Terrorismo di Stato
condannati per non aver ucciso chi chiedeva pane
&&- Il comando della 252° fanteria di linea in data 31 gennaio 1918 denunciava a questo Tribunale di guerra l’aiutante di battaglia L.A. e i soldati B.S. e P.O. perché il giorno 21 gennaio 1918, trovandosi in servizio di sorveglianza in un tratto di linea sul Monte Perizza, omettevano di far fuoco all’apparire di nemici sulle trincee opposte, a breve distanza, contrariamente alle precise disposizioni impartite dal comando di reggimento e formati oggetto di consegna per quei soldati.
Nel periodo istruttorio risultò che nelle stesse circostanze di tempo e di luogo, altri due militari, e precisamente il soldato F.U. e il sergente D.T.G. avevano gettato del pane nella trincea nemica e ricevuto in cambio delle sigarette. Dalla trincea nemica si era sporto un soldato austriaco chiedendo pane, alla quale richiesta il soldato F.U. ed il sergente D.T.G. avevano gettato dei pezzi di pane; poco dopo il soldato nemico si sporse di nuovo e gettò nella nostra trincea un cartoccio contenente tre sigarette; le due vedette, soldati B.S. e P.D. a quella replicata apparizione non fecero fuoco …
(Tribunale militare di guerra del VI corpo d’armata. Zona di guerra, 12 marzo 1918. sent. 119 – L.A. della provincia di Macerata, anni 28, macellaio; B.S. della provincia di Pisa, anni 31, contadino; P.O. della provincia di Ferrara, anni 30, contadino; F.U. della provincia di Pisa, anni 22, carpentiere; D.T.G. della provincia di Caserta, anni 28, fabbro; assolto il primo e condannati gli altri a pene varianti dai 7 ai 20 anni di di reclusione per violata consegna.)
non si dia retta alle fandonie dei giornali
ØØ- Il 29 novembre 1915, dall’ufficio postale militare presso la 15° divisione, venne sequestrata per censura una lettera di pari data, anonima, diretta a B.A. di Adria, e contenente espressioni di denigrazione sulle operazioni di guerra, di vilipendio per l’esercito, di diffamazione verso ufficiali e di incitamento alla rivoluzione. La lettera stessa, tra l’altro, conteneva precisamente la seguente espressione: «Non si creda agli atti di valore dei soldati, non si dia retta alle altre fandonie del giornale, sono menzogne. Non combattono, no, con orgoglio, né con ardore; essi vanno al macello perché sono guidati e perché temono la fucilazione». In appresso aggiungeva: «I giornali parlano della presa di Gorizia (occupata dalle truppe italiane soltanto il 9 agosto 1916). Oggi stesso ho avuto la conferma che essa non sarà mai presa; ossia occorre che gli austriaci l’abbandonino. Non ci si lusinghi… i soldati italiani non sono capaci di prenderla». Inoltre attribuiva ad ufficiale delle frasi come questa: «Se avessi fra le mani il capo del governo, o meglio dei briganti, lo strozzerei»; ed infine concludeva: «Quindi unica cosa da farsi è la rivoluzione… siamo stanchi… e non si attende la scintilla».
Procedendo ad inchiesta, venne riconosciuto per autore della lettera l’accusato B.U., che confessò essere il contenuto della lettera parto della sua fantasia e di averla scritta in un momento di sconforto per la lontananza dalla famiglia.
(Tribunale militare di guerra del V corpo d’armata. Thiene, 20 gennaio 1916, sentenza 114 – B.U. anni 25 soldato nella 36° compagnia presidiaria; condannato a 4 anni di reclusione militare per propalazione di notizie denigratorie.)
non voglio lavorare
§§- Il 5 marzo 1916, trovandosi la compagnia cui apparteneva il B.C. nelle trincee di prima linea in faccia al nemico, il predetto, ricevuto ordine dal sergente D.M.F. di recarsi a lavorare al rafforzamento delle trincee avanzate, colla sua squadra, vi si rifiutava ostinatamente.
