Confronto tra militanti della lotta armata tedesca: le “Cellule Rivoluzionarie” RZ

Trascrizione “Tempi della rabbia”. Storia e politica delle Cellule Rivoluzionarie (RZ- Revolutionäre Zellen). Documentazione sull’incontro tenutosi al SO36 a Berlino.

Intervista a Rudi Dutschke: (3/12/67)
E così dovremmo fermarci di fronte a questa possibilità storica? Dire “Molliamo tutto, non ce la facciamo, un giorno o l’altro questo mondo finirà. Proprio il contrario invece, possiamo realizzare un mondo come non lo avete mai visto, un mondo che si distingue per non conoscere né guerre né fame e il rinunciare. Io non sono un politico di professione e noi siamo persone che non vogliono che il mondo vada in questo modo. è per questo che abbiamo iniziato a lottare e lotteremo.

MANIFESTAZIONI CONTRO SPRINGER CONLA CANZONE“DISTRUGGETE Ciò CHE VI DISTRUGGE (TON STEINE SCHERBEN).

ENNO SCHWALL: nel 1972 si era creata una situazione di svolta, cioè era successa la prima ondata d’arresti, alcune persone della RAF erano state arrestate. Nonostante ciò non si poteva dire che il concetto fosse fallito. Politicamente non era ancora stabilito per niente se il concetto fosse fallito o meno. Da una parte c’era la riflessione su cosa fare in questa stagnazione temporanea o cesura, dall’altra era tempo di guardarsi indietro, cioè cosa possiamo imparare dalle esperienze che sono state fin ora?

Ci furono diverse riflessioni, dalle quali furono formate le RZ. Da una parte c’era l’internazionalismo, per il qualela RAFha dato l’esempio storico. Questo è il merito storico della RAF di averlo messo all’’ordine del giorno. La seconda cosa era il tentativo di riferirsi alla realtà sociale e il terzo, che era un motivo molto forte nel gruppo nella tradizione della RAF, ma indipendente da essa, era che c’erano molti prigionieri che andavano tirati fuori.

Che XXXXXXX (i prigionieri??) andassero tutelati e che non si potesse permettere che lo stato decidesse da se tartassando le persone.

Il concetto delle RZ era, in contrapposizione con quello della RAF, che si dovessero fare azioni imitabili, che fossero massificabili e che, per così dire, fossero accettabili. Ciò che le RZ e i gruppi facevano, dovevano essere cose che tutti possono fare. Per questo nel concetto iniziale c’era l’invito a “creare due, tre, molte cellule rivoluzionarie”.

Era una strategia importante il non avere patenti di lottarmatisti e non creare nella pratica una gerarchia di forme d’azione, nella quale si presenti l’apice del metodo d’intervento, bensì stare il più possibile nel sociale, diffondersi in questo potenziale dove c’è un movimento di massa che si allarga socialmente ovunque, dove c’è anche un’attesa che ci sia un processo di liberazione, zone liberate ovunque, zone incontrollate, libere dallo stato, dalle quali si possa guardare in che direzione allargarsi. Era inoltre un importante segno distintivo averla.

KLAUS VIEHMANN:  Di base non vogliamo fare una manifestazione nostalgica, bensì pensiamo che la politica e la storia delle RZ sollevano    ancor oggi questioni che in un certo senso sono senza tempo, che loro già nel 1978 formularono come domande alla sinistra. ( Ci ritorneremo dopo). Vorrei chiarire che questo è il nostro interesse e non si tratta di una serata d’aneddoti e neppure di una mostra dei tempi passati.

Vi dobbiamo anche una spiegazione sul perché proprio noi due, Stefan che era nella RAF ed io che ero nel Movimento 2 Giugno, facciamo una conferenza sulle RZ.

Per questo farei un salto indietro: 1973 Golpe in Cile. Per i giovani di allora fu un avvenimento chiave.  Per me ha dimostrato come in una pacifica via al socialismo, (nel 1972 il fronte popolare era arrivato legalmente al potere, per essere precisi al governo) la borghesia o il potere dei complessi industriali come l’ITT non si fecero scrupoli a soffocare con le armi un tal esperimento socialista. Per me e per altri fu un punto importante dire che se perseguiamo uno scopo socialista dobbiamo preoccuparci sin dall’inizio dell’armamento e della legittima difesa da tali forze controrivoluzionarie.

La questione della lotta armata, cioè della sua organizzazione giunse in primo piano. “Cile, la lotta continua” era allora uno slogan assai diffuso e le RZ hanno fatto le loro prime azioni a Norimberga ed a Berlino proprio su questo tema (manifesto 10.50).

Ho avuto contatti con la 2 Giugno a metà anni 70. io stesso ho cercato il contatto. Nel 1976/78 sono stato in clandestinità e mi hanno arrestato nel 1978. Sono stato in galera sino al 1993. NEL 1978 quando sono finito dentro avevo già un processo aperto per le azioni delle Cellule Rivoluzionarie. Questo processo è stato pio archiviato perché mi aspettavano già 15 anni per le azioni della 2 Giugno e non si voleva così fare (o farmi) un processo inutile. Ho conosciuto di persona Gerd Albartus ed Enno Schwall che mi hanno visitato in carcere. Quando poi, nel1983, indue diversi carceri io e Stefan compievamo azioni contro i lavori forzati, le RZ fuori hanno fatto un paio d’attentati dinamitardi a sostegno e lo hanno anche scritto nella rivendicazione “ Vogliamo chiarire che l’attentato contro l’edificio del ministero della giustizia (Justizvollzugamtes) vuol denunciare gli autori di piccole e grosse torture. Questo vale in misura particolare per il nostro compagno Klaus Viehmann. Fui molto grato allora alle RZ per quest’attentato. Mi ha alleggerito notevolmente i successivi 10 anni di galera, perché era chiaro che in galera non ero solo.

Stefan Wisniewski: per noi era allora un po’ più facile comportarsi, perché al tempo delle azioni delle RZ eravamo in gran parte in galera e per questo avevamo un buon alibi (risate di sottofondo) e da quel punto di vista era anche una cosa comprensibile.

Ciò che voglio aggiungere sulla mia storia è che all’’inizio dei ’70 ero nel movimento squat, se movimento si può chiamare.  Allora ad Amburgo occupammo l’Eckhoffstrasse e siamo stati sgomberati velocemente dai commando d’azione. Ma allora abbiamo svolto un lavoro con ragazzi usciti dal riformatorio (Fuersorgezoeglinge) di cui anch’io ho esperienza, oppure con i senzatetto. Questo fu il mio modo d’iniziare e fu presto stroncato dalla repressione, che allora era molto forte.

Nel 1974 vivevo e lavoravo a Berlino e, dopo la morte di Holger Meins, mi sono deciso a varcare la soglia e a partecipare alla Guerriglia, perché allora ho visto come tutto quello che avevamo fatto per sostenere i prigionieri era in parte senza senso, di fronte a come la magistratura senza scrupoli aveva portato Holger alla morte.

