Le ultime parole di Enrico

Un mese fa il compagno Enrico si è suicidato, buttandosi dalla finestra della casa dove abitava a Parigi. Enrico, un compagno e caro amico, era a Parigi da oltre trent’anni esule e rifugiato, insieme a decine di altre compagne e compagni sfuggiti alla mannaia giustizialista, quella che persegue senza tregua chi si ribella; a ciò si era aggiunta l’aggressione di un tumore:  vedi il post precedente
Di seguito un suo documento scritto alcuni giorni prima di morire a proposito della lotta di classe in Francia, all’interno di un dibattito sui “gilet gialli” che mantenevamo per e-mail;
a questo segue la lettera di addio, lasciata da Enrico sul computer, in cui dice i motivi che lo hanno spinto a tanto.
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É un po’ di tempo che cerco di scrivere qualcosa per “fare conoscere le mie valutazioni” (come gentilmente dici tu), ma le variabili a prendere in considerazione sono cosi’ numerose e la situazione cosi’ complessa che mi stà prendendo molto più di tempo di quello che all’inizio avevo stimato, ed in più sono solo. Se non si vuole fare un’analisi troppo semplicistica e facilmente attaccabile/criticabile bisognerebbe dilungarsi un po’ (perdendo di conseguenza in sintesi). Non sono mai stato un buon scrittore, nè un buon oratore (sono i miei limiti), ma ho sempre avuto delle buone intuizioni che pero’ non riesco a comunicare correttamente agli altri, quindi ho bisogno di spazio e di tempo.

Provo a buttare giù qualche punto, una specie di scaletta (ma sei stato sempre tu il professionista delle scalette… hihihi !).

Posso dirti per quale ragione quell’articolo de “Le Figaro” mi ha molto colpito e mi ha sorpreso (sorpreso a causa della tribuna da cui viene), e mi ha dato degli spunti di reflessione.

L’articolo in sintesi dice che il solo salario versato dal “padrone” non è più sufficiente a riprodurre la forza lavoro, quindi lo Stato con i suoi aiuti partecipa direttamente (pagando con la redistribuzione) alla riproduzione della forza lavoro, o come minimo, la parte competente allo Stato è in aumento. In questo contesto s’inscrive anche la discussione più larga sul « reddito di cittadinanza ».

La frase di Macron, frase che compare anche nell’articolo intitolato « Quanti francesi possono vivere senza aiuti dello Stato? » [il titolo dice tutto], è chiara nell’analisi che ne fà : “Vogliamo una Francia in cui si possa vivere degnamente dal proprio lavoro”, quindi vuol dire che pur avendo un salario pieno ed un posto fisso si vive indegnamente.

Questo si riconnette al movimento dei “giletti gialli”.

Una delle caratteristiche di questo movimento originale è che IMMEDIATAMENTE (dall’inizio, da novembre) non domanda più salario al proprio “padrone”, ma domanda più soldi allo Stato. Non domanda più salario diretto (nella busta paga), ma domanda più salario indiretto (più d’aiuti). [Quasi come se avessero capito che non possono avere un’aumento del salario, non possono aumentare il costo della merce all’interno di un mercato mondializzato e supercompetitivo]. Non cerca come interlocutore gli imprenditori, ma si rivolge direttamente allo Stato domandando una differente ridistribuzione della ricchezza nazionale, e spinge lo Stato a cercare il finanziamento facendo pagare le GAFA ed i più ricchi che evadono il fisco.

Collocandosi sul piano dello Stato, questa lotta diventa immediatamente di classe, e quindi politica a causa dell’interlocutore scelto. Con questo non voglio dire che una lotta salariale in fabbrica non è politica (tutto è politico dicevamo qualche anno fà… hihihihi!). Ma che saltando da subito il rapporto capitale/lavoro classico/tradizionale e ponendosi contro lo Stato, il contenuto è differente.

