Marianne e… la Rivoluzione

Certo, la conosciamo la Marianne, e conosciamo cosa rappresenta. Rappresenta la Rivolta, l’Insurrezione, la Rivoluzione, “la libertà che guida il popolo” come è rappresentata nel famoso quadro di Eugène Delacroix.

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La Marianne è diventata ed è la rappresentazione allegorica della Repubblica francese, ancor oggi.

Ma la bella Marianne ne ha subite di trasformazioni! Ma proprio tante!

Siamo nel XVIII secolo, in Europa la borghesia è ormai pronta ad assumere il ruolo di classe dirigente, non solo economica – questo lo è già – ma anche politica. Deve quindi scalzare il potere delle aristocrazie, dei loro imperi e delle case regnanti la cui legittimità non è più effettiva. È un obiettivo possibile, ma per raggiungerlo deve animare e armare le masse popolari, persuaderle che la responsabilità del loro malessere è tutto delle classi dell’ “ancien régime” ed esortarle a insorgere contro il “tiranno”.

Per infiammare gli animi delle masse popolari ci vuole una bella immagine, un simbolo in cui si riconoscano i poveri, i diseredati, gli ultimi, che simboleggi la loro voglia di rivolta, ma sia anche capace di “far sentire uniti” intorno a qualcosa di originario: la Nazione, la Patria, la Rivoluzione, la Libertà, l’Uguaglianza, ma sono solo parole, ideologie vuote, niente di concreto. Ma se queste parole fossero rappresentate da una donna del popolo, una via di mezzo tra la mamma e l’amante, che susciti passioni e infiammi gli animi, che sappia anche nutrire e proteggere, allora ci siamo. Il simbolo è fatto! Uno dei più potenti simboli realizzati in epoca moderna!

Ed ecco la Marianne! La Marianne del 14 luglio 89, è una giovane donna col berretto frigio (il berretto di origine anatolica ma che in epoca romana veniva portato dagli schiavi liberati. Da allora simboleggia la libertà), esuberante e sommariamente vestita; indossa una corta tunica, mettendo in mostra le gambe dal ginocchio in giù e, nei movimenti della battaglia, lasciava scoperti i seni prosperosi. Non era ancora il dipinto famoso di Delacroix, ma la Francia rivoluzionaria ne era piena e, in ogni manifestazione popolare era l’immagine principale, di gran lunga più visibile delle madonne e delle immagini religiose.

In quel decennio rivoluzionario di fine ‘700 con fazioni l’un contro l’altra armate, dai radicali Giacobini ai moderati Girondini, con scontri e massacri, con la ghigliottina che faceva gli straordinari, nessuno ebbe il coraggio di modificare di una virgola la Marianne. La Rivoluzione era in corso, diversa per ogni fazione, ma comunque una Rivoluzione, e ciascuna fazione aveva bisogno della partecipazione delle masse popolari che andavano a morire sulle barricate, la Marianne andava bene così.

Fino a quando?

Marianne statue in ParisLa borghesia, nelle sue diverse fazioni, aveva bisogno del popolo per insorgere con le armi e spazzare via il regime precedente, ma doveva anche costruire una società moderna, sviluppare l’industrializzazione, incrementare l’urbanizzazione. E soprattutto doveva – rapidamente – mettere ordine e laboriosità nella società per favorire lo sviluppo delle industrie, delle banche, l’ordinato andazzo delle città, con i suoi quartieri operai e i lussuosi quartieri degli affari e della borsa, con i suoi negozi per un consumo sempre più di massa. Doveva altresì ordinare l’agricoltura, doveva avere strade sicure e trasporti rapidi. Insomma doveva dare linfa allo sviluppo capitalistico. Per questo, d’altronde, era stata fatta la Rivoluzione borghese!

Così la buona Marianne si ritrova…ben vestita! Ordinata e pulita, non quella scalmanata che aveva infiammato le giornate dell’89.

