Gli Usa: la tomba della democrazia!
Il violento scontro di classe interno al Cile che si scatenò quando il governo di Unidad Popular iniziò il programma di riforme che aveva promesso in campagna elettorale: la nazionalizzazione delle banche, la riforma agraria con espropri dei latifondi incolti, l’esproprio del capitale straniero nell’industria mineraria al grido di “riprendiamoci le nostre miniere”, il rame in particolare, largamente presente nel sottosuolo cileno, ma sempre rapinato da imprese nordamericane, Anaconda e Kennecott.
Più l’intervento statunitense… provocò il golpe.
Salvador Allende fu tra i fondatori del Partito Socialista Cileno nel 1933. Nel 1970 alle elezioni presidenziali risultò primo col 36,3% dei voti, alla testa di Unidad Popular una coalizione di socialisti, comunisti, radicali, e cattolici di sinistra. Il ballottaggio col candidato di destra Jorge Alessandri si svolse al Congresso cileno, come prevede la Costituzione cilena, che confermò Allende Presidente.
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Famosa la frase di Henry Kissinger; il quale sostenne senza vergogna: “Non vedo perché dobbiamo stare a guardare mentre un paese va verso il comunismo a causa dell’irresponsabilità del suo popolo. La questione è troppo importante perché gli elettori cileni possano essere lasciati a decidere da soli“.
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a britannica Tatcher salutò Pinochet come “eroe della libertà”, dopo le oltre 130.000 persone incarcerate e torturate, in prevalenza ragazze e ragazzi, gran parte dei quali assassinati sotto tortura, non meno di 50mila militanti del movimento operaio massacrati e centinaia di migliaia di esuli. 130.000 individui vennero arrestati nei successivi tre anni.
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