C’è del revisionismo storico nel “Giorno del ricordo”

Il “Giorno del Ricordo” cerca di nascondere i crimini del colonialismo italiano

Il Giorno del ricordo in Italia si celebra il 10 febbraio, istituito con la legge n. 92 del 30 marzo 2004,  in memoria delle vittime delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata. Nel testo di legge si leggono le motivazioni:

« La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale “Giorno del ricordo” al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale…» 

Un linguaggio razzista in una legge. Perché mettere «tragedia degli italiani» e poi «di tutte le vittime»? Come se ci fosse una gerarchia tra le vittime , quelle italiane “superiori” alle altre vittime?  Un brutto linguaggio appesantito dalle affermazioni di Giorgio Napolitano: «Fu una barbarie basata su un disegno annessionistico slavo che assunse i sinistri connotati di una pulizia etnica»

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Qui  una intervista della storica Alessandra Kersevan sul “Revisionismo storico” a proposito del “giorno del ricordo”
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