per l’Amnistia e contro il sovraffollamento nelle carceri italiane che provoca ulteriori sofferenze ai detenuti e alle detenute, sono indiscutibilmente iniziative che hanno richiamato l’attenzione della cosiddetta “opinione pubblica” (ossia dei grandi media e delle autorità politiche) sul dramma delle carceri.

Però, attenzione! L’obiettivo di Pannella e dei radicali è l’Amnistia ma all’interno di un quadro politico per “riportare la legalità nelle carceri italiane”.

La lotta per l’Amnistia mi trova d’accordo, se non altro perché è questo il grido che si leva dalla gran massa delle donne e degli uomini rinchiusi nelle prigioni dello Stato italiano. Non mi trova per nulla d’accordo l’obiettivo di fondo:  “riportare la legalità nelle carceri italiane”.

Di quale legalità stiamo parlando?

ScarcerNel Quaderno n.8 di Scarceranda (in questi giorni in distribuzione e presentazione in numerosi spazi sociali e realtà di movimento), nell’articolo sull’Amnistia c’è scritto:

«Ma quale legalità?Quella nel cui nome vengono inflitte le peggiori sofferenze, come il carcere a vita? Quella legalità che permette agli Stati attuali, sempre più totalizzanti, di controllare e sanzionare ogni comportamento delle persone, anche il più intimo? Quella legalità che santifica e reitera il mantenimento dello stato di cose attuali che vede i poveri e gli sfruttati sempre più sottomessi e i potenti e ricchi sempre più arroganti?»

Lottare per l’Amnistia è giusto e urgente oggi, perché è il solo modo per iniziare a svuotare quelle maledette carceri.

«Per noi Amnistia o indulto deve essere un modo per fare uscire più persone da Carc-1quell’inferno e per avvicinare il momento dell’abolizione definitiva del carcere. Per noi Amnistia è lotta per costruire un rapporto di forza e imporre al governo e alle classi dirigenti il riconoscimento del periodo di “particolare tensione sociale” provocato dallo strapotere dei potenti che ha reso sempre più precaria la vita dei più! Per noi Amnistia è imporre il riconoscimento della legittimità dei conflitti collettivi e dei comportamenti individuali, anche se compiuti in violazione della legge, poiché realizzati per trasformare il sistema economico sociale esistente, o semplicemente per sopravvivere. Per noi Amnistia vuol dire affermare il principio che settori importanti della società possono ribellarsi, nelle molteplici forme, all’ordine esistente con pratiche illegali e che le loro ragioni sono storicamente valide». [Quaderno n.8 di Scarceranda]

Va rifiutato il concetto di “legalità”, ossia di quel sistema di leggi e regolamenti che ha il compito di riprodurre l’ordine capitalistico, di perpetuare il regime proprietario, su cui si fonda questa società. Questa “legalità” va ribaltata, mettendo al primo posto i bisogni e le aspettative concrete delle persone concrete, di ciascuno e di tutti.

C’è inoltre da ricordare che il sistema di norme definito “legalità” oggi fa riferimento al Codice Penale del 1930, scritto dal guardasigilli di Mussolini, Alfredo Rocco, e che da allora nessun parlamento repubblicano si è incaricato di abolire e riscrivere. Un codice fascista le cui norme, volute da Mussolini, come il fascistissimo reato di “devastazione e saccheggio”, oggi tengono in carcere le/i manifestanti della proteste di Genova 2001 (Marina e Alberto e altri che sono stati rinviati dalla Cassazione al giudizio di Appello). Per non parlare dei reati associativi grazie ai quali negli anni Settanta e Ottanta sono state riempite le galere.

carc-2Il carcere è un elemento centrale di questa società, non un fronzolo da modificare a piacere. La sofferenza che il carcere produce, la devastazione e l’annientamento della personalità di chi reclude, il terrore che diffonde per tutti i soggetti sociali deboli e subalterni, sono elementi determinanti del carcere nell’ambito dello Stato capitalistico.

Se è giusto affermare, perché vero, che lo stato attuale del carcere italiano (comune a quello di tutti gli Stati) con lo spaventoso sovraffollamento, la mancanza di igiene e di spazi di vivibilità e di socialità, la carenza di sanità e perfino del cibo, i pestaggi delle squadrette e il ricorso all’isolamento punitivo sempre più diffuso; se è vero che tutto ciò moltiplica l’angoscia dei prigionieri è altrettanto vero che la gran parte di queste afflizioni si soffrono anche nel carcere “non-sovraffollato”. Il carcere, affollato o meno che sia, è uno strumento di supplizio che deve incutere terrore, imporre disciplina ferrea, acquietare lo spirito di sovversione, distruggere la volontà di ribellione.