Klaus: Le RZ furono create ad inizio anni ’70. C’era anche gente della RAF che ha sostenuto il progetto. Loro erano stati annientati dagli arresti del 1972. Abbiamo analizzato la cosa e abbiamo tirato le conseguenze organizzative, cioè di non tirar su una grossa logistica illegale in futuro: molte auto, molti documenti, molti appartamenti. Questo alla RAF era stato fatale e si doveva evitare nella formazione delle RZ che i militanti dell’organizzazione agissero fuori della legalità e dalla sinistra legale. Solo in un secondo piano ci si doveva riunire illegalmente come RZ e compiere azioni che nella legalità si potevano fare con difficoltà.

Cosa molto importante nelle RZ era che nel corso dei 20 anni decine di persone sono state attive nelle RZ. Ci sono state molte Cellule Rivoluzionarie diverse tra loro, ci sono state diverse correnti ed è sbagliato proprio per il loro periodo conclusivo vederle come un gruppo omogeneo. Questa è stata anche la ragione che ha portato alla loro fine.

Una differenza molto importante nelle RZ era quella tra uomini e donne e, come ha sottolineato Enno prima, le donne gia dall’inizio hanno avuto all’’interno delle RZ una relativa autonomia politica e poi come Rote Zora (“Zora la rossa” dal nome di una favola NDT) si sono divise. Per questo ci rimane la prova che la divisione di genere ha giocato un ruolo importante sin dall’inizio e questo deve essere sempre preso in considerazione. Voglio citare da una brochure di Rote Zora del 1993 “Come gruppo di donne indipendenti all’’interno delle RZ vivevamo sin dall’inizio  la contraddizione di considerare irrinunciabile in ambito politico l’indipendenza delle donne e, all’’interno delle RZ, ci siamo arrangiati con gli uomini, seppure come organizzazione separata ma con i collegamenti che sono  propri di un’organizzazione comune. Solo nella fase di separazione capimmo che non solo i nostri uomini, che pensano e agiscono in modo patriarcale, nella loro ottusità ed incapacità impediscono una proficua collaborazione, bensì che gruppi  di donne autonome e lesbiche sono per noi qui ed ora anche nella lotta militante sono per noi una necessità politica. Le RZ ebbero nella loro fase iniziale un concetto chiaramente rivoluzionario, come hanno riassunto nel 1978, quando hanno messo per iscritto i loro scopi.

1)      imparare i metodi dell’illegalità. Creare forme organizzative illegali, preparare la sinistra all’’illegalità

2)      Intervenire praticamente e politicamente nel movimento. Cogliere le contraddizioni tra pretese politiche e pratica difensiva

3)      Opporsi a rassegnazione ed impotenza rispetto all’’ apparente onnipotyenza della RFT

4)      Eliminare il legalismo nel popolo tedesco e nella sinistra. I tedeschi sono un popolo decisamente fedele alle leggi….

5)      Colpire i singoli per disorientarne molti. Attaccare gli anonimi burocrati ed aguzzini del popolino

6)      Creare una contro opinione pubblica attraverso la propaganda illegale. Volantini, giornali radio pirata

7)      Contro l’internazionale del capitale una prassi imperialista. Sviluppare praticamente l’internazionalismo nella metropoli.

8)      Liberare i combattenti prigionieri/e. Oltre 120 persone da gruppi della sinistra armata 

Sul punto 1: Era negli anni ’70 un punto molto importante. Con l’esperienza del Cile, della storia di Holger e soprattutto con l’autunno tedesco, siamo partiti dal presupposto che tutta la sinistra sarebbe stata illegalizzata e che bisognasse prendere provvedimenti quindi anche le necessarie forme organizzative.

La seconda pretesa delle RZ deriva dal fatto che negli anni 70 il movimento fosse in riflusso e che la forza della controparte e della repressione  fosse molto più chiaramente avvertibile.

Sul  punto tre penso che non ci sia nulla da aggiungere. Era così negli anni ’70 ed oggi è ancora più forte. Il quarto suona un po’ strano ma ha un suo retroscena. Per questo motivo per esempio si sono falsificati i biglietti di viaggio, biglietti collettivi perla BVG(compagnia trasporti berlinese) sono stati falsificati e distribuiti in migliaia di esemplari, nella speranza che la gente facesse almeno piccole violazioni della legge. Sull’esito non c’è dato sapere, ma almeno fu un tentativo.

Dietro c’era la speranza che se si colpiscono gli autori delle solite piccole carognate, li si danneggia, s’incendia la loro auto oppure come dopo, nella campagna sui profughi, li si gambizza; si ottiene che i burocrati siano più prudenti e che ci siano più spazi all’’interno dei quali la sinistra si possa muovere meglio.

Sul sesto punto: negli anni ’70 non c’erano ancora le radio libere. Le RZ ne hanno organizzata una “Unfreies West Berlin” (Berlino ovest non libera) e, dopo l’annuncio, hanno fatto delle trasmissioni di tanto in tanto. Hanno anche fatto dei giornali, principalmente il loro (?Revolutionaere Zorn: Rabbia rivoluzionaria) ma non solo. Sul settimo è molto importante dire che la prassi è proseguita negli anni80 inmaniera molto diversa che negli anni 70. Basta dire dall’azione OPEC fino a quella dell’Adler. Sul punto 8, come ha gia detto Enno, significa liberare la guerriglia urbana che sta in galera ed a fine anni 70 erano circa 120 prigionieri.

Le RZ hanno sviluppato diverse azioni secondo le  strategie che abbiamo abbozzato. Le prime furono contro l’ITT, corresponsabile del colpo di stato in Cile. Poi ci furono le azioni antisioniste sulle quali, come per esempio Entebbe, dobbiamo ancora parlare. Ci furono inoltre attacchi qui a Berlino al consiglio di quartiere responsabile dello sgombero di un centro giovanile qui a Berlino, il Putte. Allora fu una contrapposizione molto importante. L’amministratore della Krone Werke[1] responsabile allora di licenziamenti di massa, ha avuto la carretta in fiamme. Le donne delle RZ hanno attaccato il duomo di Bamberga per richiamare l’attenzione sul ruolo della chiesa nell’oppressione della donna.