Ora deve rappresentare i “nuovi” valori della classe dominante, della borghesia: rispettabilità, decenza, decoro, efficienza, caratteristiche obbligatorie del nascente “citoyen”, ma anche amore per il lavoro e per la famiglia. L’amicizia diventa valore centrale da contrapporre alle passioni sessuali che, si sa, provocano disordine.

La modernità, l’industrializzazione e l’urbanizzazione necessitano di società sempre più disciplinate e ordinate dedite al lavoro, con nuclei familiari stabili e numerosi che producano carne da lavoro e carne da cannone.

Ma l’ancien régime è lì, non ancora del tutto sconfitto, pronto a tornare. È necessario periodicamente rianimare gli spiriti popolari e ridare vita alla Rivoluzione. La Rivoluzione si fa se c’è passione. Ci vuole di nuovo un’immagine per infiammare gli animi e i corpi e portarli alla lotta, per avere carni da sacrificare sull’altare dei grandi ideali, la Rivoluzione, la Patria, la Nazione, la Libertà. Si prende la brava Marianne, la si fa alzare in piedi, le si mettono panni popolari che, sotto l’impeto della battaglia, scoprono la sua nudità combattente, nudità, che alimenta passione nei sanculotti, ormai “citoyen”, guidati, armati e pronti a combattere e morire seguendo Marianne. Guardate come sprona i cittadini alla battaglia!, incurante dei cadaveri sul terreno e dei suoi vestiti che fuggono. Armi, morti, feriti…le Rivoluzioni si fanno così (con il massimo rispetto di chi crede che la rivoluzione sia una sorta di bicchierata tra amici). Ne muoiono in combattimento almeno 800 fra gli insorti e circa 200 fra i soldati. Migliaia ne moriranno in seguito a ferite o nelle buie galere.

È il 1830 è: la rivoluzione di Luglio o seconda rivoluzione francese, avvenuta a Parigi nelle giornate del 27, 28 e 29 luglio per impedire il colpo di stato di Carlo X, ultimo sovrano della dinastia dei Borbone, pressato dai vecchi poteri che non ci stavano a vedersi messi da parte. Carlo tenta di dare pieni poteri alla monarchia, le masse in armi lo rovesciano, lo sostituisce Luigi Filippo (non più “re di Francia”, ma “re dei francesi”), il re della Monarchia di Luglio. In quei giorni (le cronache dicono il 28 luglio) Eugène Delacroix dipinge la Marianne più famosa. Come la vediamo nell’immagine iniziale.

Ma la storia non finisce qui. La storia non finisce mai!

E così arriviamo al famoso ’48. il 25 febbraio 1848, l’appena proclamata Seconda Repubblica bandì un concorso per determinare quale immagine allegorica si sarebbe dovuto scegliere per rappresentarla. Fu scelta sempre una Marianne, ovviamente, ma ben vestita e addirittura… seduta!, sebbene circondata di simboli rivoluzionari di libertà di uguaglianza e fraternità. Vestita e seduta, una onesta madre di famiglia capace di allevare sudditi, ora cittadini, e di far quadrare il magro salario del marito occupato 13 ore in fabbrica.

Era necessario trasmettere una sensazione di stabilità: se la Marianna si siede, il potere può star tranquillo. Purtroppo, a dispetto dell’immagine, la Seconda Repubblica durò nemmeno 5 anni, terminando la sua breve vita il 2 dicembre 1852.

E ancora nel 1870 il famoso incisore e illustratore Paul Gustave Doré ritrasse la Marianne repubblicana che guidava ancora un esercito di cittadini, a imitazione dell’immagine di Delacroix, ma i cittadini non erano sanculotti, e lei era ben vestita, matura d’età, e non la fanatica e infervorata pulzella che guida gli straccioni all’assalto del potere.

Marianne-2Di nuovo Marianne viene rivestita, si copre i seni nudi che avevano infiammato i combattenti. Viene vestita e messa di nuovo seduta. Il viso si fa austero, quasi da istitutrice inglese, ne riso, né rabbia. Via le passioni! Si lavora ragazzi!,… e poi si fanno anche le guerre, ma guidate dai generali e gerarchicamente organizzate.