Informato del fatto, il comandante la compagnia, capitano sig. D.R., ordinava al B. di recarsi al lavoro; non obbedendo costui, il predetto ufficiale gli domandava se non poteva o se non voleva lavorare, al che il soldato rispondeva recisamente: «Non voglio lavorare». Sopraggiunto il comandante del battaglione, maggiore sig. R., il B. a domanda di quest’ultimo confermava di essersi rifiutato di lavorare e ciò perché essendo stato punito con 15 giorni di prigione di rigore per essere tornato dalla licenza con 6 giorni di ritardo, non intendeva lavorare per ugual tempo.
Per tali fatti il B. veniva denunciato a questo Tribunale; ma pochi giorni dopo, si rendeva colpevole di una ben più grave mancanza. Invero nel pomeriggio del 12 marzo era stato portato a conoscenza dei soldati che avrebbe avuto luogo una azione di guerra di lì a poche ore. Apparve subito allora che nella compagnia eravi un gruppo di soldati che tale azione in particolare, ed in genere alla guerra, mostra vasi contrario, sobillando inoltre i compagni con una propaganda de moralizzatrice esplicata in diversi modi, tra cui l’affissione di cartelli contenenti scritti sediziosi. Di tale azione deleteria e funesta per lo spirito patriottico e di disciplina dei soldati della compagnia, il B. era già da tempo segnalato ai suoi superiori come uno dei maggiori responsabili, tanto che il comandante la compagnia aveva creduto opportuno incaricare il sergente D.M.F. di vigilarlo e riferirgli sul suo contegno in compagnia.
Il tenente V., rientrando il 12 detto mese nella compagnia accantonata nelle officine di Adria, dopo che i soldati erano stati informati dell’azione progettata per giorno successivo, trovò che i soldati, riunitisi per loro conto e disarmati, vociavano e gridavano, ed il B. che era uno dei più scalmanati e gridava ai suoi compagni: «Vogliamo parlare al colonnello». Il tenente afferrato per un braccio il B. lo costrinse a seguirlo, tentò di appartarlo dai compagni; ma in quel momento sopraggiunto il comandante del reggimento colonnello sig. P., riuscito a ottenere il silenzio, arringò la truppa incitandola a fare tutto il suo dovere nell’azione che stava per essere impegnata, e cercando di elevare lo spirito ed il morale col linguaggio più adatto in simili circostanze.
Ma un gruppo di 7 o 8 soldati fra cui erano il B.C. e l’A.A., rimaneva in attitudine ostile; e quando il colonnello, impressionato dal contegno di tale gruppo, terminata l’arringa, ebbe chiesto se alcuno volesse dire qualche cosa, […] Fu in quel momento che dallo stesso gruppo partirono grida confuse di : «Non si può! Non si può! » il colonnello distinto nel gruppo l’A., che era uno dei più scalmanati lo faceva uscire dalle fila e gli chiedeva che cosa non si poteva. L’A. rispose: «Non si può avanzare», ed alla domanda del colonnello perché non si poteva avanzare, rispondeva, senz’altro aggiungere: «Perché non si può! ». dopo ciò al colonnello non restò che ordinare ai due soldati riottosi di seguirlo, ed agli ufficiali di restare in compagnia per prevenire altri possibili incresciosi incidenti. […]
(Tribunale di guerra del VII corpo d’armata. Zona di guerra. = B.C., calabrese, anni 25, incensurato; A.A. siciliano, anni 25, incensurato, entrambi soldati nel 144° fanteria: condannati alla pena di morte col mezzo della fucilazione nella schiena per rifiuto d’obbedienza in presenza del nemico. Sentenza eseguita il 14 aprile 1916.)
abbasso la guerra
##- La sera del 12 aprile 19 aprile 1916 in Orzano,poco dopo le ore venti, una pattuglia dei carabinieri, dopo aver fatto sgombrare l’osteria della piazza, vedendo che su detta piazza s’era formato un gruppo di una ottantina di soldati che cantava e schiamazzava, intervenne dicendo di smetterla, di non fare baccano e di ritirarsi. I soldati però non badarono alle loro parole e continuarono a schiamazzare, mentre detti carabinieri essendo impotenti perché soltanto in due , si ritirarono in un angolo della piazza attendendo l’ora della ritirata per intervenire più energicamente e far uso all’occorrenza della forza.
