Uso delle armi chimiche da parte dell’esercito italiano
Gli aggressivi chimici furono utilizzati per la prima volta durante la Grande Guerra. […] I morti causati da questa condotta della guerra furono moltissimi, soprattutto all’inizio del conflitto, quando i soldati non avevano una dotazione individuale per la difesa.
[…]I paesi membri della SdN (Società delle Nazioni) il 17 giugno 1925 sottoscrissero il Protocollo per la proibizione dei gas asfissianti, tossici o di altri gas, e degli strumenti di guerra batteriologici. Nonostante questa limitazione, gli eserciti non smantellarono i reparti chimici e continuarono a fare studi sui procedimenti, prodotti e armi. Addetti militari, tecnici, alti ufficiali dei diversi eserciti si scambiavano informazioni e organizzavano esercitazioni congiunte.
[…] l’impiego delle armi chimiche da parte delle forze armate italiane, aggiornato e fatto con documentazione d’archivio, in merito alla guerra d’Etiopia grazie alle ricerche svolte da Angelo Del Boca, Giorgio Rochat e Roberto Gentili, le informazioni più importanti sono note, anche se rimarrebbe ancora molto da scrivere. La tematica è ampia e complessa, non si limita alla storia militare ma tocca nodi importanti della storia l’Italia, come i rapporti tra industria, mondo scientifico, regime e forze armate.
Il Servizio chimico militare, che dal 1926 era ridotto a 5 compagnie di corpo d’armata e a 2 battaglioni di 2 compagnie, crebbe notevolmente in vista della campagna d’Etiopia. Il 28 luglio 1935 ad Asmara fu costituito un apposito ufficio chimico composto da 43 ufficiali, 71 sottufficiali, 1.487 soldati, con a disposizione 270 tonnellate di aggressivi. Anche i reparti lanciafiamme erano di competenza del Servizio chimico, ma il loro impiego fu limitato perché le apparecchiature erano pesanti e pericolose.
Gli aggressivi chimici nel corso della guerra furono impiegati dall’aeronautica, dall’artiglieria e da reparti appiedati del Servizio chimico. Tra il gennaio 1936 e la fine della guerra, a Massaua furono inviate – stando ai dati riportati da Giorgio Rochat – decine di migliaia di proietti per artiglieria da 105/28caricati ad arsine. Questi colpi furono sparati nel corso del conflitto solamente durante la battaglia dell’Amba Aradam l’11, il 12 e il 15 febbraio 1936, poi furono lasciati nei depositi.
L’aeronautica fu la forza armata che utilizzò la quasi totalità degli aggressivi chimici. Era dotata di due tipi di bombe: C500T da 280 kg caricate a iprite (212 kg), che esplodevano a circa 250 metri dal suolo vaporizzando il liquido e contaminando un’area di 500-800 metri per 100-200, e le C100P caricate ad arsine (100 kg). In Eritrea e Somalia furono inviate 540 C100P, 3.300 C500T e diverse migliaia di bombe da 21, 31 e 40 kg caricate a iprite e fosgene, in parte già presenti in colonia. Sul fronte nord Badoglio fece sganciare un migliaio di C500T, in Somalia l’aeronautica sganciò un totale di 30.500 kg di bombe all’iprite e 13.300 kg di bombe al fosgene. Badoglio fu il primo a fare ricorso agli aggressivi chimici, il 22 dicembre 1935, nella battaglia dell’Endertà contro gli armati di ras Immirù; sul fronte sud l’aeronautica utilizzò il gas per la prima volta due giorni dopo, contro la località di Areri. Da fine dicembre 1935 e per tutto il resto della guerra, il lancio di gas diventò una pratica di routine … Graziani proseguì anche in aprile e maggio.
I gas furono utilizzati nelle operazioni di polizia coloniale anche dopo la proclamazione dell’impero del maggio 1936….Seppure in maniera ridotta, l’aeronautica proseguì con i gas fino al 1939… L’artiglieria , oltre che sull’Amba Aradam, utilizzò i colpi ad arsine almeno una seconda volta, nello Scioa, nel villaggio di Zeret nell’aprile del 1939.
[Matteo Dominioni, Lo sfascio dell’impero, Laterza 2008, pag 33 segg]
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