Vedi video per elenco azioni (…)

Arriviamo così ad un punto che a ragione è sottolineato di rosso: la partecipazione di elementi delle RZ all’’azione OPEC

Stefan: Per spiegare la collaborazione di tedeschi che s’intendono rivoluzionari coi Palestinesi, bisogna spiegare la situazione del dopo 1972. Allora i palestinesi con un commando che si chiamava Settembre Nero presero in ostaggio gli atleti israeliani cosa che poi, grazie all’’intervento della polizia tedesca si è trasformato in un massacro: tutti gli atleti morirono, di palestinesi ne sopravissero quattro e morì inoltre un poliziotto tedesco. Allora sui media  c’era un tono denigratorio  nei confronti dei palestinesi e degli arabi in genere. Ci furono espulsioni di massa contro l’organizzazione studentesca UPS In questo clima la sinistra ha espresso solidarietà con quest’organizzazione studentesca e la sua politica. Questo però è solo un aspetto. Torneremo sulla questione d’Entebbe e su come sia cambiata la posizione nei confronti d’Israele. In ogni caso allora c’era una comprensione dell’internazionalismo e che si dovesse collaborare con i movimenti di liberazione. C’erano allora contatti in Spagna, Grecia, Portogallo o Cile. Però erano i Palestinesi che in pratica portavano avanti le azioni armate antimperialiste con i gruppi d’altri paesi. Per questo si deve comprendere che tedeschi, e non solo loro, abbiano collaborato con i palestinesi.

L’unica eccezione poteva essere il Black Panther Party, che allora negli USA praticava un’autodifesa armata e che pure qui in Germania hanno fatto delle campagne. Si trattava soprattutto, in relazione alla guerra in Vietnam, di tirar fuori soldati neri dall’esercito e di sostenerli come disertori.

KLAUS: in questa foto (…) si vedono i simboli di RZ, I Weathermen (USA), ETA, IRA, la coordinazione di gruppi latinoamericani, il Polisario, il Movimento 2 Giugno, il Fronte popolare di Liberazione della Palestina,la RAF, BR, i Fedayn del popolo in Iran che puntano al nemico principale il Pentagono e, poiché si tratta di un manifesto tedesco, qualcuno ha aggiunto il BKA (polizia federale tedesca) che proprio oggi compie, purtroppo, 50 anni.

Questo disegno rappresenta l’aspettativa che i gruppi di guerriglia d’ogni parte del mondo agiscano con il nemico principale, l’imperialismo nordamericano e la repressione interna, in questo caso il BKA.

Tornando all’’azione OPEC: la solidarietà con i palestinesi ha avuto anche altri elementi che in maggioranza non sono considerati, ma che sono altresì importanti per capire perché compagni/e tedeschi hanno partecipato all’’azione contro l’OPEC.

Infatti, nel 1975 fu rapito dalla 2 Giugno il politico della CDU Lorenz e in cambio furono liberati 5 prigionieri politici e 2 dimostranti (Manifestazione per la morte di Holger Meins 10/11/74 NDT). I 5 poterono volare nella repubblica popolare dello Yemen del Sud, che oggi non c’è più ed è stata accorpata allo Yemen del Nord. Bisogna chiaramente dire che senza la solidarietà dei Palestinesi i 5 non avrebbero ricevuto accoglienza laggiù.  Quest’aspetto nel sequestro Lorenz è passato in secondo piano, ma proprio per tale aspetto che trovo condivisibile che si volesse rendere la solidarietà che c’era stata nell’accogliere i prigionieri in quel paese e le sue strutture, proprio da parte di gruppi palestinesi che li hanno accolti laggiù e hanno lavorato con loro.

L’attacco all’OPEC fu organizzato da PFLP Operazioni Esterne. Il gruppo O.E. era per così dire un braccio del PFLP. Ufficialmente non vi apparteneva ma informalmente possiamo lasciare aperta la questione. Questo gruppo era comandato da WADI HADDAD, responsabile di numerose azioni oltre appunto a quella dell’OPEC.

Lo svolgimento, come emerso al processo, è stato che il commando ha assaltato l’edificio facendo 3 morti e sequestrando 11 signorotti del petrolio di diversi stati. In seguito è volato ad Algeri dove sono stati liberati 4 ministri e il commando poté proseguire. Questo è stato lo svolgimento a grandi linee, per come è stato anche presentato dai media.

Retroscena della decisione di partecipare all’’azione, anche da parte dei tedeschi, era che da almeno sei mesi infuriava in Libano la guerra civile, nella quale i palestinesi erano attaccati dalla falange e si trovavano in una situazione d’estrema pressione. L’azione era per così dire un modo di contrastare questi avvenimenti.

Scopo dell’azione, strano per le azioni dei Palestinesi, non era Israele, ma i poteri forti arabi la ricca oligarchia petrolifera.

Nel comunicato del commando si denunciò tra le altre cose 1) fermare i terribili massacri in Libano che ho appena nominato 2) divisione tra la popolazione dei proventi del petrolio per uno sviluppo della società. Questa è la prova che si dovesse trattare di una rivoluzione araba e non di un movimento nazionale di liberazione.

Per un altro verso era però solo l’appoggio di un movimento di sinistra di liberazione nazionale, non c’erano richieste di liberazione socialrivoluzionaria in riferimento a determinate forze in questi paesi, non vi erano riferimenti internazionali, vale a dire ad una qualche lotta nella metropoli. La potrei descrivere come un azione militare diplomatica, che ha rivolto a stati e governi le loro richieste. L’azione dell’OPEC fu così il braccio armato di interessi statali o di chi appunto stato voleva diventare. Non fu il braccio armato di un movimento socialrivoluzionario o di un soggetto sociale.  Ancora una cosa che non è stata divulgata: Prima dell’azione si è parlato degli obiettivi che dovevano essere raggiunti. Si disse che i ministri del petrolio, fu fatto l’esempio di quello dell’Arabia Saudita, avrebbero dovuto essere condotti nei loro paesi d’appartenenza per essere scambiati là con i prigionieri politici. Fu con questa prospettiva, che diversi compagni aderirono all’’azione.

A causa del clima e delle fasi differenti all’’interno delle RZ, 12 anni dopo ci fu invece un’azione completamente diversa. Adesso la Rote Zora compì un’azione internazionale e attaccò l’industria dell’abbigliamento Adler (Manifesto del video “Azioni contro l’Adler. Le fabbriche non bruciano da sole, ma hanno bisogno del tuo aiuto”. L’Adler si piega alla violenza.).

Retroscena dell’azione era stato lo sciopero in una fabbrica nella Corea del Sud, dove le donne coreane scioperarono contro lo sfruttamento sul lavoro, che era dovuto al fatto che si dovessero offrire vestiti a prezzi stracciati. Numerose filiali dell’Adler furono colpite da piccoli incendi che provocarono i dispositivi antincendio, causando danni enormi (Foto di un negozio: chiuso per attacco terroristico). L’Adler si è così piegata alle richieste, accettando le richieste delle lavoratrici sud coreane. Questa fu un’azione di un relativo successo. Questo fu possibile nel contesto che era maturato negli anni 80. Cito da Revolutionaere Zorn (Rabbia Rivoluzionaria, bollettino RZ, NDT) del gennaio 1981: “Dobbiamo prendere atto che le analisi sull’imperialismo che sono state fatte, si sono limitate in prevalenza a prendere in esame l’aspetto, politico, economico e militare, trascurando così la strategia delle donne qui e nel terzo mondo”.

