Dalle pagine della rivista AUTONOMIA* rispondono a Negri

*) La rivista AUTONOMIA, “settimanale politico comunista” iniziò le publicazioni il 7 novembre del 1978, inizialmente come espressione dell’area dell’Autonomia Operaia veneta. In seguito Autonomia diventò uno dei punti di riferimento del dibattito politico a livello nazionale ed in buona misura anche internazionale, dai processi di ristrutturazione produttiva alle lotte contro il nucleare. Il blitz ordinato da Calogero il 7 aprile del 1979 colpì, tra gli altri, diversi esponenti della rivista (tra cui Emilio Vesce, allora direttore), rendendo difficoltosa la regolarità delle pubblicazioni, comunque mai interrotte. Autonomia continuò ad uscire fino ai primi anni novanta.

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Una risposta a Dalle pagine della rivista AUTONOMIA* rispondono a Negri

  1. gianni landi ha detto:

    Salvatore, sarebbe un discorso lungo che non si può accantonare in poche righe e che ricollegherei al tuo libro Maelstrom che è una “Bibbia” da diffondere tra tutti coloro che fanno sul serio e che non si accontentano di essere “ciarpame” della rivoluzione, ma anche nel tuo libro ci sono dei “, delle “passaggi ” ,delle scelte politiche nell’anbito lotta armata che non condivido. Penso che abbiate confuso la parte (Roma,Milano,Napoli..) per il tutto (Italia); si poteva continuare a colpire alla mordi e fuggi senza alzare troppo il livello dello scontro o alzare troppo il tiro. Io ho conosciuto Gianfranco Faina o Horst Fantazzini, tanto perchè tu capisca in quale ambito mi sono mosso, ma non ero d’accordo con loro per azioni SUICIDE che in certi casi anche eclatanti hanno portato al pentitismo ed alla dissociazione (il dissociato è un pentito che non fa nomi, ma sempre un infame resta) ; bisogna avere momento per momento il polso della situazione senza orgogli fuorvianti o giuocare a chi è più duro e magari diffamare altri compagni che come noi si sono fatti un mazzo così nella preparazione degli scontri di classe. La fretta o la “febbre” rivoluzionaria molte volte sono cattive consigliere. Ti voglio portare un esempio:Fantazzini tentò di evadere..quando le guardie si rifiutarono di aprire il cancello, arma in pugno, doveva contrattare qualche cosa ma non l’evasione perchè era chiaro che sarebbe stato un tiro al piccione. Potrei continuare con altri esempi molto più personali ed eloquenti. Quando ci si accorge di avere sbagliato qualche cosa, ci si ferma, si riflette, si ragiona sugli errori commessi e si riparte cercando di “fallire meglio”! non si aspetta di aver toccato il fondo, perchè poi non ci si risolleva più epr molto tempo perchè l’avversario ha fatto terra bruciata di tanti validi compagni e nel frattempo il capitale trova altre soluzioni (leggasi Marchionne e tante industrie finite all’Est).I padroni nel passato hanno saputo perdere qualche battaglia, ma hanno vinto la guerra tenendosi il potere! Qualche parola meriterebbe sprecarla per intenderci su cosa intendiamo per prendere il potere perchè se deve finire come in Russia negli anni venti con Lenin al comando insieme a Trosky ed i marinai della Comune di Kronstad (comunisti ed anarchici) od o le collettività contadine di Nestor Makno massacrate da Trosky o la rivoluzione spagnola del ’36 tradita da Stalin e compagnia bella italiana, IO NON CI STO!!!Ti abbraccio con sincero affetto Gianni

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