14 febbraio 1950: la polizia spara sui braccianti in Puglia

1949, 1950: anni di dura restaurazione capitalista guidata dalla democrazia cristiana con l’utilizzo dell’apparato di stato delle forze di polizia traghettate dal regime fascista

14 febbraio 1950 Seclì in provincia di Lecce circa 2000 abitanti, situato nel versante occidentale del Salento, tra la Serra di Cutrofiano e la Serra dei Campi Latini
Tra la fine il 1949 e il 1951 i braccianti pugliesi, mobilitati dalla Federbraccianti, portano avanti una dura lotta per la concessione delle terre incolte, con scioperi, cortei e occupazioni di terreni. Nel dicembre 1949 iniziano le manifestazioni e le lotte nella zona dell’Arneo nel Salento e di altre zone della provincia: oltre 40.000 ettari di terre NON coltivate di proprietà di latifondisti; 23.000 ettari di proprietà di sole 81 famiglie; 20.000 braccianti e contadini nella zona dell’Arneo disoccupati vivono in assoluta povertà. In Puglia la disoccupazione supera il 50%.

I contadini senza terra e i braccianti decidono di occupare il latifondo del marchese Tamborrino di Maglie. Sono le terre dell’Arneo tra Nardò, Copertino e Veglie. Le occupazioni delle terre e le manifestazioni guidate dalla Federbraccianti e dalle Leghe e hanno carattere “rivendicativo”, ossia puntano a far inserire le terre dell’Arneo nella Legge di Riforma Agraria in discussione in Parlamento. Dunque sono simboliche, si occupa, si sta lì qualche giorno, si aspettano assicurazioni da parte dei politici, poi si disoccupa.

La repressione poliziesca colpisce duramente, usando anche le armi da fuoco. In una manifestazione a Seclì, cittadina di 2000 abitanti in provincia di Lecce, un bracciante di 31 anni Antonio Micali viene colpito da raffiche di mitra all’addome e morirà dopo alcuni giorni (sulla morte del Micali vi sono versioni contrastanti, alcuni dicono che non sia poi morto). Comunque questa la pagina dell’Unità del 14 gennaio: unit_14_febbraio_1950_edizione_nazionale

La lotta si inasprisce e le occupazioni successive assumono un carattere diverso. Ora i braccianti e i contadini occupano per starci: spietrano le terre, le dividono tra loro e le mettono a coltivazione. Il governo coglie la “novità” di un “contropotere” in atto, di una riappropriazione effettiva, si preoccupa e decide di rispondere col massimo della ferocia repressiva. Scelba, ministro dell’interno, dispiega migliaia di armati. L’ordine è preciso: stroncare l’occupazione con manganelli, bombe fumogene e, se serve, con armi da fuoco. Per terrorizzare la popolazione, grazie alla collaborazione del ministro della difesa, utilizza perfino un aeroplano da guerra, contro braccianti armati di sole zappe e roncole. Fra il 28 dicembre 1950 e il tre gennaio 1951 si ebbero gli scontri più accesi: tre giorni ci vollero alle forze armate di polizia per sgombrare, con decine di feriti showimg2e oltre cento arrestati. Poi vennero i processi e la galera, ma le terre dell’Arneo furono inserite, in parte, nella riforma agraria. Una riforma che non raccoglieva nemmeno un po’ le richieste dei braccianti.

Fu necessario dunque riprendere la lotta.

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2 risposte a 14 febbraio 1950: la polizia spara sui braccianti in Puglia

  1. Fiamma Schiavi ha detto:

    …e continuiamo ancora a farcelo mettere in quel posto

  2. gianni landi ha detto:

    Speriamo che i giovani compagni leggano queste rivisitazioni storiche e che vadano in piazza preparati in maniera adeguata allo scontro, perchè non ci illudiamo..la storia si ripete sempre, oggi come ieri e bisogna essere pronti a rispondere colpo su colpo! Alla Bussola di Viareggio alla fine dell’anno noi eravamo disarmati ma i caramba ci spararono lasciando il compagno Soriano Ceccanti su di una sedia a rotelle per tutta la vita !…e poi si meravigliano per quella foto di un militante che spara ad altezza d’uomo contro i carabinieri …! ma chi ha cominciato per primo a sparare, da Avola e Battipaglia in poi? eppure erano ed eravamo compagni che difendevano e protestavano per i soprusi e l'”orgia” del potere. Nessun pentimento ! bisogna rispondere e corrispondere ad armi pari, od è meglio rimanere a casa e blaterare sul Web. Ci hanno fatti passare per provocatori, per teste calde, per esaltati, per terroristi sanguinari, per gente pagata dai padroni (questo lo diceva il P.C.I. alla fine degli anni ’70!), per figli della borghesia ecc. BASTAAAAA! Ci saranno sempre dei “capi popolo” pronti a lottare duro, perchè “una storia è finita, ma la storia continua” e non deve trovarci impreparati ! Dobbiamo soltanto avere le idee più chiare su ciò che vogliamo ottenere e come ottenerle…ma la rabbia non ci manca. Gianni

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