Brevi cenni su alcune attività conflittuali e sovversive sanguinose del proletariato e delle masse povere arabe contro gli sfruttatori, mai ricordate.
L’INCENDIO DEL CAIRO
Sabato 26 gennaio 1952, poco prima di mezzogiorno partono i roghi. Obiettivi sono i luoghi del divertimento e dei ricchi del Cairo e Alessandria.
«A mezzogiorno il quartiere moderno, centro degli affari, è in fiamme. … le tragiche macerie fumanti di quella sera non erano soltanto quelle dei “quartieri alti” del Cairo: erano anche le macerie di un’epoca, di un sistema, di una società, dei rapporti fra un popolo e un potere, erano i frutti perversi di una lunga tensione rivoluzionaria che ne chiamava altre». (il 23 luglio dello stesso anno, gli “ufficiali liberi” guidati da Nasser prendono il potere) [Jean Lacouture – Nasser – Ed Riuniti 1972 pag. 79]
«In effetti, dopo la prima scintilla le larghe masse si precipitarono pr esprimere ciò che sentivano, intensificando gli incendi, rubando e saccheggiando. L’incendio del Cairo non è stato, come appare oggi, un semplice incidente di polizia, ma piuttosto l’esplosione di quelli che non possedevano nulla contro quelli che monopolizzavano il diritto alla vita. [Mohammed Hassenein Heikal – 1961- citato da A. Abdel Malek – La pensée politique arabe contemporaine]
«A mezzogiorno del 26 gennaio comincia l’incendio del Cairo. Sono le masse diseredate che costituiscono il grosso delle forze incendiarie – benché vi si uniscano gruppi d’operai e di piccoli borghesi. Furono incendiati … cabaret, cinema di lusso (Rivoli, Metro), caffè alla moda (Groppo) – cioè luoghi che sono il simbolo dei privilegi di classe a cui le masse diseredate non hanno diritto di accesso… furono incendiati grandi negozi (Cicurel, Chamla, Adès) – e infine il “Turf Club”, lo “Shepheard’s” (simboli del bel mondo coloniale), la Barclay’s Bank, ecc.-in altri termini le piazzaforti dell’imperialismo….sorgeva da un bisogno autentico delle masse diseredate ed era essenzialmente orientata, in varie forme, contro i nemici del popolo.» [Mahmoud Hussein – La lotta di classe in Egitto 1945-1970 -Einaudi 1973 pag.66, 67 – secondo lo storico del Medio Oriente GuidoValabrega dietro il nome di questo autore si celano i veri autori: Adel Rifaat e Baghat Elnadi, nasseriani]
«…prima di mezzogiorno entrano in azione gruppi di incendiari. … Chi sono? Militanti del vecchio partito di Ahmed Hussein , le camicie verdi del Giovane Egitto diventato partito socialista, fanatici di “Sciabab Mohammed” che predicano il “ritorno al deserto”, ma anche e soprattutto militanti dell’organizzazione segreta dei Fratelli musulmani». [Anouar Abdel-Malek – Esercito e società in Egitto 1952-1967 – Einaudi 1967 pag. 30]
I Precedenti: …nei villaggi, i contadini non ne potevano più di essere sfruttati, tanto più che il prezzo del cotone è caduto dopo il boom della guerra di Corea. Gli occupanti inglesi costretti a concedere l’indipendenza all’Egitto, a causa dello sviluppo del movimento nazionalista esaltato dalla rivoluzione del 1919, mantenevanoo forze armate nella zona del Canale di Suez per un controllo totale insieme alla Francia. Posero sul trono una monarchia incapace (il sultano Ahmed Faud e nel 1936 il figlio di questi Faruk), circondata da funzionari corrotti e servi della GB. Le aggressioni israeliane alla Palestina coinvolsero l’esercito egiziano che si sentiva tutore dei diritti palestinesi, ma che non fu all’altezza di esprimere il proprio appoggio alla causa palestinese a causa di tradimenti degli alti ufficiali legati alla corona. Dalla sconfitta del 1948 si sviluppa intorno al Canale, a Ismailiah, la guerriglia contro gli occupanti inglesi e assume un carattere permanente e crescente. Fino al punto in cui le truppe ausiliarie di polizia popolare egiziana, i “Boulouks Nizam” proprio a Ismailiah vengono massacrati dalle truppe inglesi. Il gen. Erskine comandante delle forze del Canale, alle 7 del mattino del 25 gennaio circonda la loro caserma perché i Boulouks solidarizzano con le manifestazioni popolari contro le guarnigioni inglesi. ATell El Kebir, un commando di guerriglieri egiziani si era infiltrato nella base inglese ed aveva fatto saltare le munizioni. Il comando inglese impone la consegna delle armi e la resa, al rifiuto dei “Boulouks Nizam” fa aprire il fuoco dall’artiglieria. Oltre 50 i morti. Quando la notizia giunge al Cairo, la città esplode. Tutti i locali dei ricchi, frequentati dagli europei vengono incendiati.
