DA ROMA A TOLMEZZO
PERCHE’ NESSUNO E’ SOLO – PERCHE’ NESSUNA E’ SOLA
Da alcuni mesi, attraverso numerose corrispondenze e la determinazione dei detenuti del carcere di Tolmezzo (Udine) siamo a conoscenza delle infamie praticate abitualmente in quelle mura da parte dei carcerieri.
I prigionieri che si sono più esposti, chiedendo di far circolare all’esterno le notizie dei continui pestaggi delle “squadrette speciali”, dell’isolamento punitivo, delle aggressioni e le minacce fisiche e psicologiche da parte del brigadiere di turno, hanno subito la rappresaglia della Direzione del carcere.
Ciò che vorrebbe schiacciare e dividere non ha fatto altro che rafforzare la solidarietà, sia dall’esterno che tra i detenuti stessi.
Percorsi di vita che s’intrecciano: un presidio solidale di fronte alle mura di Tolmezzo, uno sciopero del carrello contro l’isolamento e in solidarietà con i compagni anarchici imprigionati nel regime AS2 del carcere di Alessandria, i numerosi e spontanei gesti di ribellione alle guardie…
La complicità che allontana la paura. La consapevolezza che ogni azione di rifiuto, di non sottomissione, di denuncia, è uno strumento importante nel percorso di liberazione di tutti e tutte.
Ma nelle brutalità venute alla luce dall’inferno di Tolmezzo si rispecchiano le storie di tantissimi detenuti e detenute di diverse carceri della Democrazia. In Italia, come altrove, lo Stato, per sua natura, reprime anche attraverso l’utilizzo sistematico della violenza.
Niente da chiedere a chi ci opprime. Agire in prima persona invece.
Rompere il silenzio, spezzare l’isolamento, non lasciare nessuna, nessuno solo nella lotta per la libertà. Per un mondo senza galere.
VENERDI’ 21 DICEMBRE ALLE h 15.00
PRESIDIO DAVANTI AL MINISTERO DI GRAZIA E GIUSTIZIA
VIA ARENULA, ROMA
I compagni e le compagne
Di seguito alcuni contributi e lettere usciti in questi mesi sulla situazione nel carcere di Tolmezzo:
– TESTIMONIANZA SUI PESTAGGI NEL CARCERE DI TOLMEZZO Di seguito una lettera arrivata al Circolo Cabana di Rovereto da undetenuto del carcere di Tolmezzo (UD) dove è stato rinchiuso MassimoPassamani prima di essere trasferito nella sezione di Alta Sorveglianza del Carcere San Michele di Alessandria. Questa letteratestimonia dei continui pestaggi e punizioni compiutidall’amministrazione penitenziaria per mezzo dei suoi agenti e spiega il celere trasferimento di Massimo. Tolmezzo, 31/08/12 Qui
– LETTERA DI MASSIMO PASSAMANI A RADIO BLACKOUT Alessandria, 18 settembre 2012 Qui
Pingback: Venerdì 21 dicembre a fianco dei detenuti e contro i pestaggi | controappuntoblog.org
gazie Salvo , lo copio
sono dei giorni particolari per me : un saluto
http://www.controappuntoblog.org/2011/12/29/la-citta-del-sole-1973/
A me il solito compito: quello di fare da Pierino la peste. Compito che mi costa anatemi e scomuniche un po’ ovunque, ma è più forte di me. Se continuo a stare a questo mondo, ci sto anche per dire quel che penso. Contro tutte le chiese (mafiose) e gli integralismi. E i preti falsi. Quali che essi siano. Abbiamo, forse, tutti le carte in regola, da un punto di vista ideale? In tutta onestà, non credo.
Marco Pannella sta morendo.
Sono tutt’altro che vicino a posizioni “liberali & liberiste & libertarie” (nel caso specifico dei Radicali, del termine “libertario” vien fatta una evidente appropriazione indebita); ma, che piaccia o no, dobbiamo al Partito Radicale il divorzio e l’aborto e le battaglie per i diritti civili. Se fosse stato per il Partito comunista, partito autenticamente conservatore (chiamiamo le cose col loro nome), impelagato com’era nelle alchimie del compromesso (prei)storico con la Dc ed il clero, questi due diritti fondamentali non li avremmo mai ottenuti.
Marco Pannella ha messo a rischio la sua vita, lui alla sua bella età, per una battaglia di giustizia. Per umanità. Per l’amnistia.
Certo, si dirà che si muove in un orizzonte istituzionale. E non potrebbe essere diversamente. E, poi, perché pretenderlo? Ognuno ha diritto alla piena libertà di pensiero e di azione.
Io dico, invece, che l’amnistia non può che essere un primo passo. L’obiettivo è l’abolizione della galera, di tutte le istituzioni totali e della società, mercantile e divisa in classi, che le produce e le riproduce.
Che in galera ci finiscano soltanto i poveri disgraziati, gli ultimi, è un triste luogo comune, fra i tanti che ci rattristano. Per il ricco deviante il trattamento è sicuramente altro: si arriva fino all’impunità. Altro che “la legge è uguale per tutti”, come recita quella scritta, ipocrita, che campeggia in tutte le aule di tutti i tribunali…
E proseguo.
Alla giustizia dei tribunali, borghesi e proletari che essi siano, non credo. Perché non credo alla giustizia degli uomini. Se fossi giudice, manderei tutti assolti.
Non so se esista la giustizia divina e non mi interessa saperlo. Anche se esistesse una qualche divinità creatrice del cielo e della terra e di chissà quali altre dimensioni, non mi cambierebbe assolutamente nulla, qui sul pianeta. Non mi risulta che mai il divino sia intervenuto contro la prima fra tutte le ingiustizie: lo sfruttamento dell’uomo da parte dell’altro uomo. Al quale s’è aggiunto quello su madre natura. Ma, al tempo stesso, non mi interessano nemmeno le prese di posizione di chi ha la fede degli atei. Cerco la verità, e non le verità di comodo inventate spesso ad arte dal genere umano. E qui mi fermo, perché il discorso ci porterebbe inevitabilmente lontano.
Oggi voglio dirvi soltanto che Marco Pannella sta morendo per l’amnistia e che non possiamo restare indifferenti.