Frattanto due ufficiali del 126° reggimento fanteria, capitani T. e B., i quali trovavansi in una casa sulla piazza, dubitando che i soldati avessero adattato, sopra un motivo popolare, parole indisciplinate, poiché ogni tanto emergeva la parola “126”, scesero onde poter meglio percepire qualche frase e il significato della canzone.
Proprio in quel momento, appena giunti, la canzone finiva e dal gruppo centrale partivano le grida di «Abbasso la guerra». Gli ufficiali furono pronti ad accorrere afferrando due militari uno dei quali, attuale giudicabile C.C., sorpreso mentre ripeteva il grido, non oppose resistenza, mentre l’altro, rimasto ignoto, riuscì a fuggire dopo breve colluttazione col capitano T. Accorsi prontamente i carabinieri avvenne una fuga generale, mentre però un sasso lanciato da militare pure sconosciuto, colpiva al copricapo un carabiniere e di rimbalzo il capitano T. alla fronte…
(Tribunale militare di guerra del II corpo d’armata . Dolegna, 11 maggio 1916 – sent. 133 = C.C. della provincia di Teramo, anni 25, soldato del 126°fanteria condannato a 10 anni di reclusione militare per rivolta.)
Le sentenze riportate sono tratte dal libro:
Plotone di esecuzione, di E. Forcella e A. Monticone, Laterza Editori 1972
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Cancelliamo la guerra e la violenza dalla faccia della terra!
MASTERS OF WAR
Come you masters of war
You that build all the guns
You that build the death planes
You that build the big bombs
You that hide behind walls
You that hide behind desks
I just want you to know
I can see through your masks
You that never done nothin’
But build to destroy
You play with my world
Like it’s your little toy
You put a gun in my hand
And you hide from my eyes
And you turn and run farther
When the fast bullets fly
Like Judas of old
You lie and deceive
A world war can be won
You want me to believe
But I see through your eyes
And I see through your brain
Like I see through the water
That runs down my drain
You fasten the triggers
For the others to fire
Then you set back and watch
When the death count gets higher
You hide in your mansion
As young people’s blood
Flows out of their bodies
And is buried in the mud
You’ve thrown the worst fear
That can ever be hurled
Fear to bring children
Into the world
For threatening my baby
Unborn and unnamed
You ain’t worth the blood
That runs in your veins
How much do I know
To talk out of turn
You might say that I’m young
You might say I’m unlearned
But there’s one thing I know
Though I’m younger than you
Even Jesus would never
Forgive what you do
Let me ask you one question
Is your money that good
Will it buy you forgiveness
Do you think that it could
I think you will find
When your death takes its toll
All the money you made
Will never buy back your soul
And I hope that you die
And your death’ll come soon
I will follow your casket
In the pale afternoon
And I’ll watch while you’re lowered
Down to your deathbed
And I’ll stand o’er your grave
‘Til I’m sure that you’re dead
Bob Dylan
PADRONI DELLA GUERRA
Venite padroni della guerra
voi che costruite i grossi cannoni
voi che costruite gli aeroplani di morte
voi che costruite tutte le bombe
voi che vi nascondete dietro i muri
voi che vi nascondete dietro le scrivanie
voglio solo che sappiate
che posso vedere attraverso le vostre maschere
Voi che non avete mai fatto nulla
se non costruire per distruggere
voi giocate con il mio mondo
come se fosse il vostro piccolo giocattolo
voi mettete un fucile nella mia mano
e vi nascondete dai miei occhi
e vi voltate e correte lontano
quando volano le veloci pallottole
Come Giuda dei tempi antichi
voi mentite e ingannate
una guerra mondiale può essere vinta
voi volete che io creda
ma io vedo attraverso i vostri occhi
e vedo attraverso il vostro cervello
come vedo attraverso l’acqua
che scorre giù nella fogna
Voi caricate le armi
che altri dovranno sparare
e poi vi sedete e guardate
mentre il conto dei morti sale
voi vi nascondete nei vostri palazzi
mentre il sangue dei giovani
scorre dai loro corpi
e viene sepolto nel fango
Avete causato la peggior paura
che mai possa spargersi
paura di portare figli
in questo mondo
poiché minacciate il mio bambino
non nato e senza nome
voi non valete il sangue
che scorre nelle vostre vene.