Domandano più di solidarietà nazionale quindi più di « socialismo ».Il piano economico di Macron dall’inizio del suo mandato è sempre stato quello di favorire il grande e medio capitale (finanziario e no, per esempio abolizione delle tasse sulla fortuna, diminuzione delle cotizzazioni salariali a carico dei padroni) a scapito del proletariato (fino a qui niente di nuovo, una politica di destra). Questo piano si materializzava per un risparmio di 60 miliardi di euro in due anni :

diminuzione degli aiuti (spesa sociale), diminuzione dei budgets della spesa pubblica (sanitaria, istruzione, trasporti, diminuzione della massa salariale nelle istituzioni statali, compresa la polizia ed ecc…; la lista è lunga) e spostando il carico fiscale dal diretto (tasse sul reddito, [nota bene, il 45% delle famiglie francesi, quelle che percepiscono i redditi più bassi, è già esente dalla tassa del reddito, se dovessero pagare in più anche le tasse sul reddito, la forza lavoro non potrebbe più riprodursi]) a quello indiretto (IVA, accise sul carburante, sui tabacchi, racket delle multe, cotizzazioni a carico dei salariati e dei pensionati, ecc).

Ma il movimento dei “giletti gialli” a sorpresa (nessuno l’aveva visto venire) con la sua radicalità e con i suoi contenuti cambia completamente la situazione. La gente non riesce ad arrivare alla fine del mese e lo Stato gli domanda di partecipare alla lotta contro la fine del mondo pagando più cara la benzina. Lo slogan è chiarissimo « Il mio problema è la fine del mese, non la fine del mondo » risponde la popolazione.

Nel mese di dicembre tutto si cristallizza spontaneamente ci troviamo in fase pre-insurrezionale (qualcuno parla addirittura di fase insurrezionale pura). I più radicali nel movimento non occupano le fabbriche, non attaccano la Confindustria, non paralizzano i depositi di carburante, ma attaccano le banche, i negozi di lusso, i negozi appartenenti alle multinazionali (coloro che non pagano le tasse, quindi che non partecipano ad una potenziale ridistribuzione) ed addirittura una prefettura e la sede di un ministero.

Qualche parola d’ordine del movimento esprime/afferma “assaltiamo il palazzo d’inverno” (la zona del palazzo presidenziale diventa zona rossa, nessuno puo’ più avvicinarcisi) ed il movimento raccoglie il consenso della maggioranza dei francesi (si è arrivati al 80% di consenso), quasi tutti i francesi dicono che i “giletti gialli” hanno ragione.

Una parola sulla composizione sociologica del movimento “giletti gialli” : la maggioranza viene dal terziario (servizi, ecc), più del 50% viene dalle zone rurali (la provincia), pochissimi disoccupati, assenza quasi totale di sottoproletari, e pochi operai, ma moltissimi precari, studenti e non, artigiani, piccoli commercianti, piccoli agricoltori strozzati dalla crisi, pensionati e molte donne divorziate con figli. I rurali picchettano 24/24 gli incroci stradali in provincia, vengono il sabato nelle grandi città per manifestare, ma dopo la manifestazione ritornano in zone con una scarsa densità d’abitanti. All’interno del movimento non ci sono nè i sindacati, nè i partiti (l’estrema destra infiltra il movimento, ma ufficialmente non partecipa), e nessuno li vuole. Per questa gente, il termine « politica » è già sinonimo di conflittualità [con questo faccio riferimento a Piazza Statuto ed alle tre categorie d’Accornero conflittualità-antagonismo-rivoluzione], di mediazione, quindi NON vogliono un movimento politico, ma sono già « politici », non vogliono essere recuperati dalla politica « tradizionale » quindi traditi, non vogliono nemmeno una direzione politica propria, vogliono di più, sono già come minimo antagonisti.

I proletari francesi storicamente sono tendenzialmente molto più « anarchicheggianti » che gli italiani. In quanto anarchici, rifiutano tutte forme d’organizzazione statale e non (anche la loro propria organizzazione), una centralizzazione decisionale è già sinonimo di democrazia indiretta, di mediazione e di corruzione dei valori. Vogliono una democrazia diretta (non a caso uno degli obbiettivi è il referendum di cittadinanza).

