La memoria è un terreno di scontro tra i diversi aggregati sociali e culturali.
È terreno di scontro tra le classi, dunque! È uno dei principali terreni di scontro. La memoria NON può essere condivisa. Soprattutto quando si tratta di memoria di un conflitto aspro, feroce, di un conflitto classe contro classe, l’una per rivoluzionare la società in senso più egualitario e l’altra per difendere le proprie proprietà, i propri privilegi.
Ne abbiamo avuta un’ennesima prova ieri, 11 settembre 2013 in Cile nel 40esimo anniversario del golpe effettuato dai generali fascisti.
Ieri il presidente cileno Sebastian Piñera, ha detto:
«Il governo dell’Unidad Popular – quello di Allende – ruppe lo stato di diritto del nostro paese», e lo ha detto davanti al palazzo della Moneda, che 40 anni fa bruciava per i bombardamenti dei generali fascisti golpisti al servizio delle classi proprietarie e dell’imperialismo.
Che non sia possibile una memoria unitaria in Cile lo ha riconosciuto la figlia di Salvador Allende, la senatrice Maria Isabel: il fatto che la classe politica abbia dovuto rinunciare a fare un’unica commemorazione, dimostra che «in Cile le ferite non si sono ancora rimarginate».
In parlamento, la sinistra ha presentato una mozione affinché l’organo legislativo facesse un’autocritica per la famosa lettera con cui il 22 agosto ’73 parte dei deputati della Camera cilena diffuse un appello dove si denunciava «il grave deterioramento dell’ordine democratico» perpetrato dal governo di Allende e chiedeva alle Forze Armate di «porre immediatamente fine a tutte queste situazioni». Una sorta di legittimazione del golpe offerto ai generali da una metà del Parlamento che rappresentava realmente una buona metà del paese (la borghesia, le classi proprietarie, gli imprenditori, burocrati di stato, ecc).
[i golpisti bruciano i libri marxisti]
Il ricordare è scontro…anche in piazza:
Ancora scontri a Santiago del Cile l’11 settembre in occasione del quarantesimo anniversario del golpe. I motivi di questi scontri sono tanti e tutti fanno capo al fatto che il Cile “democratico” non ha cambiato nulla nella sostanza dal Cile di Pinochet. 68 persone sono state arrestate dalla polizia.
A Santiago e nelle principali città tante iniziative per ricordare il golpe che portò alla fine del governo di Salvador Allende e al suicidio del presidente socialista: 7 licei occupati dagli studenti e Villa Francia, tra i luoghi più segnati dalla dittatura, si è svegliata con palloncini neri sugli alberi in segno di lutto.
Barricate, autobus incendiati e qualche sparo disperso hanno segnato ieri notte la vigilia del 40/mo anniversario del golpe militare del 1973 in Cile, dove le forze dell’ordine sono in stato di massima allerta in vista di una giornata che sarà segnata da manifestazioni nelle principali città del paese.
Il responsabile della polizia di Santiago, Rodolfo Pacheco, ha informato che un autobus è stato incendiato nel quartiere residenziale di Providencia e «in alcuni punti della città si sono registrati scontri e barricate», avvertendo che «per la strada si vedono molti giovani, alcuni minorenni, che si concentrano negli angoli delle strade».
Da parte sua, il ministro dell’Interno, Andrés
Chadwick, ha annunciato che sono state adottate misure di sicurezza straordinarie per il timore che «gruppi terroristi» approfittino delle manifestazioni convocate per oggi per causare disordini nella capitale e in altre città come Valparaiso (120 km all’ovest di Santiago).