Per inciso era anche il caso dell’azione OPEC, trattandosi non certo di donne, ma di strutture di potere. Questa lotta di liberazione consiste secondo questa nelle strutture economiche centrali del realismo imperialista. Le condizioni quotidiane ed avvertibili di distruttiva violenza e sfruttamento non sono prese in considerazione. Noi pensiamo però che le possibilità di un movimento rivoluzionario siano nell’agire sulle condizioni quotidiane imposte dallo stato e l’attacco alle strutture centrali del potere dello stato ne può rappresentare solo una parte. Speriamo in un’unione della militanza di massa e di forme d’azione sovversiva”.

Qui abbiamo due concezioni differenti di antimperialismo e/o antimperialismo

Nel 1975 nell’azione OPEC ci fu un’azione di un commando con un Leader, Carlos, di cui parleremo ancora, e nell’altra abbiamo un collettivo di attori/trici che non è poi finito agli onori della cronaca, non c’erano eroi in un modo o nell’altro.

Nella prima azione nè le RZ nè i compagni che vi hanno concretamente partecipato, hanno avuto controllo sullo svolgimento. Cioè altri avevano deciso perché gli altri avevano ampiamente lasciato la cosa nelle loro mani. Nel caso dell’Adler c’era un piano proprio ed un proprio controllo dello svolgimento. Sapevi già da prima cosa sarebbe successo. Nell’azione dell’Opec ci furono morti e periti che furono pure messi in conto. Nel caso dell’Adler ci furono consapevolmente solo danni alle cose.  Per riassumere l’azione OPEC fu spettacolare e mediatica, quella sull’Adler esemplare e riproducibile. Ci sono poi state anche azioni successive contro Adler fatte su quel richiamo. Nel caso OPEC non c’era nessun riferimento al dibattito interno alla sinistra in Germania, mentre lo sciopero in Corea del Sud era un tema quandola Rote Zora ha incendiato

I riferimenti sono una caratteristica molto importante. Nel 1975 c’era quello ai “movimenti di liberazione” e ai cosiddetti “stati progressisti”, forse la Libia, forse il COMECON, nel 1987 ci si riferiva alle lotte sociale nella Trikont con una forte connotazione antirazzista. Il capo dell’Adler, che ironia della sorte si chiamava effettivamente Fuerchtegott (letteralmente “timori di dio ”). L’Adler ha sempre lodato le mani svelte delle lavoratrici sudcoreane, cosa indubbiamente razzista. In ogni caso l’elemento femminista, era di dare solidarietà allo sciopero di donne. Da questo vi vede, come ci tengo a sottolineare, che le RZ siano cambiate molto dagli anni 70 agli 80.

Adesso trattiamo di un punto che è assai difficile da trattare. Si tratta dei dirottamenti aerei e in particolare di quello di Entebbe con le questioni di antisionismo ed antisemitismo che si riferiscono non solo a quest’azione. Un’altra questione era che le RZ, a differenza di RAF e 2 Giugno, consideravano che NON CI FOSSERO POI COSì TANTI PRIGIONIERI? (tra le loro fila?). Voglio dire che non c’era pressione per concentrarsi su quest’aspetto, comela RAF.

Stefan: Per tornare ai sequestri se ne devono ricordare gli antecedenti alla fine degli anni60, in particolare dei palestinesi. Nel 1969 per esempio un aereo americano fu dirottato a Damasco. Poi nel 1972 ci fu un dirottamento con la richiesta di 5 milioni di dollari per finanziare la lotta armata invece che la liberazione di prigionieri. Ci fu anche un precedente nella storia delle Black Panther, anche se in quel caso si trattava di uno che voleva andare in esilio in Algeria. Questo per ricordare come i sequestri aerei fossero allora un mezzo non rifiutato nello scontro che allora c’era.

Chi vuole analizzare i retroscena che c’erano in queste azioni, deve considerare che questa tolleranza di fondo dipende da una contrapposizione che allora c’era. Si considerava come responsabile non solo il governo del paese ma anche i singoli cittadini, che se ne fregavano se i loro governi bombardavano quei paesi. Questa non è una giustificazione dei sequestri, solo un delineare l’ambito nel quale si discuteva. Allora c’era un libro di Leila Kaled “il mio popolo deve vivere che era diventato un testo di culto in settori non certo minoritari della sinistra. Questo per spiegare il perché alcuni militanti rivoluzionari siano ricorsi a questi mezzi. Ciò che si vuol adesso tematizzare, che è anche il motivo per il quale certe azioni da un certo punto in poi siano state abbandonate anche dai palestinesi perché giudicate controproducenti, è appunto Entebbe, dove c’erano militanti tedeschi e fra l’altro passeggeri dello stato Israele, cioè ebrei.

Klaus: Sì, infatti, si tratta del dirottamento di un volo di linea Tel Aviv Parigi. Il commando era composto da due tedeschi e due palestinesi PFLP OE. I due Wilfried “Bonny” Boese e Brigitte Kuhlmann erano tra i fondatori delle RZ. Dopo uno scalo in Libia l’aereo è atterrato ad Entebbe in Uganda, dove regnava un dittatore abbastanza sanguinario- è stato sempre chiamato dittatore da operetta ma, di fatto, di uno di questi figuri si trattava, Idi Amin. Il commando ha richiesto la liberazione di 53 prigionieri politici, 40 palestinesi detenuti in Israele, diversi in Kenia, Svizzera e 6 nella RFT: Ralf Reinders, Inge Viett, Fritz Teufel (2 Giugno) Werner Hoppe, Ingrid Schubert e Jan Karl Raspe (RAF). Ci sono alcuni articoli che si confrontano con la questione dell’antisionismo e antisemitismo e che devono essere letti per spiegare nel complesso la situazione.

È accaduto che, una volta arrivati ad Entebbe, i passeggeri, inizialmente tutti, sono stati portati negli edifici dell’aeroporto. Quelli che non provenivano da paesi nei quali era stata richiesta la liberazione di prigionieri sono stati a poco a poco rilasciati (c’erano solo passeggeri francesi (perché?) ed israeliani trattenuti NDT). Poi il commando, pure i 2 tedeschi, ha diviso i passeggeri con passaporto israeliano sono stati divisi dagli altri e portati in un altro luogo dove sono rimasti un giorno prima di essere ricondotti al gruppo (ormai solo un paio di francesi e il personale di volo). Questo è ciò che le RZ trattano come selezione d’ebrei. Il giorno dopo un commando israeliano è atterrato ad Entebbe, ha ucciso i dirottatori e una trentina di soldati ugandesi ed ha liberato tutti gli ostaggi meno uno che era rimasto in ospedale ed è stato poi assassinato dai servizi ugandesi dopo che il commando era volato via.

