Nel marzo del 1973, per iniziativa di alcuni militanti di Potere Operaio, usciti dal convegno di Rosolina dello stesso anno e di altri provenienti da Lotta Continua e dall’autonomia, inizia le pubblicazioni, a Milano, il quindicinale Rosso. Intorno a questa pubblicazione, tra il 1973 ed il 1977, si forma una vasta area di dibattito sia nel nord Italia che nel centro-sud.
Il versante illegale di quest’area di dibattito, tra il 1974 ed il 1977, compie diverse azioni armate, rivendicandole con diverse sigle: Mai più senza fucile, Senza Tregua per il comunismo, Lotta armata per il comunismo.
Dunque: Senza tregua per il comunismo è anche la sigla che ha rivendicato il sabotaggio incendiario Alla International Thelephone and Telegraph Corporation (ITT) di Fizzonasco (Milano 6-11-74) contro “l’attacco alla classe operaia condotto a livello mondiale da questa multinazionale e contro l’appoggio da essa fornito al golpe cileno di Pinochet”.
A partire dal mese di novembre del 1976 si consolida entro questa area una formazione specifica che rivendica le sue azioni con la sigla Brigate Comuniste.
Secondo Marco Barbone, militante (pentito) della Brigata XXVIII Marzo, che sceglie di collaborare con gli inquirenti, “la formale costituzione delle BC è databile con il sabotaggio delle strutture in costruzione del nuovo carcere di Bergamo (13-2-77)…Quando parlo di passaggio formale alla sigla BC, spiego subito che non è che nel corso di una riunione si sia improvvisamente deciso di adottare questa denominazione, ma intendo riferirmi al momento in cui questa sigla formalmente appare all’esterno, che è quello della devastazione del costruendo carcere di Bergamo”.
Tuttavia, il 1 febbraio 1977 le Brigate Comuniste avevano già compiuto e rivendicato con un documento la devastazione della sede della Face Standard a Milano.
Tra il novembre del 1976 e la primavera del 1977 l’operatività delle Brigate Comuniste raggiunge il suo apice. In questo periodo ad essa vengono attribuite azioni su vari terreni:
contro il lavoro nero: attentati e irruzioni presso ditte o piccole imprese; “espropri proletari” a supermercati e negozi di abbigliamento;
contro i centri di spaccio dell’eroina;
contro stazioni o caserme di vigili urbani e carabinieri e sedi della Democrazia Cristiana;
contro dirigenti d’azienda;
contro strutture carcerarie (Avellino, Bergamo e Verbania);
“espropri” per autofinanziamento.
Nell’estate del 1977, le Brigate Comuniste si dividono in seguito ad una discussione sul modo di intendere l’organizzazione armata. Alcuni militanti danno vita alle Formazioni Comuniste Combattenti. Altri, tra il 1977 ed il 1979, si disperdono in varie organizzazioni: Proletari Armati per il Comunismo, Guerriglia Rossa, Prima Linea.
Per le Brigate Comuniste sono state inquisite 85 persone.
Fonte: AA.VV. – La mappa perduta – Edizioni Sensibili alle Foglie, Roma 1994