Liberiamo la parola Amnistia dai tentativi di appropriazione dei potenti

Amnistia1Basta!!! Smettetela – potenti di merda – di cercare di catturare la parola “Amnistia” per usarla nei vostri sporchi intrallazzi di potere…

Liberiamo l’Amnistia dagli inciuci, dai compromessi, dagli accomodamenti, dai voti di scambio cui è stata trascinata, dalle beghe delle misere berlusconerie! Ma che c’entra l’Amnistia con loro, con i potenti?

Amnistia è parola che apcarcere amnistiapartiene ai perdenti, da loro viene urlata, a loro può giovare.

Amnistia è un grido che proviene dal profondo delle celle di galera, non dalle ville miliardarie, né dagli scranni di consessi aziendali e/o istituzionali.

Voi potenti l’avete insozzata col vostro squallore e la vostra arroganza che puzza di miliardi e di sopraffazione! Così abbiamo visto persone da sempre favorevoli all’Amnistia, cambiare istericamente posizione e schierarsi per il NO paventando di essere intrappolati nelle berlusconerie di cui questo triste paese è succube!

Voi che, comunque vadano le vicende politiche e giudiziarie, ne uscirete comunque altrettanto potenti. E ciò continuerà a ripetersi finché i perdenti, organizzati, decideranno di ribaltare questo andazzo!

Per noi, Amnistia o indulto deve essere un modo per fare uscire più persone da quell’inferno di galera e per avvicinare il momento dell’abolizione definitiva del carcere. Per noi Amnistia è lotta per costruire un rapporto di forza per imporre al governo e alle classi dirigenti il riconoscimento che ogni periodo è un periodo di “particolare tensione sociale” provocato dallo strapotere dei potenti che ha reso sempre più precaria e difficile la vita dei più!

Per noi Amnistia è imporre il riconoscimento della legittimità dei conflitti collettivi e dei comportamenti individuali, anche se compiuti in violazione della legge, poiché realizzati per trasformare il sistema economico sociale esistente, o semplicemente per sopravvivere. Per noi Amnistia vuol dire affermare il principio che settori sfruttati della società possano ribellarsi, nelle molteplici forme, all’ordine esistente con pratiche illegali e che le loro ragioni sono storicamente valide.

amnistia2La lotta per l’Amnistia e l’Indulto, va intensificata, va condotta fuori e dentro le galere! Ogni piazza, ogni quartiere deve riprendere e rilanciare il grido “Amnistia!” per riportare in libertà donne e uomini reclusi, per superare il concetto di “pena”, per abbandonare il codice penale. Deve essere un passaggio nella lotta totale contro questa “legalità”, contro questo Stato, contro questo ordine di sfruttamento.

Il carcere è un elemento centrale di questa società. Il carcere e il sistema repressivo sono pilastri dell’ordine dello sfruttamento capitalistico. Non sono orpelli che si possono modificare a piacere. La sofferenza che il carcere impone a chi reclude, la devastazione e l’annientamento della loro personalità, il terrore che infonde in tutti i soggetti sociali deboli, subalterni e sfruttati, sono elementi determinanti del carcere e del sistema repressivo all’interno dello Stato del capitale.

La lotta per l’Amnistia è lotta per avvicinare la costruzione di una società senza galere!

sul concetto di “Amnistia” vedi qui   e   qui
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3 risposte a Liberiamo la parola Amnistia dai tentativi di appropriazione dei potenti

  1. gianni landi ha detto:

    E’ fondamentale che passino le parole d’ordine “amnistia ed indulto” come un momento della lotta di classe dentro le galere, perchè in quella “fascia di reclusi” sono relegati gli emarginati di questa società di merda che li ha portati a rubacchiare, al piccolo spaccio, alla prostituzione, alla giusta violenza della rivolta e dello esproprio per sopravvivere. L’amnistia e l’indulto non sono un regalino di Natale dello Stato, ma un riconoscimento da parte di questo che la galera è lo specchio, la riproposizione in maniera più esasperata, più coercitiva, più intollerabile della società, esterna al carcere, divisa in classi. In galera ci si suicida, si vegeta, ci si aliena, si fa la fame, ci inbottiscono di psicofarmaci, ti rincoglioniscono con spettacolini da due soldi facendo passare il discorso che chi “sbaglia-paga”…. se è un povero disgraziato!!!Sono però altrettanto convinto, e lo dico a gran voce, che coloro che applicano i codici penali, amministrano la “giustizia” sociale nelle varie articolazioni (tribunali, fabbriche, repressione, galere, economia basata sullo sfruttamento, omicidi sul lavoro od in piazza, ecc.) debba essere giudicato da noi con severità, fermezza e violenza uguale e contraria a quella che subiamo. Il resto son chiacchere che non fanno farina, ed io non ci stò. Gianni Landi

  2. contromaelstrom ha detto:

    D’accordo con te Gianni! La lotta nelle galere è lotta di classe degli”ultimi”, dei “dannati della terra”, degli emarginati. Però da dentro le carceri e da fuori dobbiamo avere consapevolezza che la “forza dei detenuti e delle detenute” per abolire il carcere (e adesso per l’amnistia), può venire solo dall’autorganizzazione tra chi vive nei quartieri, nelle periferie, nei borghi, nelle occupazioni, nei tantissimi posti di lavoro di cui è disseminato il territorio e chi sopravvive nelle galere.
    Non c’è da chiedere nulla ai potenti, né ai politici (nemmeno a quelli di “sinistra”) ma far echeggiare il grido delle galere in tutte le piazze e il grido delle piazze in tutte le galere!
    sal

    • gianni landi ha detto:

      Sono perfettamente d’accordo , Salvatore, tant’è che i Collettivi carceri nacquero negli anni ’70 sull’onda dell’attacco statale e padronale contro il cosi detto Movimento (“operai e studenti uniti nella lotta”, ricordi?), con il fiancheggiamento, l’appoggio solidale del PCI e dei sindacati che già allora tradivano la classe operaia e la ventata di rinnovamento giovanile antiautoritario per una società comunista, solidale ed organizzata secondo istanze corrispondenti ai bisogni popolari. Possiamo soltanto sperare che questo nostro spazio, questo blog sia utile per chiarirci le idee, per ricordare e per formare dei “quadri” militanti che tengano conto delle esperienze passate, trasformando lo spirito di rivolta in lotta rivoluzionaria; sono sempre più convinto, come diceva Pisacane, che le idee nascono dai fatti, dalla lotta, dal rifiuto di questa vita di merda. La Storia deve pure insegnare qualcosa, anche se deve essere sperimentata sulla nostra pelle per essere efficace e concludente. Il Grande gioco è sempre lo stesso e questa partita a scacchi prevede una tattica ed una strategia per essere vincente.Mi dispiacerebbe che questa mia fosse presa per vuota retorica perchè è l’eperienza di tanti compagni del presente e del passato che sono soddisfatti di non aver sprecata questa esistenza. Gianni

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