Volevo anche rammentare un’altra cosa fino ad oggi non nota. A fine Giugno 1976 era stata progettata l’evasione di 4 donne (Inge Viett, Juliane Plambeck, Gaby Rollnik della 2 Giugno, e Monika Berberich della RAF, NDT) dai molto pochi membri della 2 Giugno ancora in libertà. Durante i preparativi è avvenuto questo dirottamento e poiché Inge Viett era sulla lista, esso ha provocato un rafforzamento della sicurezza carceraria a Lehrter, vale a dire che il sequestro non era più possibile. Chi aveva preparato l’evasione, alla notizia del sequestro e soprattutto delle richieste è quasi caduto dalla sedia. Dopo che il commando ha liberato gli ostaggi, le misure sono state tolte e qualche giorno dopo, il 7/7/76, l’evasione è riuscita.

Da allora anche per la 2 Giugno, perché c’erano 3 di loro in lista, Entebbe è diventato un tema e c’erano differenti posizioni sull’accettazione di tali azioni. Io ero a Berlino allora ed appartenevo ai “legali”. Noi criticammo Entebbe per un altro motivo. È puro caso chi si trovi sull’aereo e quest’arbitrarietà non ha niente a che fare con una politica rivoluzionaria. C’erano all’interno della 2 Giugno persone che l’ hanno vista in un altro modo. Proprio quelli che hanno collaborato con i palestinesi. All’’interno se n’è discusso aspramente ma non trapelò nulla all’’esterno. Sarebbe stato meglio se allora si fosse criticato apertamente ma, appunto, non lo si fece e ciò ci può essere rimproverato ancora oggi.

Proprio per questo nostro interesse nell’azione di Entebbe ci fu un colloquio 6/9 mesi dopo con una persona che era laggiù e che era sopravvissuta solo perché casualmente era andata via prima. Gli domandammo com’era andata e devo purtroppo dire che le questioni furono poste secondo criteri militari e di svolgimento. Non potevamo immaginarci, neppure oggi posso, che i due fossero così antisemiti che fossero andati là per selezionare passeggeri ebrei. Non era sicuramente cosa loro. S’intendevano come antifascisti, ma la portata del loro agire non gli fu chiara.

Il motivo fu che il commando, e c’erano fondate ragioni, temeva un attacco dal Kenia. Per questo gli ostaggi furono spostati. Questa penosa ragione militare- tattica sembra effettivamente il motivo della decisione per quello che ne so. Dopo che il governo Israeliano annunciò che avrebbe liberato gli ostaggi, i passeggeri Israeliani furono riuniti agli altri. L’esito della storia poi è noto.

Nonostante ciò tali domande vanno poste.

Stefan: Come sfondo bisogna pure ricordare che sino al 1967 la sinistra era pro Israele ela SDS fece campagne a suo favore. Si vedeva il movimento dei Kibbutz come socialista e portatore di speranze di cambiamenti sociali. C’era poi la questione, che in seguito è scivolata in secondo piano, che molti sopravvissuti all’’olocausto erano fuggiti in Israele. Cioè che Israele era visto protagonista di un’altra storia e non solo come persecutore dei palestinesi.

Loro forse non avevano considerato che come tedeschi, per quanto si considerassero antifascisti e rivoluzionari, si   trovavano di fronte ad un’altra situazione, di minacciare cioè gente sopravvissuta ai campi di concentramento e di sterminio puntandogli le armi. Un elemento molto importante oltre all’’internazionalismo che trovava la sua giustificazione di fronte a storie come quella del Cile e Vietnam, era quello di dire durante la falsità del miracolo economico “noi non faremo come la passata generazione che permise il nazismo”. Allora si pensava che il vecchio antifascismo fosse inutile perché c’era un nuovo fascismo che non veniva dalle masse ma piuttosto dalle istituzioni, per questo che si cercò lo scontro con esse. Ma ciò che fu trascurato da quest’internazionalismo era che qui i vecchi nazisti avevano mantenuto le vecchie posizioni ed avevano caratterizzato questo paese. Ciò non fu tematizzato abbastanza, a volte fu pure attaccato. Anche la storia dei profughi non fu tematizzata ed è per questo ad esempio che è possibile che dopo 50 anni ci sia la discussione se si debba risarcire o meno i lavoratori coatti del Reich e che l’industria si permetta di giocare con queste persone discutendo di elemosine. Se si vede la storia tedesca, questo era un tema che sarebbe dovuto stare all’’ordine del giorno negli anni 70 quando erano in vita molti più reduci d’oggi.

Klaus: Questa è una citazione del 1978 delle RZ che c’illustra bene l’antifascismo di allora.

“Non sappiamo ancora se ci riuscirà ad allargare in maniera decisiva le basi della resistenza oppure se il popolo tedesco è così avanti nel proprio pensiero da decidersi ancora una volta per una soluzione fascista, seppure con precedenti segni premonitori. Già nel 1933 la sinistra organizzata tedesca si è data per vinta. Nella speranza che il nazismo andasse in rovina da solo, SPD e KPD hanno rinunciato ad un’organizzazione della resistenza. Se 10.000 morti nella lotta contro il fascismo sembravano troppi, ce n’erano 56 milioni alla fine della seconda guerra mondiale.  Non c’esporremo ancora una volta all’’ accusa di aver lasciato qualcosa d’intentato.

In questo modo d’intendere non era compreso di intendere antisemitismo per fascismo o appunto nazismo e non necessariamente quello di razzismo.. Questo pensiero era manchevole e penso che oggi il dibattito ci abbia portato (presumibilmente) più avanti.

Arriviamo ora ad un tema che è relativamente avvolto nei misteri.

Questa foto è tratta da un video dei servizi ungheresi e mostra, presumibilmente o nei fatti, Carlos a sinistra di Johannes Weinrich in colloquio con un qualche servizio segreto. Nebulose come la foto sono anche le conoscenze sul gruppo. Carlos, che divenne un leader dopo l’azione OPEC, lasciò in lite il PFLP un paio d’anni dopo fondando un gruppo proprio “Internazionale rivoluzionaria”. Lo chiamerò Gruppo Carlos, come, infatti, è noto. In questo gruppo, che sin dall’inizio fu molto dipendente dai servizi segreti arabi, hanno collaborato ex appartenenti alle cellule rivoluzionarie. Ciò è incontestabile. Questo gruppo si è posizionato molto chiaramente sulle contraddizioni tra metropoli e Trikont, oppure con i paesi del socialismo reale. Non ci sono richieste o azioni socialrivoluzionarie nel gruppo di Carlos. Hanno agito lungo questa linea primo mondo terzo mondo e soprattutto lo hanno fatto nella misura in cui i servizi segreti che li appoggiavano lo hanno permesso. La struttura del gruppo non era per niente trasparente anche per chi ci ha avuto a che fare. C’era un leader molto chiaro, una conduzione chiara e soprattutto nessun influsso del dibattito della sinistra. Esso si è diretto solo verso interessi tattici e strategici. Questi interessi sono proprio ciò che risulta fatale ad un gruppo.

