Carcere “Ucciardone” di Palermo. Uno dei carceri più sovraffollati (345 posti, presenze: 600 persone). Giuseppe P., 58 anni, operaio edile, incensurato, da alcuni mesi si trovava in isolamento in cella. Si è impiccato con un lenzuolo. La scorsa estate aveva tentato, non riuscendoci, lo stesso gesto.
Carcere “San Pietro” di Reggio Calabria (433 detenuti a fronte di una capienza di 149). Un detenuto di 50 anni, ha tentato il suicidio nella sua cella, non riuscendoci. L’uomo, in cella in isolamento, era in osservazione psichiatrica da poco rientrato dalla comunità terapeutica esterna. Molto probabilmente imbottito di psicofarmaci.
In entrambe le situazione i detenuti erano in isolamento. È proprio l’isolamento la condizione di peggiore sofferenza per chi si trova in carcere (e non solo). È la condizione nella quale di fronte a momenti di depressione non trovi altra via di uscita.
Costringere un detenuto o una detenuta in isolamento carcerario significa sottoporlo a tortura. Lo ha ribadito più volte Amnesty International ed anche la Commissione dei Diritti dell’Uomo delle Nazioni Unite.
Tra isolamento e uso smisurato di psicofarmaci stanno trasformando le carceri in lager manicomiali.
Abolire l’isolamento di qualsiasi tipo!
Abolire l’uso degli psicofarmaci!
Abolire il carcere e il sistema penale!
AMNISTIA E INDULTO ORA!
sull’Amnistia vedi anche i post qui e qui
COME DOBBIAMO PRATICARLA L’ABOLIZIONE??
– costruire alleanze con organismi tipo Amnesty?
– mantenere viva l’attenzione sulla condizione?
– organizzare manifestazioni sotto le carceri di tutt’ Italia?
– raccogliere firme per nuove leggi a tutela?
– costituire commissioni riconosciute che possano ENTRARE per verificare che le leggi
vengano applicate?
– promuovere eventi per sensibilizzare e raccogliere soldi?
– costituire Associazioni di sostegno e intervento?
– scrivere lettere a tutte le Direzioni?
– costituire delegazioni di medici e personale sanitario che possano ENTRARE per
sorvegliare qualità e modalità della somministrazione dei farmaci?
– costituire commissioni di controllo sulle mense carcerarie?
– appellarci al rispetto per i diritti umani?
– denunciare le condizioni all’ U.E.?
Qual è la pratica più giusta e coerente per attaccare il sistema repressivo?
E’ possibile abolire senza aver tentato di sgretolare?
E’ possibile abolire rafforzando l’attività di strutture già esistenti e preposte all’uopo?
COSA POSSIAMO E DOBBIAMO FARE PER PRATICARE LA NOSTRA
INDIGNAZIONE E IL NOSTRO DISSENSO NEI CONFRONTI DELLA CONDIZIONE CARCERARIA??
COSA POSSIAMO E DOBBIAMO FARE PER EVITARE CHE GLI APPELLI
SI TRASFORMINO IN SLOGAN??
ABOLIRE = APRITI SESAMO = SIM SALA BIM ??
COSA POSSIAMO E DOBBIAMO FARE PER NON PROVARE FRUSTRAZIONE
PROFONDA E SOVERCHIANTE SENSO D’ IMPOTENZA DI FRONTE AD UNA
REALTA’ COSI’ DISUMANA COME QUELLA CARCERARIA??
..”da S.Vittore all’Ucciardone…un solo grido rivoluzione” Ti condivido Pino, soprattutto quando suggerisci di abolire l’isolamento che è il viatico per la depressione ed il suicidio, e mi scuso per quanto ho scritto l’altro giorno sul suicidio in carcere come scelta individuale; la mia è stata una reazione emotiva di rabbia e di rivolta contro il “sistema”; quando un uomo arriva a suicidarsi, abbiamo perso tutti e dovrebbe farci riflettere sul da fare. Scusami ancora per l’inizio trionfalistico che può apparire superficiale e “di pancia” Gianni Landi