Che cosa sono io per parlare quando
non è il mio turno?
Direte che sono giovane
direte che non ne so abbastanza.
Ma c’è una cosa che so
anche se sono più giovane di voi:
so che perfino Gesù
non perdonerebbe quello che fate
Voglio farvi una domanda:
il vostro denaro vale così tanto
vi comprerà il perdono
pensate che potrebbe?
Io penso che scoprirete
quando la morte esigerà il pedaggio
che tutti i soldi che avete accumulato
non serviranno a ricomprarvi l’anima
E spero che moriate
e che la vostra morte giunga presto
seguirò la vostra bara
in un pallido pomeriggio
e guarderò mentre
vi calano giù nella fossa
e starò sulla vostra tomba
finché non sarò sicuro che siate morti.
Bob Dylan
[traduzione di Fernanda Pivano]
http://zappin.me/gumRxuHhiM
BUON NATALE! Una goccia di sangue di quelli che saranno ammazzati nelle guerre giuste ed ingiuste del 2013
http://nutopia2sergiofalcone.blogspot.it/2009/11/pianeta-fresco-n-1-dicembre-1967-buon.html
Sempre attuali le parole di MASTERS OF WAR!
Pingback: CONDANNATI PER ALTO SENSO DI UMANITA’ | controappuntoblog.org
grazie per questo come per altri post : un sereno 2013
Mi unisco a vittoria oliva per ringraziarti: quello che ho capito finora è che la scelta delle tue pubblicazioni è sottesa ai principi della conoscenza e della verità.
Mentre leggevo il post dei condannati per alto senso di umanità pensavo: forse è per questo che non c incazziamo ancora tutti insieme!! Perché non sappiamo bene cosa c’è e cosa succede dietro la facciata e come viene preservato il disfacimento della facciata: con il sacrificio umano.
Per quanto riguarda il pacifismo, non sono d’accordo.
Quindi il mio titolo è WAR AGAINST MASTERS OF WAR.
INCAZZATO E FIERO 2013!!
Tempo fa, diciamo trenta/quaranta anni or sono, gridavamo nelle strade questi slogan: “GUERRA ALLA GUERRA” e “GUERRA NO GUERRIGLIA SI”. Penso ci sia ancora tanto di validità in quegli slogan. Auguri a tutte e tutti per un 2013 conflittuale e antagonista!
Rivoluzione e controrivoluzione
di Julian Beck
parliamo della
contro
rivoluzione
perché
noi vogliamo
la rivoluzione
e
la rivoluzione
non avrà luogo
fino a che
noi non avremo esorcizzato
la violenza
perché
la violenza
è controrivoluzionaria
la violenza
è il prodotto
della nostra civiltà
la violenza
è il fondamento
della nostra civiltà
ed è la nostra civiltà
che la rivoluzione
vuole distruggere
la rivoluzione
è un processo
di distruzione e creazione
la rivoluzione
è distruzione creativa
seguita da creazione pura
la rivoluzione
non può usare le tecniche
della vecchia civiltà
è per questo
che la rivoluzione
non può usare la violenza
perché noi
non vogliamo più
gli effetti della vecchia civiltà
la vecchia civiltà
ha inventato la violenza per
realizzare i suoi scopi violenti
e la rivoluzione
non ha
scopi violenti
essa
ha
scopi vitali senza violenza
l’antica civiltà è
violenza di sistemi sociali
violenza di denaro
violenza di
potere autoritario
esercito polizia
violenza di rabbia
violenza d’orgoglio
violenze di etiche egocentriche e morti stronze
noi non vogliamo la violenza
noi vogliamo
la vita
noi vogliamo
essere
liberi
essere liberi
significa
esser liberi dalla violenza
per questo
un vero rivoluzionario
è non violento
ecco perché
troveremo
altri modi per
cambiare
il
mondo
noi vogliamo
esser liberi
dallo stato assassino
noi vogliamo trasformare
l’energia morte
in energia vita
