Nella primavera del 1963, nelle fabbriche torinesi, uscì il giornale “Gatto selvaggio” con il sottotitolo “Giornale di lotta degli operai della Fiat e della Lancia”. Tra i promotori di particolare rilievo Romolo Gobbi e Romano Alquati. Il titolo è eloquente: “Nel sabotaggio continua la lotta e si organizza l’unità”. Si descrive la spontaneità-organizzata degli operai, al di fuori di partito e sindacato. Il nome era stato mutuato da una forma di lotta degli operai inglesi, caratterizzata “da una continua rotazione e cambiamento delle tattiche, dei tempi e dei metodi di lotta: in modo da dare il massimo danno al capitale col minimo dispendio operaio. […] Il gatto selvaggio non si sa dov’è, non si sa quando e non si sa come, improvviso, e gira sempre più rapidamente”.
In seguito alla pubblicazione del giornale, Gobbi venne condannato a dieci mesi di reclusione con l’accusa di istigazione a delinquere e al sabotaggio: “per me è un onore dire che sono stato condannato per apologia di reato, sono stato il primo italiano ad esserlo dalla fine del fascismo, poi vennero gli altri”.