Tutto inizia il 13 giugno con 24 ore di sciopero nazionale dichiarato dalle tre organizzazioni sindacali Fiom, Fim, Uilm. Altissime le percentuali in tutte le fabbriche, meno alla Fiat. Qui ha scioperato per la prima volta un reparto delle Ferriere. Gli operai Fiat dal 1955 erano esentati dagli scioperi contrattuali per evitare la repressione padronale che aveva azzerato l’organizzazione interna e la resistenza operaia. Il 19 giugno ancora alte percentuali. Alle Ausiliarie hanno scioperato al 70%,la Spaè quasi bloccata. Si dice che le astensioni sono grandi in tante sezioni della Fiat.
C’è lo sciopero dei grafici e i giornali non escono. 23 giugno. Giornata da segnare tra le date da ricordare. Dopo quasi nove anni di prepotenze di Valletta, gli operai Fiat hanno «rotto il ghiaccio», come dicono qui, e sono scesi in sciopero con tutti gli altri metallurgici. Si riforma il fronte operaio? Si riforma l’unità operaia?I fatti sono tanti, ma è solo ribellione o è anche consapevolezza? I dubbi del sindacato. Chi ha le idee chiare di cosa sta succedendo è proprio Valletta: 25 giugno,la Fiatchiude per 48 ore. È una serrata. Dicono che Fiat pagherà le due giornate di martedì e mercoledì ai dipendenti; pagherà la giornata di sabato scorso; pagherà quella di martedì scorso (quella dei 7000 scioperanti); pagherà il premio di 27.000 lire. Perché? Una volta le 27.000 le dava in funzione antisciopero, cioè a chi non scioperava, adesso le dà a tutti. C’è qualcosa che non quadra. Valletta ha capito che deve interrompere la ripresa operaia, deve acquietare la situazione. L’ha capito prima e meglio del Pci e della Cgil. 26 giugno, ora le notizie sono più chiare:la Fiatha fatto la serrata e pagherà solo il premio di 27.000 lire a tutti. «Agnelli e Valletta fuggono davanti alla lotta operaia», dice un articolo dell’«Unita». 27 giugno, altra giornata di sciopero e di picchetti davanti alla Fiat, alle medie e piccole fabbriche. E siamo al 5 luglio: alle 5 di mattina davanti ai cancelli della Fiat Ausiliarie, Avio, Lingotto e Carrozzerie per la distribuzione di volantini.
Voci chela Uilaziendale tenta la manovra diversiva insieme al Sida: trattano con la direzione un accordo separato per chiudere la lotta che sta crescendo troppo. Il 7 luglio, la Fiom e la Fim proclamarono uno sciopero di tutti i metalmeccanici torinesi: un successo contro i sindacati filo-padronali. All’esterno di Mirafiori e di altre fabbriche vi furono violenti scontri dopo che i picchetti, bloccate le entrate, rovesciarono delle macchine e picchiarono alcuni dirigenti senza che la polizia riuscisse a controllare la situazione. Nel corso della mattinata si era sparsa la voce che la Uil e la Sida, il sindacato «giallo» padronale, avevano raggiunto un accordo separato con la direzione Fiat: in seguito a ciò 6-7000 operai, esasperati da questa notizia, si riunirono nel pomeriggio in piazza Statuto di fronte alla sede della Uil. Per due giorni la piazza fu teatro di una straordinaria serie di scontri tra dimostranti e polizia: i primi, armati di fionde, bastoni e catene, ruppero vetrine e finestre, eressero rudimentali barricate, caricarono più volte i cordoni della polizia; la seconda rispose caricando le folle con le jeep, soffocando la piazza con i gas lacrimogeni e picchiando i dimostranti con i calci dei fucili. Gli scontri si protrassero fino a tarda sera sia sabato 7 che lunedì 9 luglio 1962. Dirigenti del Pci e della Cgil, tra i quali Pajetta e Garavini, cercarono di convincere i manifestanti a disperdersi, ma senza successo. Mille dimostranti furono arrestati dalla polizia e parecchi denunciati. Una volta ristabilita la calma in città, «La Stampa» proruppe indignata contro i manifestanti.
Sindacati, Psi e Pci, tutti concordarono che gli scontri erano stati il frutto dell’azione di «agenti provocatori». Diego Novelli, il futuro sindaco comunista di Torino, affermò che a molti giovani erano state date 1500 lire e sigarette perché creassero incidenti nella piazza. Quando si arrivò al processo, tuttavia, fu difficile sfuggire alla sconcertante verità: la grande maggioranza di coloro che avevano preso parte ai disordini di piazza Statuto erano giovani operai, di cui almeno la metà meridionali.
[da: Dario Lanzardo, La rivolta di Piazza Statuto, 1979]
Il libro completo (in Pdf) puoi scaricarlo e leggerlo a questo indirizzo: http://213.254.4.221/bess/index.jsp?req_page=view_page&bid=00000049&page_number=1&action=seek
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