Nei corridoi di palazzo Chigi c’è rissa tra diverse riforme del sistema penitenziario

La parola più usata da un po’ di anni nella politica italiana è “riforma”. Non si specifica in che senso si vuole riformare questo o quell’istituto, non si prefigura l’esito della “riforma” da fare, niente di concreto. Si dice: bisogna fare la riforma e… tutti a dire , si, si, si, con enfasi.

Piranesi_Carcere_XIVSta accadendo pure per il sistema penitenziario. Va riformato, dicono, e finisce lì. Mica si sviluppa un dibattito nel paese e nemmeno tra gli addetti a i lavori su come si dovrebbe riformarlo.

Che il sistema penitenziario andasse riformato se ne è incaricata di ricordarlo la Cedu (Corte europea dei diritti dell’uomo) imponendo allo stato italiano una multa salata, lo scorso anno, per la condizione miserabile in cui versavano le carceri italiane.

Dentro questa riforma ci sta tutta la litigiosità della maggioranza attuale e degli appoggi esterni (Forza italia), così per proporre questa riforma si sono incaricate due Commissioni, che hanno orientamenti diversi.

Una Commissione è stata nominata dal premier ed è formata da Nicola Gratteri, Piercamillo Davigo e Sebastiano Ardita più una dozzina di “esperti” e propone l’abolizione del Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) per sostituirlo con qualcosa di più duttile e sottile; inoltre l’abolizione del Corpo di polizia penitenziaria (i secondini) per sostituirlo con la “Polizia della Giustizia” con compiti più vasti.

L’altra Commissione è stata nominata dal ministro della giustizia Andrea Orlando ed ha obiettivi più moderati, lasciando in carica il Dap, riformandolo dall’interno.

L’equipe guidata da Gratteri coltiva l’idea di attrezzarsi per riservare il carcere ai criminali più pericolosi, mafiosi in testa, e di allargare il più possibile l’area delle pene alternative «in modo da dare effettività alla pena…». L’obiettivo è di raggiungere la cifra di oltre 200.000 persone in “controllo penale esterno” ossia in misura alternativa.

Il corpo di “Polizia della Giustizia” dovrà occuparsi, oltre al controllo dei detenuti, di eseguire gli ordini di arresto per gli imputati con condanne definitive, di ricercare latitanti, di controllare chi è sottoposto ad arresti domiciliari e quelli sottoposti alle misure alternative, di proteggere i collaboratori di giustizia, i tribunali e i magistrati. Un controllo del territorio totale.

Inoltre vuole estendere la disciplina della video conferenza “obbligatoriamente” ai circa 8.000 “mafiosi” detenuti, mentre ora vale solo per i 700 boss sottoposti al 41 bis.

C’è da domandarsi, perché tanto entusiasmo di questi signori, comune a quello di Renzi, a diminuire le persone in carcere e aumentare quelle in misura alternativa? Prima di scoprire il perché facciamo una precisazione: per chi sta in carcere e anche per chi gli/le è solidale, queste “misure” vanno sempre preferite alla carcerazione intramuraria. Evitiamo stupide affermazioni ideologiche spesso sulla pelle di altri/e. Però qui stiamo analizzando il procedere del sistema di controllo della repressione. Con le “visite” a domicilio della polizia, durante i controlli giornalieri e notturni, si rende difficile alle persone controllate di partecipare ad avvenimenti, di frequentare i loro ambienti dove hanno prodotto le attività che si vogliono sanzionare. Durante le “misure alternative” la polizia entra nel domicilio del controllato/a e controlla chiunque ne condivida l’abitazione, lo stesso fa nel suo posto di lavoro; a chi è sottoposto a queste misure è vietata la frequentazione di luoghi in cui ci siano “pregiudicati”, il controllo poliziesco scandisce la sua giornata e lo/la segue ovunque, monitorizza gli ambienti limitrofi, si insinua in tutti i luoghi che frequenta, diffondendo la deterrenza e la presenza poliziesca in ambienti sempre più vasti.

Passerà questa “riforma radicale” oppure la maggioranza si attesterà su qualcosa di più moderato? Lo vedremo, anche perché il termine per la presentazione di proposte compiute è fissato per il 15 ottobre, tra due settimane.

Qualunque sia l’esito a breve, sappiamo che la tendenza nel lungo periodo sarà quella proposta da Gratteri, che è la stessa già esistente negli Usa con 5 milioni di persone in controllo penale esterno e la Gran Bretagna con 250 mila.

È questa la prospettiva delle classi dirigenti. Così come hanno permesso l’uso della pistola elettrica Taser ai poliziotti, si muovono verso il controllo totale. È questo il modo in cui possono controllare più da vicino il territorio. È questo l’obiettivo.

Il carcere non serve più, se non per annientare, distruggere, uccidere. Nato inizialmente come regolatore della forza lavoro, quindi interno al mercato della forza lavoro per disciplinarla e inserirla nella produzione capitalistica, poi funzionale all’individuazione delle “classi pericolose” e al loro controllo e annientamento, ora è residuale. Ora il carcere si sposta in mezzo a noi. Nelle strade, nelle piazze, nei territori che frequentiamo. È lì che si rafforzerà il controllo perché i padroni e i governanti sanno che la sovversione, la trasformazione può venire da lì.

La regolazione della forza lavoro è demandata ai Cie che andranno riformati e modernizzati, ma sono quelli il “nuovo carcere”.

Non ha senso, ed è perdente, dire “restiamo al livello attuale”. Intanto perché il carcere oggi è una tortura, secondo perché non ci si oppone pensando di tornare indietro: così si è reazionari.

Si può battere questa tendenza al controllo totale. Si può combattere a cominciare da ora, costruendo nei territori popolari dei comitati di proletari autorganizzati con il compito di affrontare tutti i problemi -e sono tanti- ed anche il problema della repressione. Così quando verranno nei nostri territori gli agenti della “polizia della Giustizia” ci troveranno organizzati ad aspettarli.

[su questo argomento vedi anche il post precedente qui ]
Alcuni commenti a questa notizia:
Eleonora Martini su Il Manifesto: qui
Susanna Marietti su Il Fatto Quotidiano: qui
Stafano Anastasia su Il Manifesto: qui
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2 risposte a Nei corridoi di palazzo Chigi c’è rissa tra diverse riforme del sistema penitenziario

  1. gianni landi ha detto:

    La pistola elettrica Taser ha già procurato in America, produttrice della medesima, circa mille morti nel solo 2013 ! In Italia, questa pistola è in fase di sperimentazione nelle piazze contro i manifestanti,e presto verrà installato, sul casco dei poliziotti, una telecamera in grado di riprendere da vicino le immagini dei manifestanti !

  2. gianni landi ha detto:

    “1984”- 2014 ! La profezia di Orwell si sta avverando !!! e questa contempla l’intera società, non soltanto il carcere, come ben evidenzia questo blog di Salvatore.

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