Si è illegali e ricercati nella RFT. Si decide di lasciare il paese per unirsi ad un gruppo rivoluzionario, si sarebbe potuto andare in america latina, ma per i buoni contatti si optava per il vicino oriente entrando così in un gruppo del quale si rimaneva dipendenti. Non si hanno documenti, appartamenti ecc. il gruppo diviene l’uno ed il tutto. Si decide ciò che va bene per il gruppo e ciò che il gruppo sceglie. Questo è un processo psichico subdolo che le persone tralasciano. Il corso forzato degli avvenimenti arrivano poi a caratterizzare la propria coscienza. Così può accadere che gente che all’’inizio degli anni 70 era nel Soccorso Rosso, o tra gli occupanti di case come noi due, entrino in scena in tali gruppi compiendo azioni che loro stessi 10 anni prima avrebbero trovato schifose.

Stefan: Carlos è originario del Venezuela. Studiò in Russia all’’ università Lumumba e fu uno dei primi a lottare in Giordania durante il settembre nero (1972?), dove migliaia di palestinesi furono uccisi dall’esercito giordano. Con questo voglio dire che i sintomi di un tale sviluppo c’erano già anche se non erano riconoscibili allora.

Klaus: il prossimo punto mi tocca al cuore, in quanto ero amico di Gerd Albartus, che mi ha visitato in carcere fino a poco prima della sua scomparsa. Possiamo dar per certo che Gerd è stato ucciso nel 1987 dal gruppo di Carlos quando è volato in vicino oriente per incontrarsi con loro. Ci sono state speculazioni sul motivo della sua uccisione. In principio non contano nulla perché i motivi sono nella struttura del gruppo stesso.  Tali gruppi che vivono in una sorta di sottovuoto, che non hanno più contatti sociali all’’infuori dei loro Hotel o appartamenti cospirativi, tendono fortemente alla paranoia. Ogni più piccola deviazione o problema è associato al tradimento e ciò, per i rischi che un tradimento potrebbe portare al gruppo, provoca una sola punizione: la morte. Tali gruppi hanno come parametri ciò che la sinistra non dovrebbe più avere dai tempi di Stalin ela CEKA. Di ammazzare gente per motivi politici, o come sempre si dice tradimento, o perché potrebbero essere un rischio. Gerd si è fatto quattro anni come membro delle RZ non ha detto nulla agli sbirri, già questo sarebbe chiara prova che non era in nessun caso un traditore. Riguardo alle loro accuse si deve specificare: 1) fu uno sbaglio trattarlo come un traditore. C’era un traditore nel gruppo ma non era lui. Se poi lo hanno beccato ciò rafforza ancora di più ciò che sostengo. 2) Gerd qui in RFT ha vissuto ufficialmente come omosessuale che naturalmente portava con se contatti e/o relazioni che non c’entravano nulla con un gruppo come quello di Carlos. Per questo Gerd, che ha vissuto a lungo nella RFT che non poteva avere contatti con loro per lungo tempo, divenne la vittima ideale. A chi è stato assente per lungo tempo si può imputare tutto e ciò gli è risultato fatale.

INTERVISTA CON ENNO SCHWALL(1986) PER UN DOCUMENTARIO SULLA LOTTA ARMATA E ALLORA NON PUBBLICATA.

Riunendo comunicati su campagne, azioni, e discussioni di RZ e Rote Zora degli ultimi tempi si può stabilire che ci fu un chiaro tentativo di uscire dalla crisi di cui si è parlato prima ed è in questo senso che si deve considerare la campagna sulla questione dei profughi che fu portata avanti nel tardo autunno /inverno.

Klaus: tra la fase che Enno ha rammentato e quella di cui noi abbiamo parlato, a fine anni ’70 ci sono ancora un paio d’avvenimenti e molte azioni delle RZ. Per prima cosa ci fu una spaccatura, si può chiamarla tranquillamente così, a fine anni 70. Non fu una divisione precisa, ci furono persone che si sono comportate in vari modi come Gerd  Albartus per esempio.

Le RZ, come pure RAF e 2 Giugno che persero gente oppure il gruppo cambiò in maniera radicale fino al suo scioglimento, dovettero per così dire rincollare i cocci e ripartire con la nascita, nei primi anni 80 di nuovi movimenti sociali, che con la riunione delle reclute a Brema[2](Maggio 1980) e il movimento squat a Berlino trovavano la loro più chiara espressione. La cosa si è svolta in maniera piuttosto rapida e bene. Poi ci furono attentati all’’ ufficio federale del lavoro, ci furono ancora stampe di biglietti falsi, ci furono un paio di azioni contro l’imperialismo USA, in particolare durante la visita di Reagan ci furono numerosi attentati, qui a Berlino contro il quartiere generale AFN. Poi ci fu la campagna contro lo Startbahn West a Francoforte sulla quale non entriamo nel dettaglio.La Rote Zora ha fatto inoltre azioni contro la mercificazione della donna ed a sostegno delle lavoratrici nel mondo. Inoltre hanno fatto le prime azioni contro le biotecnologie e tecnologie riproduttive, che oggi sono diventati un tema molto più urgente e importante. Hanno colpitola Schering qui a Berlino Ovest, il centro di ricerca di Braunschweig, l’istituto di genetica umana a Muenster. Si fecero tra l’altro azioni contro lo scarto /eliminazione di handicappati e questo è un tema assai importante.

Nel 1983 RZ e Rote Zora scrissero un documento congiunto sul movimento pacifista qui in Germania: “I nuovi movimenti sociali, e ciò dipende dal movimento pacifista, si sviluppano in misura crescente trasversali a questioni di classe, si sovrappongono alle questioni sociali e in parte si sviluppano persino verso destra. Come unico punto di riferimento di una prassi rivoluzionaria diventano dubbi. Ogni vecchio “entrare nel movimento” che pone la questione della mobilitazione davanti ai loro contenuti o scopi, non basta più come criterio. Così è sopraggiunta anche una certa disillusione nei confronti della possibile base nella massa, e riguardo al  massiccio radicamento delle RZ qui nella RFT. Di conseguenza, una sinistra che si riferisce a criteri di classe, proletariato e sottoproletariato, deve riflettere le forme organizzative e il corso delle proprie forme di resistenza.”

Ciò significa che le RZ allora fecero un’autocritica che metteva in discussione in particolare la loro strategia di massificazione, di nascita, ancoraggio e allargamento nei nuovi movimenti sociali. In seguito, e pure questo è un notevole cambiamento rispetto agli anni 70, scrissero” Il terzo mondo nel suo insieme non può più essere visto come soggetto storico, a partire dai cambiamenti rivoluzionari anche nei centri dell’accumulazione del capitale, per questo  non ci si può  definire  più la  loro quinta colonna (lett braccio allungato) della resistenza qui.” Questa è una critica al vecchio antimperialismo degli anni 70, mentre sembrava che l’era dei movimenti nazionali di liberazione volgesse alla fine. L’unione tra elite indigena e sottoclasse è diventata vacillante. E la lotta unita per la liberazione sociale nella metropoli come anche nel terzo mondo diviene il nuovo presupposto naturale per un nuovo internazionalismo.

