VIVE LE COMMUNE !

«La rivoluzione è di chi si alza col sole. Avanti!»

(Le cri du peuple –  giornale della Comune di Parigi-18 Marzo 1871 – 28 Maggio 1871)

Il 28 maggio 1871, dopo 72 giorni, terminò un esperimento rivoluzionario per costruire una società diversa che influenzò profondamente i tentativi rivoluzionari successivi. La Comune, per l’importanza e la universalità dei principi cui si ispirò, per il lungo assedio che sostenne, per il numero delle vittime, e per l’orrore delle rappresaglie, può certo considerarsi come uno dei più audaci tentativi che le classi subalterne abbiano mai fatto per emanciparsi.

Il 28 maggio 1871 gli ultimi combattenti della Comune soccombevano a forze soverchianti sulle pendici di Belleville. La borghesia mostrò quale crudeltà e vendetta mette in atto appena il proletariato osa levarsi davanti ad essa come classe con interessi propri, proprie rivendicazioni e un progetto di trasformazione sociale. Decine di migliaia furono i morti. Al cimitero di Père-Lachaise circa 5.000 persone furono fucilate in un sol giorno. Decine di migliaia i condannati e i deportati. Per tutti e tutte ricordiamo Louise Michel

 Paul ELUARD (1951) : fuggiremo il sonno/ Prenderemo al volo/  l’alba e la primavera/ E prepareremo/  giorni e stagioni/ A misura dei nostri sogni.

[..] Il 26 marzo era stata eletta e due giorni dopo veniva proclamata la Comune di Parigi. [..] Il 30 marzo la Comune aveva abolito la coscrizione e l’esercito permanente e proclamato che la Guardia nazionale, nella quale dovevano arruolarsi tutti i cittadini atti alle armi, sarebbe stata la sola forza armata […] Il primo aprile aveva deciso che lo stipendio più elevato di un impiegato della Comune, compreso quello dei suoi stessi membri, non dovesse superare i 6.000 franchi, quello di un operaio […] L’8 aprile era stato deciso di bandire dalle scuole i simboli religiosi, immagini, dogmi, preghiere, insomma “tutto ciò che rientrava nel campo della coscienza individuale”, e la misura era stata a poco a poco attuata. Le donne della Comune così si rivolgevano alle donne di Parigi: «Cittadine, sopporteremo più a lungo che la miseria e l’ignoranza facciano dei nostri figli dei nemici, che padre contro figlio, fratello contro fratello, vengano ad uccidersi fra loro sotto i nostri occhi per il capriccio dei nostri oppressori? Cittadine, noi vogliamo essere libere!… »

«I proletari della capitale, in mezzo alle disfatte, all’incapacità e ai tradimenti delle classi che governano, hanno compreso che era arrivata l’ora di salvare la situazione prendendo in mano la direzione dei pubblici affari

[Dichiarazione del comitato centrale della guardia nazionale. 19 marzo 1871]

Il 30 Maggio Marx leggeva al Consiglio generale lo scritto nel quale l’importanza storica della Comune di Parigi è esposta in tratti brevi, forti, ma così acuti e soprattutto così veri, come non si è mai più riusciti a fare in tutta la enorme letteratura sull’argomento:«Se la Comune fosse battuta, la lotta sarebbe soltanto rimandata. I principi della Comune sono eterni e non possono essere distrutti; saranno sempre rimessi all’ordine del giorno, fin quando la classe operaia non avrà ottenuto la sua liberazione»                                                              «All’alba del 18 marzo, Parigi fu svegliata da un fragore di tuono: ” Vive le Commune! “. Che cos’è dunque la Comune, questa sfinge che tormenta così seriamente lo spirito dei borghesi?»

(Karl Marx, Sulla Comune)

Pietro Kropotkin: «La Comune non poteva essere che un abbozzo iniziale. Nata alla fine della guerra, accerchiata da due eserciti pronti a darsi una mano per schiacciare il popolo, essa non osò lanciarsi interamente sulla via della rivoluzione economica perché non procedette all’espropriazione dei capitali… e perché non spezzò neppure la tradizione dello Stato… ma è certo che se la Comune di Parigi avesse vissuto qualche mese ancora, sarebbe stata spinta inevitabilmente, per la forza delle cose, verso queste due rivoluzioni… »

Engels: «la cosa più difficile a capire è il sacro rispetto col quale ci si arrestò riverentemente davanti alle porte della Banca di Francia. Questo fu anche un grave errore politico. La banca in mano alla Comune valeva più di diecimila ostaggi. (..) occorreva prima di tutto l’accentramento più rigoroso, dittatoriale, di ogni potere nelle mani del nuovo governo rivoluzionario (..) La Comune dovette riconoscere sin da principio che la classe operaia, una volta giunta al potere, non può continuare ad amministrare con  la vecchia macchina statale; che la classe operaia, per non perdere di nuovo il potere appena conquistato, da una parte deve eliminare tutto il vecchio macchinario repressivo già sfruttato contro di essa, e d’altra parte deve assicurarsi contro i propri deputati e impiegati, dichiarandoli revocabili senza alcuna eccezione e in ogni momento. (..) lo Stato non è in realtà che una macchina per l’oppressione di una classe da parte di un’altra, nella repubblica democratica non meno che nella monarchia; (..) Il filisteo socialdemocratico recentemente si è sentito preso ancora una volta da salutare terrore sentendo l’espressione: dittatura del proletariato. Ebbene, signori, volete sapere come è questa dittatura? Guardate la Comune di Parigi. Questa fu la dittatura del proletariato. »

[Friedrich Engels, Introduzione all’edizione tedesca del 1891 della Guerra civile in Francia di Marx]

Michail Bakunin: «Io sono un partigiano della Comune di Parigi, che pur essendo stata massacrata, soffocata nel sangue, dal boia della reazione monarchica e clericale, non ne è diventata che più vivace, più possente nell’immaginazione e nel cuore del proletariato d’Europa, e soprattutto ne sono il partigiano perché essa è stata una audace, caratteristica negazione dello Stato. »

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Una risposta a VIVE LE COMMUNE !

  1. gianni ha detto:

    Bei ricordi e insegnamenti; è sempre utile rivendicare quelle giornate, come Loro ci sbattono sempre in faccia le loro vittorie che ci sono costate migliaia di COMPAGNI ASSASSINATI. Abbiamo cercato di mettere su fb questa pagina ma non c’è stato verso!! Purgano tutto queste merdacce!! Colgo l’occasione per informarti che sabato scorso è morto per un banale incidente stradale un caro compagno livornese: Paolo Braschi. Aveva qualche anno meno di noi; era andato in galera nel ’67 accusato di attentati alla fiera di Milano e dopo due anni fu scarcerato innocente insieme ad altri compagni anarchici incriminati e risultati innocenti al processo ; forse queste bombe erano opera di fascisti legati a Freda! Ho condiviso con Paolo tanti bei momenti di lotta al potere e di sentimenti, a partire dall’assassinio di Franco Serantini a Pisa nel 1972. Paolo era un anarchico “anima e core”…alla vecchia maniera!! Io sono stato sempre più cattivo anche se ugualmete sensibile ed anche un pò “bolscevico” come ero tacciato dai vecchi compagni. Siamo di passaggio, caro Salvatore, e finchè ci siamo ci tocca soffrire- scoppiare. Ti abbraccio con Alberta. Gianni

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