È la borghesia che difende le sue conquiste, anche combattendo, ma non più con l’impeto rivoluzionario che pure l’aveva caratterizzata negli anni dell’abbattimento dell’ancien régime.

È la borghesia, contraddizione vivente, nella sua ascesa a classe dominante. Ha le contraddizioni del modo di produzione capitalistico, che si è incaricata di diffondere in tutto il pianeta, contraddizioni che ogni pochi anni scatenano crisi devastanti che costringono alla fame milioni di proletari e distruggono aree del pianeta; non solo guerre per allargare i mercati e impadronirsi delle materie prime, ma anche crisi tra la “moralizzazione dei costumi” che aveva cavalcato contro la corruzione e il degrado della nobiltà e del clero, con Marianne a impersonare i valori di rispettabilità, decenza, decoro, efficienza e e la realtà della società capitalista. Questa è scossa da continue e profonde tensioni tra classi sociali in continuo tumulto e trasformazione. Il conflitto, la battaglia è inevitabile, fisiologica. Ogni classe, ogni settore sociale, spesso, ha bisogno di infiammare di nuovo gli animi: c’è da formare eserciti, c’è da combattere guerre, c’è da organizzare conflitti contro sacche di potere del vecchio ordine. E poi, poi inizia a muoversi, a organizzarsi e a lottare questa nuova classe: la classe operaia formata nelle fabbriche, che aveva accompagnato le rivoluzioni dei settori progressisti della borghesia, ma proprio in quelle fabbriche stava prendendo coscienza della propria condizione e si rendeva conto che il nuovo padrone, la borghesia appunto, era il vero nemico da abbattere per conquistare la propria liberazione.

E così Marianne, vestita o seminuda, seduta o lanciata nella battaglia, assurge a simbolo di tutti i francesi. Ma nel cuore della gente, se sfruttati e oppressi, la Marianne vive nel loro immaginario come quella dipinta da Delacroix,… in attesa della prossima rivoluzione… perché ce n’è un urgente bisogno!

La storia potrebbe finire qui. Ma…

È il 4 aprile del 2011, nel munle2marianneicipio della cittadina francese di Neuville-en Ferrain (meno di 10 mila abitanti), vicino a Lille si discute animatamente; il sindaco Gérard Cordon ha deciso di rimuovere la statua della Marianne, simbolo della repubblica francese perché le sue forme da maggiorata (immagine a destra) inquietavano gli sposini che andavano a giurarsi eterna fedeltà proprio nei pressi di quell’emblema di abbondanza e generosità.

La statua della «Marianna procace» è stata chiusa in un armadio del palazzo municipale: si trova agli “arresti” era costata 1400 euro. Sarà sostituita da un nuovo busto dal costo di 900 euro (immagine a sinistra).

Forse è vero che la donna ha molto a che vedere con tutto ciò che si muove intorno alla Rivoluzioneimages

Cherchez la femme!!!

Nota:

Non solo in Francia i valori borghesi, o meglio, le ideologie borghesi come: nazione, patria, interesse nazionale, bandiera, identità, ma anche rispettabilità, decenza, decoro, efficienza, ordine, amore per il lavoro e per la famiglia, obbedienza e disciplina, vengono personificate da una donna. Anche in Germania e in Inghilterra le due donne che accomunano quei valori borghesi  sono Germania e  Britannia. Eccole:

Germania  Britannia-1

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Una risposta a Marianne e… la Rivoluzione

  1. gianni landi ha detto:

    “La storia non finisce mai” e La rivoluzione non sarà una festa, come diceva qualche guascone negli anni ’70; ben lo sapevano le nostre “Marianne” di quegli anni e che hanno pagato con la vita o con tanta galera. Speriamo che nascano presto altre Marianne o meglio ancora altre Luise Michel, che non fu mai addomesticata. “La storia non finisce qui”, dici bene Salvatore, ed è questa cosapevolezza, questo orgoglio di non aver sprecata la nostra vita che ci fa sentire soddisfatti e fiduciosi in altre fiammate rivoluzionarie. Gianni Landi

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