Enno: I profughi sono espressione propria di un movimento di portata mondiale. I profughi che giungono qui sono diversi dai migranti degli anni 60 e 70 che venivano qui per altri motivi. Loro sono la punta di lancia di coloro che sono mobilitati in tre continenti, quelli che vivono nei campi profughi, che sono scacciati dai loro affetti, guerre, azioni di contro-insorgenza, programmi di trasferimento forzato ecc. Voglio dire che se si fanno azioni e una politica che si riferisce a questo soggetto sociale, non ci si riferisce solo agli asilanti, come si dice in questo senso giuridico, ma ci si riferisce a questi processi sociali, che internazionalmente ci stanno dietro. Ciò che si deduce altresì da questo comunicato delle RZ, è che accanto a quest’ondata di migrazione, che è percepibile attraverso le ondate di profughi che ci vengono “posati sull’uscio”, c’è un secondo aspetto che si mescola col primo, qui da noi, infatti, regnano la disoccupazione, i contratti a termine, le condizioni di lavoro precarie, l’innalzamento dell’età pensionabile ecc. Un settore che viene riassunto col concetto di “povertà di massa” e che comprende una grossa area sociale qui da noi, sia nel quotidiano che nella discussione politica. Bisogna considerare che le RZ hanno sempre tentato di riferirsi a questi due soggetti in principio. Dicono che in principio ci sarebbe la possibilità che questi due settori si mescolino facendo cristallizzare  una singolare esplosività sociale, alla quale ci si dovrebbe riferire.

È un processo che è ancora in formazione e si può considerare che il mescolarsi di entrambi i processi provochi un’esplosività sociale molto forte.

Klaus: Si era data questa valutazione, che ci fosse una nuova povertà di massa nella RFT, che la sottoclasse si espandesse sensibilmente e che allo stesso tempo, a causa di un ampio impoverimento nei paesi della Trikont ci fosse un nuovo soggetto. I profughi, non solo quelli politici,  ma anche i migranti erano ambasciatori ed effetto di questa povertà e per questo venivano nella metropoli. L’incontro tra i due soggetti impoveriti, la sottoclasse bianca e questi migranti, avrebbe portato ad una nuova situazione alla quale un’organizzazione rivoluzionaria come le RZ avrebbe dovuto prepararsi. Quindi inizialmente la campagna profughi non fu pensata come campagna di solidarietà, ma bensì come progetto rivoluzionario. Al riguardo nel 1985 le RZ hanno scritto: “Non sappiamo dire se la questione dei profughi sia una politica antimperialista con linee di confronto, con le quali si possa includere la subclasse bianca, ma la lotta per il fattivo diritto di permanenza per i profughi è giusto anche se rimane isolato dalle subclassi bianche. Questa lotta non è una questione umanitaria o giuridica e non si limita alla questione del diritto d’asilo politico. Essa è parte di una lotta di classe globale.”

Ciò significa che le RZ hanno iniziato la campagna sui profughi perché volevano agire nell’ambito di una lotta di classe globale, dal basso verso l’alto. Era questo l’approccio iniziale. Penso però che il problema fosse, come hanno scritto pure le RZ, che si facevano sì azioni in solidarietà con i profughi ma mancava appunto il collegamento con i substrati proletari bianchi. Questa forza esplosiva rivoluzionaria che si sperava si sprigionasse dall’incontro tra i due soggetti non si verificò per niente. Non per questo si è rinunciato ad azioni di solidarietà ai profughi ed alcune sono materia del processo che si è aperto oggi (legge). Eccone un elenco: polizia per stranieri Amburgo, archivio centrale stranieri Colonia, alto tribunale amministrativo di Lunenberg (responsabile delle decisioni sul diritto d’asilo),la Croce RossadiBerlino Ovest che allora, come anche oggi da poco tempo, era responsabile dell’alloggio dei profughi, gli sbirri di frontiera a Hagen ed Hahn,la Lufthansa, contro la quale c’è ancora oggi  una campagna, che già nel 1986 fu attaccata per la sua partecipazione alle espulsioni.

Poi nel 1992  fu pubblicato  un documento che si diffuse abbastanza di una delle Cellule Rivoluzionarie ” La fine della nostra politica”. In esso, richiamandosi all’’ allora  fallimento della campagna sui profughi, si tentava di spiegare perché si poneva fine alla prassi militante illegale. Non ci soffermiamo sul documento che andrebbe discusso nei singoli punti ma è apparso su “Interim” una “lettera a Luka” che   offre una posizione ben discussa e buona. Noi nel 1992 eravamo in galera e l’abbiamo presa da un punto di vista speciale.

Stefan: Proprio sul carcere ho sempre avuto una posizione che lo individuava come un terreno sociale. C’erano state già da lungo tempo contrapposizioni, sin dal 1981 da quando avevo preso posizioni diverse dai miei compagni della RAF volendo intervenire in maniera diversa sul carcere. Le carceri poi erano cambiate nella loro composizione in maniera crescente nel corso degli anni. Nel 1992 nel carcere dov’ero io, più del 50% di stranieri in parte provenienti da più di 50 nazioni. Ho avuto relazioni sociali con molti che erano minacciati dall’espulsione, ho vissuto il razzismo a pelle specialmente da dopo il 1989 quando molti pensavano che sarebbe venuto un momento di liberazione, mentre invece si preparavano tempi minacciosi di razzismo e antisemitismo. Proprio in questo contesto il comunicato  non mi apparve chiaro. Bisogna vedere che poco prima c’erano stati i fatti di Rostock[3] e che se si motiva la decisione di smettere con questa critica su ciò che non è successo si sarebbe potuto allo stesso modo impiegare esperienze e strutture per difendere chi per esempio si trovava vittima di tali pogrom. La stessa faccenda c’è stata sul documento su Gerd Albartus. Riguardo a ciò ci sono sempre buoni motivi per i quali un documento basilare del genere non è più diffuso nella sinistra e sul fatto di portare avanti una politica del genere si potrebbe discutere. Io la trovo in parte anche giustificata o evidente, ma penso che qualcuno veda diversamente l’azione contro Kaiser presso il monumento al campo di concentramento di Ravensbrueck.[4] Da questa storia si poteva dedurre che si sarebbero dovute stabilire altre priorità. Premetto comunque  che per me dalla galera, dove non si ha un punto di vista molto limitato e non si percepisce per intero il dibattito nella sinistra.

