Conflitto di classe e Repressione

Conflitto di classe e Repressione poliziesca 

La polizia, le forze dell’ordine (capitalistico) nel conflitto tra lavoratori e padroni, si collocano da una parte precisa e non è una novità. Che questo avvenga con estrema spudoratezza, senza nemmeno “salvare la forma”, avviene sempre più spesso… è la crisi, baby!... e i democratici, quei pochi e quelle poche che si definiscono tali, si scandalizzano. Di questi giorni i padroni della Granarolo esplicitamente e senza decenza hanno chiamato la polizia per difendere il loro “diritto a fare impresa” a impedire che ‘sti cazz ‘e operai si mettano a scioperare e a fare i picchetti. La polizia, ligia al suo dovere, è corsa immediatamente; così mentre il padrone licenziava gli operai più attivi nel magazzino, la polizia arrestava i più attivi nel picchetto… è il capitalismo, baby!

Giovedì scorso (13 febbraio) la repressione ha colpito 17 attivisti dei movimenti di lotta per la casa colpevoli di aver intensificato la lotta per un bisogno primario come l’abitazione in un momento in cui le condizioni di vita dei proletari vengono continuamente peggiorate…. è la legalità baby!…

Ieri 18 febbraio 2014…

(comunicato dell’Assemblea di sostegno alle lotte della logistica di Roma)
La sera del 18 Febbario i corrieri Gls di Castel di Leva -in località Santa Palomba (Rm) assieme ad altri lavoratori solidali e ai delegati del Si Cobas hanno bloccato per 3 ore l’uscita dei camion dal magazzino fino all’intervento di un consistente contingente di polizia.
Il blocco è iniziato alle 20.30 impedendo l’uscita delle tre linee che trasportano le merci ritirate dai corrieri in giornata e destinate ad altre sedi d’Italia, una volante dei carabinieri è arrivata poco dopo constatando la risolutezza dei corrieri a continuare la protesta fino alla riapertura del tavolo di trattativa, mezz’ora dopo è arrivata anche la prima volante della polizia. Nel frattempo alla spicciolata uscivano anche altri lavoratori, altri autisti e facchini, del magazzino tra i quali anche i nuovi assunti chiamati a sostituire i lavoratori in sciopero: più di uno raccontava che i direttori del magazzino “li avevano chiusi dentro” e gli consigliavano di non uscire per non correre il rischio di essere picchiati – è stato loro, invece, offerto del caffè.
 Quando ormai il blocco aveva inferto un duro danno economico all’azienda ritardando di più di due ore la partenza delle linee sono arrivate altre 4 volanti della polizia e due cellulari con a bordo una trentina di agenti del reparto mobile.

Il blocco è stato sgomberato solo con il loro intervento in assetto antisommossa: i lavoratori del magazzino e quelli solidali hanno arretrato ordinatamente per tutta la lunga strada che conduce al magazzino sotto la spinta delle forze dell’ordine che facevano strada ai lunghi bilici della Gls. È stata così ritardata ulteriormente la loro partenza avvenuta quando ormai erano le 23.30, dei tre tir diretti all’Hub di Fiano Romano è poi ripartito con carico ridotto solo quello diretto a Firenze mentre sono saltate le partenze di quelli per Padova e per il Mezzogiorno.

I corrieri Gls hanno scioperato una prima volta il 3 dicembre contro il trasferimento di tre di loro per motivi sindacali e per l’apertura di un tavolo con la controparte la DFS Trasporti che gestisce il franchising per la Gls il magazzino di Castel di Leva ed altri due nella provincia di Roma. Per la riapertura del tavolo, disdetto unilateralmente dall’azienda, i lavoratori hanno scioperato nuovamente gli scorsi 13 e 14 febbraio avendo come unica risposta la messa in ferie forzate per una settimana dei 19 scioperanti (su 35). Quando i corrieri sono andati a chiedere la comunicazione per iscritto della messa in ferie, lunedì 17, uno di loro è stato aggredito da un caporale dell’azienda ricevendo lesioni per 10 giorni di prognosi, fatto già denunciato alle autorità competenti.
I lavoratori denunciano la falsificazione delle buste paga e il mancato pagamento di tredicesima, ferie, contributi per il Tfr e varie indennità e l’attribuzione arbitraria di multe che erodono ulteriormente il loro salario.

*****

A questo punto lasciamo i presunti democratici a strapparsi i capelli. Noi, compagni e compagne non dobbiamo stupirci!

La repressiscelba_2one è connaturata al conflitto, soprattutto quando questo fuoriesce dai margini della legalità, quando il conflitto non si lascia irregimentare dentro le ragnatele delle rappresentanze istituzionali, delle compatibilità finanziarie e delle mozioni. La repressione ci sarà finché ci sarà uno stato col ruolo precipuo di mantenere e riprodurre l’ordine proprietario (capitalistico) esistente!

Comunque un po’ di storia non fa male. Polizia, carabinieri, finanza, ecc., stanno dalla parte del padrone, lo sono sempre stati. Loro, con le armi, stanno a salvaguardia e per riprodurre l’ordine dello sfruttamento capitalistico.

