La fondazione tedesca Bertelsmann Stiftung ha compiuto una delle consuete indagini sulla realtà dell’Europa. Stavolta l’oggetto del rilevamento è stato il livello di “inclusione” e “giustizia” sociale dei vari paesi dopo le manovre a seguito della cosiddetta “crisi”.
Ne è venuto fuori un indice di giustizia sociale che per paesi come Ungheria, Bulgaria, Romania, Grecia, Spagna, Irlanda e, ovviamente, l’Italia rileva un peggioramento rispetto allo scorso anno. L’Italia risulta alla ventitreesima posizione (su ventotto) nella classifica generale della giustizia sociale.
[Questa tendenza di fondo per l’Italia, è stata rilevata anche dallo studio “Gini-Growing inequality impact” commissionato dalla Ue, nell’ambito del VII Programma quadro, a un pool di gruppi di ricerca di diverse università europee. L’indice di Gini è un indice di concentrazione di ricchezza il cui valore può variare tra zero e uno. Valori bassi indicano una distribuzione abbastanza omogenea, valori alti una distribuzione più disuguale. l’Italia nel Giugno scorso ha fatto rilevare un indice di Gini pari a 0,34. Vuol dire che due individui presi a caso nella popolazione italiana hanno mediamente, tra di loro, una distanza di reddito disponibile pari al 34% del reddito medio nazionale. Germania, Francia, Austria, Belgio e Lussemburgo presentano un indice di disuguaglianza tra 0,26 e 0,30, praticamente costante e ben al di sotto del valore italiano che è 0,34].
In parole povere, ma schiette, le scelte economiche e sociali messe in pratica da tutti i governi che si sono succeduti, negli ultimi anni, hanno allargato la forbice tra ceti benestanti e quelli poveri. In parole ancora più semplici, vuol dire che tutti i provvedimenti realizzati dai governi hanno tolto quote di reddito alla classe lavoratrice, al proletariato e arricchito i ricchi.
Quanto è stato l’ammontare di questa rapina? Molto! Nei paesi del sud Europa e dell’Est Europa è stato un furto colossale che ha ampliato di molto la distanza tra ricchi e poveri.
Nel 2008 e nel 2011, l’indice di giustizia sociale per l’Italia era al 5,16, ora è il 4,7 su 10.
Nel confronto con i paesi del nord Europa, al primo posto è la Svezia, che prende il 7,48, la Finlandia con 7,13, la Danimarca con 7,06, i Paesi Bassi con 6,96, ma anche la Repubblica Ceca, l’Austria, la Germania, il Lussemburgo, la Slovenia, l’Estonia, il Belgio e la Francia con un punteggio superiore al 6. La media dell’indice di giustizia sociale dell’Unione Europea è di 5,6.
La principale ragione per queste differenze è, secondo lo studio, da attribuire a una “cattiva gestione” (in realtà una scelta consapevole) dei tagli che alcuni paesi più colpiti dalla crisi hanno messo in atto: invece di risparmiare colpendo le posizioni di privilegio hanno preferito adottare tagli che sono andati a colpire soprattutto le categorie più deboli di cittadini.
Da tutto ciò dobbiamo trarre la conclusione che la cosiddetta “crisi” non si rappresenta col “deficit”, lo “spread”, il “debito pubblico”, il “Pil”, e baggianate varie. I “provvedimenti anti-crisi” non sono altro che un’occasione dei governi per aggredire le condizioni di vita dei proletari e dei lavoratori, peggiorando il loro stato sociale, impoverendoli. Trasferendo quote di reddito dai proletari alle classi benestanti.
FERMIAMOLI CON LA LOTTA!
Ritengo giusto mettere su twiter la testimonianza di questi compagni arrestati per aver partecipato alla lotta Notav che trova pochissima risonanza nei midia nazionali. Rivendicare politicamente la loro lotta la ritengo una “associazione sovversiva” della quale andarne fieri ed assumersene la corresponsabilità.
Scusate il mio errore nel commento sopra riportato che era riferito alle testimonianze dei compagni arrestati per la NoTav.