Sanno quello che NON vogliono (per esempio la democrazia rappresentativa), senza sapere quello che vogliono, a parte vivere meglio e produrre diversamente, sono implicitamente e oggettivamente già anticapitalisti. All’interno del movimento sono presenti tutte le posizioni politiche possibili ed immaginabili (la base di destra e sinistra classica, anarchici, estrema sinistra, estrema destra), ma anche un sacco di gente senza ideologia politica e che non ha mai partecipato a nessuna lotta nè politica, nè salariale. I giudici chiamati a giudicare i fermati si trovano di fronte a persone incensurate (donne e uomini), senza antecedenti politici, età media 40-45 anni (gente che non avendo mai partecipato ad alcuna lotta di strada non ne conosce nemmeno le regole e si fanno acchiappare). Insomma gente “normale” (i giornali parlano di “popolo”, quindi sono dei populisti, dicono).

Macron si caga letteralmente sotto, perché centralizzando il potere nella sua persona (non ha un partito « classico », non ha un sindacato, i suoi deputati vengono dalla società civile, non ha sezioni territoriali, non ha rappresentanti politici territoriali, non ha militanti, É PRATICAMENTE SOLO, quindi è anche il target) è proprio lui il nemico da abbattere.

Se sparisce Macron, sparisce anche il macronismo, è lui che incarna il programma politico. Quindi in fretta e furia, aumenta il livello della repressione, ma nello stesso tempo, in dicembre, concede 10 miliardi di euro al movimento (non aumenta il salario minimo legale, perchè il « salario tradizionale » è versato dal “padrone”, ma aumenta la parte competente allo Stato, « invitando » [hihihihi !] le imprese a versare un premio di produzione). Ed in aprile (dopo il dibattito nazionale) aggiunge altri 7 miliardi d’euro (qualcuno dice 8). Teniamoci prudenti diciamo 17 miliardi in tutto, molto di più di quello che le lotte sindacali e sociali hanno ottenuto nei precedenti 5-10 di conflittualità sociale.

Com’è possibile ?

Voleva risparmiare 60 miliardi d’euro ed invece sceglie (obbligato o no) di darne 17 ?

Come diminuire la spesa statale ed aumentare la ridistribuzione della ricchezza ? Come si fà ad essere più « socialista » (lo dice anche l’articolo de Le Figaro « … diventando più capitalista e socializzando sempre più i frutti della sua crescita…) all’interno d’un sistema capitalistico mondializzato e hyper-liberale ?

E non è finito qui. La ragioni per le quali il movimento è nato sono ancora tutte presenti, anche con 100 euro in più, la fine del mese resta ancora lontana. I 17 miliardi concessi dal governo sono solo una goccia d’acqua in rapporto a quello che il movimento aspetta. Anche se assopito dal lungo conflitto e criminalizzato (sono 6 mesi di lotta con una frequenza di una manifestazione ogni sabato), il movimento puo’ ripartire spontaneamente ad ogni momento (ma il contrario è anche vero) ed il governo ha dei margini di manovra molto stretti.

Macron resta in situazione di fragilità estrema, egli non ha una vera base elettorale stabile su cui appoggiarsi, chi lo vota cambia continuamente, l’ala della sinistra moderata che era riuscito a cooptare lo stà già abbandonando e riesce a pescare solo alla sua destra. Gli ecologisti si stanno rinforzando sia a destra (la sinistra macroniana) che a sinistra (partito socialista, comunista, insoumis). Storicamente il movimento ecologista francese ha una base di sinistra, vedi anche di estrema sinistra (parlo di base, i vertici del movimento ecologista hanno delle posizioni più variegate, esiste anche un ecologismo di destra, per esempio i cacciatori).

La CGT e i partiti di « gauche » cercano solo di cavalcare il movimento (parlo dei « gilets jaunes ») in maniera strumentale per potersi rinforzare, perchè più nessuno crede nella vecchia sinistra e le tessere diminuiscono ogni mese. Non li capiscono e non cercano nemmeno di capirli ed il movimento non vuole nemmeno sentirne parlare. Il 1° maggio (la giornata dei lavoratori), la CGT non è nemmeno riuscita a prendere la testa del corteo, la testa l’hanno presa i «gilets jaunes» ed i «black-blocs».

