Siamo tutti teppisti!!! Con questo grido, la parte coerentemente rivoluzionaria delle e dei manifestanti egiziani, sono tornati in piazza Tahrir per ricordare le grandi manifestazioni di centinaia di migliaia di donne e uomini con cui si riuscì a cacciare il despota Mubarak. Queste proteste di massa non avrebbero potuto aver luogo senza le dure lotte di lavoratori e lavoratrici portate avanti con un costo altissimo in termini di licenziamenti e arresti. In particolare le lotte che hanno avuto luogo nel 2007 nel complesso tessile di Kafr el Dawwar, nel Delta del Nilo, che ha portato decine di migliaia di lavoratori a mettere alle corde l’arroganza del regime e del suo fiore all’occhiello, la produzione tessile.
L’esercito prima, poi la media e piccola borghesia organizzata nei partiti che oggi controllano il parlamento: Fratelli Musulmani, liberali e Salafiti, vogliono riportare la “normalità” sulle spalle della classe lavoratrice e dei proletari egiziani e dei giovani.
Ma questa “normalità” è fatta di sacrifici e repressione e di crimibalizzazione dei movimenti di lotta… e oggi si torna in piazza al grido “siamo tutti teppisti” per continuare la lotta di cui il 25 gennaio scorso è stata solo una tappa. Anche perché la piazza non è il luogo per eccellenza dello scontro di classe. Oltre che in piazza la lotta deve riprendere e rafforzarsi nei posti di lavoro e nei quartieri, costruendo organismi autogestiti dai lavoratori, e costruendo centri di contropotere da cui partire per dare forza anche alla piazza.
W la rivoluzione egiziana !!!