Dopo le rivolte di piazza del mondo Arabo, definite dal giornalismo “primavere arabe“, rivolte di massa con grande componente giovanile e femminile, massacrate dalla repressione del militarismo oligarchico legato all’imperialismo europeo e nord americano, e disprezzate e azzerate dalla reazione islamica legata al sub-imperialismo saudita; i giovani, le masse popolari, le donne si rimettono in moto:
TUNISI, dopo giorni di manifestazioni e scontri, a Sidi Bouzid, la pressione della base ha convinto l’Union générale des travailleurs de Tunisie UGTT a indire uno sciopero generale per oggi, 14 agosto, che ha visto una partecipazione del 95% e una imponente manifestazione. Il corteo si è diretto verso il Palazzo di Giustizia gridando a gran voce e sugli striscioni, “libertà per gli arrestati” durante gli scontri dei giorni scorsi. Il corteo urlava contro gli islamisti di Ennahda che guidano la coalizione di governo e che schiaccia la popolazione sotto una politica liberista a vantaggio delle multinazionali e dei centri della finanza insieme a un ritorno al dominio della società patriarcale sulla donna, imponendo costumi e sfruttamento di secoli addietro.
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Difatti proprio le donne hanno di nuovo riempito le piazze tunisine, nel giorno della donna, il 13 agosto, gridando e lottando contro il nemico di sempre: il potere patriarcale, la sottomissione della donna ai voleri del maschio padrone e della religione, l’azzeramento della libertà dei costumi conquistata dalle donne.
A Tunisi e a Sfax due manifestazioni:
il video di quella di Tunisi
e di quella di Sfax
Intanto le mobilitazioni hanno rallentato il processo di revisione costituzionale (che secondo Ennahda dovrebbe introdurre norme teocratiche e patriarcali, abolendo il concetto di “uguaglianza” tra uomo e donna), la revisione slitta di sei mesi, per ora.
In EGITTO, le contraddizioni tra i due blocchi di potere, da una parte il militarismo oligarchico che ha governato il paese negli ultimo 40 anni e dall’altra parte le forze della reazione della piccola e medio-borghesia (Fratelli musulmani) finanziate e sostenute dall’Arabia Saudita e dal Qatar tiene in subbuglio il quadro politico. Entrambe le forze cercano in realtà più una mediazione che uno scontro, il loro obiettivo primario è impedire la ripresa del movimento (di piazza Tahrir) con un controllo economico, politico e poliziesco.
Alcuni giorni fa, il 21 luglio il gasdotto nel Sinai che unisce Egitto alla Giordania e pompa il
gas verso Israele.Non è la prima volta, si tratta del 15° attacco armato contro il gasdotto.
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Avanti compagne e compagni arabi… forse la Piazza da sola non basta a scalzare l’ordine capitalista, vanno costruiti gli organismi del contropotere proletario, per passare all’offensiva.
Analisi e conclusioni condivisibili, necessarie e sufficienti, ma aprendo bene gli occhi riguardo a chi finanzierà questi “organismi”, perchè finora mi sembra che siano stati sempre strumentalizzati dagli Stati che hanno interesse “a metterci il culo”. Gianni Landi