Digressione elettorale voto europeo. Il PCF non avrà nessun deputato a Strasburgo perchè il minimo era il 5% dei voti, e loro sono a 3,2%. I socialisti e gli insoumis hanno 6% dei voti ciascuno, mentre gli ecologisti hanno più di 13% (socialisti + insoumis insieme hanno meno voti che gli ecologisti da soli), la vecchia destra classica crolla da 20% a 8%, su una partecipazione del 50% degli elettori. Il movimento « giletti gialli » non è andato nemmeno a votare, nonostante la presenza di diverse liste indipendenti dichiaranti ne essere la loro espressione e di voler portare i loro contenuti.

Non siamo ancora alla fine del ciclo, per molti osservatori, siamo solo all’inizio di questo movimento dei “giletti gialli”. E tra le altre cose, niente sarà più come prima, i contenuti espressi sono un punto di non-ritorno. Nessuna altra lotta potrà cominciare senza ripartire da dove sono arrivati i « giletti gialli ».

Le mie valutazioni sono lontane dall’essere complete, con queste righe ne sviluppo parzialmente solo qualcuna. Continuo a sentirmi marxista, nel « Capitale » tutte queste cose ci sono già (alla faccia di chi dice che il marxismo è morto).

La lotta di classe è sempre esistente, solo le figure centrali « forse » sono differenti. La tua benevolenza mi permette d’essere anche un po’ impreciso, so’ perfettamente che sai leggere tra le righe e capirai il senso ed il fondo delle cose che dico a scapito della forma. Come vedi non sono dotato « in sintesi » e le variabili sono tantissime, le vecchie categorie non sono più utilizzabili, ma le nuove non ci sono ancora. Come spiegare le cose quando le parole hanno un senso differente che nel passato ? Potrei e vorrei parlare per delle ore.

Prendi queste « valutazioni » semplicemente come degli spunti.

…e questa è la lettera recuperata dal suo computer: una lettera d’ addio!