KLAUS: si voleva fare un tentativo di superare questo “fine della nostra politica” e capire perché effettivamente le RZ hanno messo fine alla loro politica.

C’è una speculazione, che trovo fondata, ed è che le RZ abbiano avuto il problema che tutti i gruppi armati nella RFT hanno avuto( o avranno nel caso che ce ne siano di nuovi). Penso che nel caso delle RZ sia stato un problema strutturale che ha portato alla fine delle loro attività. Le RZ sono sempre state dipendenti dalle condizioni della sinistra, se volevano avere nuova gente o appoggio dalla sinistra e sempre quando la sinistra era in crisi (e questo all’’inizio degli anni 90 è stato il caso). Questa crisi così si è ripercossa sulle RZ. Non si può vedere la storia delle RZ separata da quella della sinistra. Loro avevano inoltre il problema basilare, che ETA ed IRA come altri movimenti di liberazione non avevano, che le RZ non hanno mai avuto un braccio legale. C’era sempre la questione di come si potessero trasformare azioni di successo, che nella storia delle RZ ci furono, in un successo politico. In altre parole dov’era la forza politica che le portava avanti. Poteva essere solo la sinistra radicale legale a farlo, se essa non può farlo, anche le azioni migliori cadono nel vuoto. Un altro problema stava nel vantaggioso concetto delle cellule, cioè la divisione in diverse cellule autonome che non sono collegate tra loro e che comunicano tra loro solo indirettamente, cosa che dal punto di vista della sicurezza è molto sensato ma che nel lungo periodo può creare problemi, si può cioè arrivare a spaccature se queste cellule, che comunicano in modo rudimentale tra loro, non sono più unite. Se le condizioni sotto le quali le cellule agiscono, iniziano a cambiare si perde anche l’unità delle cellule. Questo, a mio avviso, è stato il caso anche a partire dagli anni 90. Un ulteriore problema è causato dal fatto che esse agiscono dalla legalità. Si crea un problema quando qualcuno delle RZ viene illegalizzato e deve andare in clandestinità. Come ti comporti in questi casi? O vai in clandestinità all’’estero, scegliendo un concetto antitetico a quello delle RZ oppure agiscono come illegali nelle RZ. Così si ripropone il problema che già RZ e 2 Giugno già avevano, cioè quello di preoccuparsi per la logistica. In questo caso si viola comunque un concetto base delle RZ. Questo punto è stato un problema pesante in diverse fasi delle RZ.

La concentrazione delle RZ al problema dei profughi se da un lato era una spinta importante per il lavoro sui profughi della sinistra e un sostegno per i profughi stessi, dall’altro fu naturalmente un restringimento su un tema di  gruppi rivoluzionari che avevano iniziato agendo sulla società nel suo complesso e questo alla fine era un ripiegamento dall’approccio rivoluzionario di tutta la società e ad un certo punto appare così il problema del cosiddetto “riformismo armato”. Vale a dire: facciamo azioni per combattere il singolo inconveniente, cosa che è giusta e legittima e nel caso della campagna profughi la cosa era più che legittima, ma in questo modo si perde ciò che l’organizzazione ha messo in moto. La voglia di rivoluzione è un motivo molto forte. Se pensi che sia la soluzione di tutti i problemi  per essa sei pronto a rischiare se pensi di farcela, o per lo meno alla prossima generazione. Ma questo non era più avvenuto.  I problemi soggettivi legati alla doppia esistenza possono sembrare strani da sentire, ma dovete pensare che qui nella RFT i gruppi armati erano sempre formati da poche persone, alcune decine e, nella maggioranza  dei casi, meno. Se quindi da questa quantità una mezza decina se ne distacca per motivi personali la differenza si fa già avvertibile. Proprio questa struttura delle RZ, che vive nella legalità ma che fa prassi nell’illegalità, causa un cambiamento quando la vita legale diviene meno rivoluzionaria, molti di voi lo sapranno: la casa, il lavoro, le relazioni. tutto ciò diviene un po’ più piacevole. Non c’è più quella spinta a lottare come negli anni 70. Questo è anche il contesto nel quale si muovono i membri delle RZ invecchiando. Si sentono legati al loro ambiente legale, questo è un corso forzato che influenza la struttura illegale delle RZ che s’incontra una volta alla settimana, una volta al mese. Ciò non si nota subito, cioè la forza che determina il tutto è quell’illegale e questa struttura illegale è molto meno forte di quella legale in cui vivi. Quando poi sopraggiungono difficoltà come quelle rammentate oppure anche una demoralizzazione a seguito di attentati che hanno avuto una scarsa risonanza o che sono falliti, in alcune persone può già apparire la domanda sul senso di tali sforzi.

La solidarietà ai profughi puoi svolgerla molto bene anche nelle strutture legali, in altro modo anche attraverso pubblicazioni o manifestazioni legali senza doversi muovere di notte tra i cespugli con una calibro 45.  Un problema è appunto quello dell’invecchiamento(risa). Beh non riesco a vedere se sono i giovani o i vecchi quelli che ridono comunque penso che sia chiaro adesso che a questi problemi soggettivi, oppure si può anche parlare di un invecchiamento delle RZ, si può imputare una fine senza un comunicato conclusivo definitivo, cioè questi problemi soggettivi e organizzatori portano ad una conseguenza politica, quella di cessare le attività e che in più questa conseguenza politica non è dichiarata esattamente. Penso che ciò sia stato un errore e mi auguro ancora un comunicato in questo senso oppure una dichiarazione di chiusura delle RZ, perché sarebbe il punto di partenza per ulteriori discussioni. Il documento delle RZ del 78 iniziava così: “Confrontare sempre la sinistra con il problema della lotta armata”.Stasera ci abbiamo provato. 

DOMANDE ALLA SINISTRA (1978)
1)      CON QUALE PROSPETTIVA VI METTETE IN MOTO?
2)      COSA AVETE DA CONTRAPPORRE ALLO STRAPOTERE DELLO STATO?
3)      A QUALE SCONTRO SOCIALE VI RIFERITE?
4)      C’è POI QUALCHE FORZA CHE VI SOSTIENE?
5)      CHE RUOLO HANNO NELLE VOSTRE RIFLESSIONI I MOVIMENTI DI LIBERAZIONE?
6)      COSA SIGNIFICA PER VOI CHE L’AMBITO D’AZIONE POLITICO SI è RIDOTTO A CONFORMITà E FIDUCIA NELLO STATO?
7)      QUALI CONCLUSIONI FINALI TRAETE DALLE VOSTRE ANALISI?
8)      COSA AVETE IMPARATO DAL CILE?
9)      IL PROBLEMA DELLA FASCISTIZZAZIONE è DA RISOLVERE COL METTERE AL RIPOSO CHI SI DIFENDE?
 [1] Nome? Fabbrica?
[2] rekrutenverinigung : vedi.
[3] Lichtenhagen …………………
[4] che azione???’

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