Facciamo un salto nel passato recente:

1950 la polizia carica gli operai che scioperano! A queleccidio_fonderie_modena_555 tempo gli operai avevano in tasca la tessera della Cgil, adesso quella di un sindacato di base o nessuna tessera, ma che differenza fa? Gli armati di Stato devono difendere l’ordine e riportare la lotta di classe entro i confini della legalità. La tessera che i lavoratori hanno in tasca può avere un interesse storico, che può servire per conoscere le tappe della “corruzione politica”, della “cooptazione” nel sistema capitalista dei dirigenti del movimento operaio, ma non cambia un granché alla natura della lotta di classe. Quel 9 gennaio 1950 la polizia spara e ammazza sei lavoratori e ne ferisce alcune decine [vedi post precedente].

Non solo, quelli rimasti vivi e anche feriti vengono arrestati e incriminati per aver voluto “sovvertire l’ordine democratico”. L’avete già sentita vero?

I “sovversivi” al processo vengono difesi dall’onorevole Lelio Basso (sinistra Psi), un bravo compagno, un bravo avvocato. Ecco alcuni stralci dell’arringa difensiva di Basso: Basso

«…Il capitalista, l’industriale, il commerciante, che è scontento della propria situazione e aspira a mutarla, che vuole arricchire, che vuole crescere in potenza, e che per far ciò è pronto a speculare sulla buona fede del pubblico, a ingannare, ad affamare i suoi operai, a defraudare i risparmiatori attraverso abili giochi di borsa, a frodare il fisco … resta pur sempre un “uomo d’ordine”. Anche l’operaio, che è stanco di essere sfruttato in un’officina, … aprendo un negozio, un piccolo laboratorio… purché si adegui alla mentalità del nuovo ceto, purché consideri accresciuta la sua dignità e guardi dall’alto in basso i suoi compagni di lavoro di ieri, è considerato un “uomo d’ordine”.

Ma l’operaio che è stanco di essere sfruttato in un’officina, che è stanco della quotidiana miseria, e non pensa soltanto a conquistarsi un posto più vantaggioso nella società, ma pensa ai milioni di compagni che dividono la sua sorte e vuole migliorarla per tutti, costui è un “sovversivo”. È una distinzione che il tradizionalismo poliziesco si tramanda di generazione in generazione, e i caratteri che distinguono il “sovversivo” agli occhi della polizia sono oggi più o meno gli stessi che erano cent’anni fa….

…La nostra polizia continua imperterrita per la sua strada… Voi lo avete sentito ieri, il commissario Pompeo Pedullà, dichiararvi francamente che in quella giornata del 9 gennaio e nelle successive egli non aveva tempo di applicare la Costituzione….

…Leggete, signori del Tribunale, leggete con attenzione i verbali della polizia nei fascicoli processuali… I lavoratori sono sempre, per principio, chiamati “sovversivi”; i dimostranti, anche se dimostrano pacificamente, anche se dimostrano per difendere un loro diritto, sono chiamati nei rapporti di polizia “facinorosi”; ogni organizzatore sindacale che assolve ai suoi doveri di tutela dei lavoratori è per definizione “sobillatore”; ogni partigiano è un “bandito”.

…il rapporto dei carabinieri di Camposanto in data 1° febbraio 1950. vi si racconta che gli avvenimenti del 9 gennaio sono scaturiti da una riunione “notturna”: naturalmente “notturna” perché i tenebrosi sovversivi si riuniscono sempre col favore della notte. E che cosa è avvenuto in questa riunione “notturna”? Un esponente comunista …si è recato a Camposanto per avvertire “che doveva avvenire a Modena una grande dimostrazione di operai, a scopo di protesta contro la Ditta Orsi, e pertanto invitava i presenti a parteciparvi largamente. Coloro che non potevano andarci avrebbero dovuto attenersi all’osservanza dello sciopero in luogo”. Che cosa c’è di particolare sovversivo in queste disposizioni, che non aveva certo bisogno di una riunione notturna per essere emanate? [Quanta somiglianza con le “inchieste di oggi”? Dovrebbe leggerla il dott. Caselli e i procuratori di Torino questa arringa]… Lo sciopero è per definizione disordine, l’invito allo sciopero è sobillazione. [dovrebbe leggerlo il questore di Bologna che ha arrestato i lavoratori della Granarolo] Questa è la polizia della nostra “Repubblica democratica”.- lo dice Lelio Basso- …».

L’arringa continua, è molto lunga e interessante, ma sono sufficienti queste poche righe per vedere quanto poco è cambiato lo scontro tra capitale e lavoro, con la mediazione dello Stato.

siamo stanchiSono passati 64 anni ma le regole del conflitto di classe, le regole effettive, anche se non scritte, quelle che operano, sono le stesse. Contro queste regole scritte e non scritte, ma operanti, dobbiamo attrezzarci per lottare. Non è molto utile consumare energie per chiedere nuove leggi e regolamenti, tanto la polizia, non ha tempo di applicarle le leggi e la Costituzione”. Lo dicono loro, i questori, i commissari, e allora perché perder tempo nel richiedere nuove leggi, se poi quello che opera è il rapporto di forza?

La repressione dunque c’è sempre stata e non è possibile abolirla in questo sistema… ma ci si può lottare contro e raggiungere risultati importanti e impedire che compia il suo ruolo di deprimere i conflitti e annichilire i proletari/e e i compagni/e. Vedremo cosa si può fare nei prossimi post.

Intanto… continuiamo a lottare!

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