«…nessuno dei partiti politici esistenti, nemmeno comunisti ,era capace concretamente di prendere l’iniziativa, attesa da tutti, di lanciare le masse verso gli obiettivi a cui tutti tendevano: riarmo popolare e organizzazione nazionale della resistenza…» [M. Hussein – idem– pag 65, 66]
altre rivolte
TUNISIA – Gennaio 1984, sotto la presidenza di Habib Bourghiba, scoppiano moti di piazza causati dall’aumento di prezzo del pane. Durante la sommossa, che coinvolge tutto il Paese, muoiono almeno 80 persone, mentre i danni provocati da saccheggi, incendi, furti a edifici pubblici e privati superano i 400 miliardi delle vecchie lire. Vengono arrestate migliaia di persone.
ALGERIA – Dal 5 al 10 ottobre 1988 infuria la cosiddetta «guerra della semola» o «guerra del cous-cous», a causa della carenza di beni di prima necessità, tra cui il piatto tradizionale maghrebino. Il presidente Chadli Benjedid reprime la protesta con i carri armati: i morti sono 162 secondo le fonti ufficiali, migliaia i feriti.
La rivolta sfocia comunque in un referendum sulla riforma costituzionale e in elezioni presidenziali vinte da Bendjedid, nel 1984 e nel 1988, che aprì la strada al multipartitismo superando il regime di partito unico, l’FLN. Nel 1990 le elezioni amministrative vengono vinte dal Fronte Islamico di Salvezza (FIS) di Abassi Madani e Ali Belhadj, con il 54%. Dopo l’arresto di questi, il Fis con la direzione di Abdelkader Hachani si aggiudica anche il primo turno delle successive elezioni politiche (26 dicembre 1991) in tutto il paese fuorché Algeri. Queste le percentuali di voto: FIS 47,3% e 188 seggi, FLN 23,4%, FFS 7,4%, MSP 5,3%. Il secondo turno sarebbe stato un ballottaggio fra i due candidati più votati e avrebbe dato una maggioranza dei due terzi al FIS, che avrebbe permesso di modificare la costituzione laica.
L’11 gennaio 1992 l’esercito prende il potere con un colpo di Stato, il controllo del paese passa nelle mani di una giunta militare “Supremo Consiglio di Sicurezza” che affida la gestione politico amministrativa ad un “Supremo Comitato di Stato” di cinque membri (un militare, due del FLN e due indipendenti) guidato, su richiesta dei militari, dal vecchio resistente Muhammad Boudiaf, richiamato dall’esilio ma assassinato il 29 giugno 1992 e succeduto da Ali Kafi, fino a 30 gennaio 1994. Il Fis viene messo fuorilegge. Da allora per oltre dieci anni imperversa una guerra civile tra Fis passato in clandestinità e giunta militare con stragi, morti e devastazioni di territori.
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Alla luce di questi precedenti possiamo con più elementi valutare le recenti “primavere arabe” e anche le derive terroriste di questi giorni
L’ha ribloggato su sergiofalcone.