Il cancro mi stà distruggendo sopratutto fisicamente. Non sopporto di vedermi deperire giorno giorno dopo giorno. Questa malattia è nel moi caso incurabile, finchè il compromesso entro i vantaggi e gli svantaggi mi permetteva di avere delle piccole soddisfazioni le ho accettate, ma questo periodo è revoluto, quindi a quale « pro » aspettare la morte senza altra alternativa. La vita non ha più senso per me.
Sopravivvere senza alcun scopo e senza alcuna speranza è inaccetabile.
Come nella canzone di Nina Simone “My Way” (https://www.youtube.com/watch?v=E5slKnOULnU), ho vissuto a modo mio, nella più grande sincerità possible, ma non sono stato sempre il più onesto possible con tutti.
Ci sono alcuni atti che ho commesso che mi hanno pesato tutta la vita, me ne sono sempre vergognato, fino ad avere delle scosse di ribrezzo e di rabbia verso me stesso. In quei momenti mi facevo schifo, perchè avevo ceduto all’opportunismo di cui ho orrore. Ma nell’insieme non ho vergogna del mio percorso. Non sono mai stato ipocrita, ho sempre difeso quello in cui credevo senza tenere conto dei vantaggi o degli svantaggi che ciò mi avrebbe procurato. Fino a mettere la mia stessa vita in pericolo, ma con l’orrore che se avessi scelto il mio interesse primario contro ciò in cui credevo, non avrei potuto guardarmi in faccia davanti allo specchio. Stimarmi è stata sempre la mia divisa. Ci sono riuscito ? Veramente non lo so’, ma l’importante è che ho fatto tutto il mio possibile per non deludermi, il solo metro di misura che per me ha sempre contato. Sarei potuto diventare un piccolo borghese e pensare al mio interesse senza tener conto degli altri, ma il mio umanesimo non poteva non tener conto della felicità degli altri. Potevo essere felice se anche le personne che amavo potessero beneficiare della stassa mia felicità, adirittura quelle che non conosco, l’Uomo con la U maiuscola.
Evidentemente ho commesso anche molti errori, cercando di riconoscerli e di correggerli quando potevo, anche lì ho fatto del mio meglio in tutta onestà.
Mi tolgo la vita in tutta semplicità, senza nessuno che mi abbia spinto o influenzato. È la mia scelta.
Ho amato stimato ammirato molte persone e qualcuna mi ha amato, ringrazio quest’ultimi, non ho mai capito perchè mi amavano, ma è successo e queste persone sono state molto importanti per me. Amore fraterno, amore fisico, donne e uomini tra cui primi tra tutti i miei compagni di lotta, compagne e compagni che si riconosceranno perchè spesso gliel’ho detto. Salvo, Barbara, Picchio, Mario, Prospero, Bertolazzi, Giovanni, Maurizio, Roberta, Marina ed ect, sapranno riconosceri.
Ma anche persone come Mimi, André, Danièle, Remo, Irene Villa (mi ha molto aiutato financiarement), Irene Terrel, Lucia, Erika, Judith, Gigi Bergamin, Mai, Liana, mia sorella anche se con lei le contraddizioni sono state bellissime e bruttissime, facendoci passare per dei momenti indimenticabili e dei momenti bruttissimi. Mi ha reso felice ed infelice con la stessa intensità, ma non gliene voglio, ognuno cerca di fare del suomeglio. Ed io non sono nessuno per poter giudicare gli altri. Ho sempre creduto che le donne sono la parte migliore dell’umanità e qualcuna tra quelle che ho incontrato mi hanno addirittura amato (non sò come ringraziarle). Tutte queste parole potrebbero sembrare distanti e fredde, ma garantisco che sono assolutamente sentite fino nel mio profondo. Tutte queste persone mi hanno aiutato a vivere, e esattamente per essere accettato da loro che i miei sforzi si sono concentrati.
Ho ingerito 4 scatole de Fentanyl (30 pillule, forse un po’ meno), più de l’Oxynorme, j’ai ajouté de la vodka et tout ce que pouvais per non fallire nel mio suicidio. Anche se questo tentativo fallisce : Dichiaro :
Non voglio più vivere voglio assolutamante che tutte le cure siano interrotte, restare in vita come un vegetale non m’interessa, e in quanto materialista et razionalista non credo nella vita dell’aldilà. Sono un mammifero e dopo la mia morte non credo c’è altro che decomposizione della materia che partecipa al ciclo della natura.
MY WAY, Nina simone la mia canzone preferita, mi piacerebbe che sia utilizzata il giorno X.

=*=*=*=*=*=
queste le parole della canzone che Enrico amava:

E ora la fine è vicina
E quindi affronto l’ultimo sipario
Amico mio, lo dirò chiaramente
Ti dico qual è la mia situazione, della quale sono certo
Ho vissuto una vita piena
Ho viaggiato su tutte le strade
Ma più, molto più di questo, l’ho fatto alla mia maniera                

Rimpianti, ne ho avuto qualcuno
Ma ancora, troppo pochi per citarli
Ho fatto quello che dovevo fare
Ho visto tutto senza risparmiarmi nulla
Ho programmato ogni percorso
Ogni passo attento
lungo la strada
Ma più, molto più di questo, l’ho fatto alla mia maniera

Sì, ci sono state volte, sono sicuro lo hai saputo
Ho ingoiato più di quello che potessi masticare*
Ma attraverso tutto questo, quando c’era un dubbio
Ho mangiato e poi sputato
Ho affrontato tutto e sono rimasto in piedi e l’ho fatto alla mia maniera
Ho amato, ho riso e pianto
Ho avuto le mie soddisfazioni, la mia dose di sconfitte
E allora, mentre le lacrime si fermano, trovo tutto molto divertente
A pensare che ho fatto tutto questo;
E se posso dirlo – non sotto tono
“No, oh non io, l’ho fatto alla mia maniera”

Cos’è un uomo, che cos’ha?
Se non se stesso, allora non ha niente
Per dire le cose che davvero sente
E non le parole di uno che si inginocchia
La storia mostra che le ho prese
E l’ho fatto alla mia maniera

Sì, alla mia maniera

ciao compagno Enrico è stato bello camminare per lo stesso sentiero!

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2 risposte a Le ultime parole di Enrico

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