La lotta per l’Amnistia e l’Indulto, va condotta per riportare in libertà donne e uomini reclusi, per superare il concetto di “pena”, per abbandonare il codice penale, un passaggio nella lotta totale a questa “legalità”, a questo Stato, a questo ordine.

Una lotta per avvicinare la costruzione di una società senza galere!

Si! All’Amnistia!  No al carcere!  No a questa “legalità” !

Libere tutte  Liberi tutti

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6 risposte a A proposito di Amnistia, Pannella e “legalità”…

  1. sergiofalcone ha detto:

    Sono d’accordo con te, nella sostanza.
    Anch’io, quando ascolto Radio Radicale e sento legare la lotta per l’amnistia al ristabilimento della legalità (borghese) nelle carceri, provo fastidio. E non poco.
    Ma resta il fatto che Marco Pannella mette a rischio la sua salute e che il movimento, a parte qualche individualità coraggiosa, nella sostanza non fa che tacere. Su questo silenzio pesano le divisioni, se non gli autentici settarismi, e la mancanza di una prospettiva concreta. Possiamo negarlo?
    Ieri quasi esitavo a pubblicare il commento a “Venerdì 21 dicembre a fianco dei detenuti e contro i pestaggi”: temevo di scatenare polemiche e forse la rissa. Invece, è avvenuto qualcosa di peggiore: nessuno ha replicato.

  2. Sono arrivata anch’io da un pezzo a queste conclusioni! Apprezzo l’impegno dei Radicali e ho firmato anche la lora petizione per l’amnistia non avendone trovate altre a proposito di questo. Ma non sono d’accordo con chi “santifica” continuamente gli esponenti di questo (come di qualunque altro) partito, oltrettutto che troppo spesso mentre si parla del loro impegno a favore dei detenuti, subito dopo si sposta l’attenzione da quest’ultimi per lanciare messaggi di propaganda elettorale a favore del Partito Radicale. Cosa che a me da molto fastidio. Il problema è che purtroppo anche da parte di associazioni che si battono per aiutare i detenuti non si riesce ad andare oltre quel concetto di “legalità” di cui tu giustamente parli.

  3. vittoria oliva ha detto:

    quello che dice Salvo è giustissimo, però io non posso fare a meno di notare che ormai il legalitarismo è diventato “patrimonio” pure di chi si dice “compagno” in finale Pannella non ha mai detto di essere un compagno ha sempre detto che è radicale! Personalmente a me le lotte individuali ed esasperate sull’individualismo di Pannella hanno sempre dato fastidio, ma quella è una conformazione mentale mia che sono contraria a lotte individuali (a meno che non siano personali, di un fatto che ti coinvolge direttamente, sempre con il paletto che ogni “problema” individuale è espressione di un contesto “collettivo”) mi danno fastidio queste lotte reiterate di Pannella perchè in finale succede quello che dice Donatella, il punto centrale diventa lui e il partito suo non i detenuti..
    Sull’amnistia e l’indulto anche se ho spesso condiviso comunicati su questo argomento, io nonm i faccio illusioni. E’ proprio la natura sisemica della crisi che non farà ottenere nè l’una nè l’altra, al massimo si otteranno sistemi di sorveglianza fuori le “mura” con bracialetti e tecniche di controllo raffinate e tecologiche: è lapalissiano che la crisi porta un incremento alla inosservanza delle norme sociali, anche per il mero fatto di necessità.In quanto alla abolizione delle carceri so che è un obiettivo strategico.: “Chiamiamo comunismo la società senza galere”:
    Finchè c’è il capitalismo, ci sarà galera e carcere sociale.
    In ogni caso: LIBERI TUTTI E LIBERE TUTTE
    Resta la nostra parola d’ordine.
    Sono quelle parole d’ordine basiche
    Come Proletari del mondo unitevi
    e trasformare la guerra in rivoluzione di classe.
    vittoria

  4. gianni ha detto:

    Sono d’accordo, in linea di massima, con Sergio e con Vittoria ed aggiungerei che, come in ogni lotta, ci deve essere una mobilitazione anche violenta da parte dei diretti interessati…i detenuti in questo caso. Capisco che sia una lotta da pagare a caro prezzo, ma può essere un suggerimento utile anche per coloro che scelgono la strada individuale del suicidio. Sono fermamente convinto di quello che dico.Gianni Landi

    • Pino ha detto:

      Purtroppo quella del suicidio non è una strada individuale: è una deriva della depressione e quindi non reagisce ai “suggerimenti utili” e tanto meno ne fa tesoro o li introietta.

  5. Fiamma Schiavi ha detto:

    Concordo pienamente con quanto scrive Salvatore,anche su quanto dice di Pannella e dei radicali.

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