la violenza
in
creatività
ciascuno
deve esser libero
di mangiare
la rivoluzione vuole
fermare
tutte le guerre
tutto
questo
lottare
la rivoluzione vuole
dare a ciascuno l’opportunità
di librarsi
se non vedete
che la vita è semplicemente sacra
diffido della vostra concezione del mondo
fino a che
voi penserete
che è bene
uccidere
noi non
ci libreremo
non possiamo
nutrire
i morti
non possiamo
fermare la guerra
con la guerra
noi vogliamo
disfarci
della coartazione
tutte
le armi
coartano
tutte le uccisioni
sono controrivoluzionarie
antipoesia
antivita
antiamore
e antimateria
i poveri
ardono di bellezza perché
non portano armi come la polizia
gli ignoranti e i reietti
ardono di bellezza perché
non sono avidi corrotti
vale a dire
non pensano non possiedono non sanno
come le classi corrotte dal potere
loro sono
il
popolo
la rivoluzione
non corrompe
il popolo
la rivoluzione
non insegna
i modi di uccidere come l’esercito
la rivoluzione
insegna
altre cose
è il 1968
io sono un realista magico
io vedo gli adoratori di che
io vedo il negro
costretto ad accettare
la violenza
io vedo i pacifisti
disperare
e accettare la violenza
io vedo tutti tutti tutti
corrotti
dalle vibrazioni
vibrazioni della violenza di una civiltà
che scuotono
questo nostro unico mondo
io vedo le sofferenze
dei negri
del mio paese
e la sofferenza
dell’intero
terzo mondo
e io ho visto la violenza
del
sistema
che
produce
sofferenze per i sottoprivilegiati
e noi dobbiamo
distruggere
questo sistema
il
sistema
non gli uomini
non potete
cancellare il sistema
copiandolo
non potete uccidere un assassino
senza in qualche modo
diventarlo
non potete
fermare la violenza
con la violenza
voi volete
liberare
il povero
voi volete voi avete bisogno
di fare
qualcosa
per fare qualcosa
scegliete
la violenza
perché i teneri di cuore
pensano di far qualcosa
quando fanno qualcosa di violento
ci sono
altri modi di fare cose
per liberare i poveri
andiamo
siamo intelligenti
noi rivoluzionari
noi
dobbiamo sapere
questo
tutto il mio teatro le mie poesie
tutti i miei esorcismi alla rivoluzione
sono un fallimento
se non
bruciano
la violenza fino alla radice
e non scacciano
con eserciti di amanti
la violenza
la non violenza
non è una tecnica
non è un surrogato delle armi
la non violenza
è qualcosa
che quasi non abbiamo conosciuto
è
in se stessa
una rivoluzione
noi non potremo
conoscere
la vera rivoluzione
fino a che non faremo
i preparativi per la rivoluzione
e sentiremo le cose diversamente
noi non possiamo cambiare il mondo
se non cambiamo
noi stessi
noi non possiamo arrivare
a una società che si regga sull’amore
se non amiamo
la violenza ha cancellato
i sentimenti
e l’amore
ecco perché
a malapena abbiamo conosciuto quello che è l’amore
fino ad oggi
ma
noi
lo sapremo
quando
avremo cancellata
la violenza
il denaro
i militari
l’ineguaglianza
la rivoluzione
metterà
il capitalismo
la rivoluzione
metterà
il militarismo
dentro
il
passato
questo
è
il modo
via dalle prigioni
via dagli slums dai ghetti negri
via da una vita di lavoro per un salario
via dalla civiltà della morte
morendo
e uccidendo
via
dalla
vita di odio
dentro la
vita
finalmente
il cannone
è la logica
del cervello acquoso
la bomba
è la giustizia
dell’odio
la rivoluzione
si basa
sull’amore
la rivoluzione
è
girare il timone
essa
dilata
la vita
la ribellione è qualcosa di diverso
dilata
ma non abbastanza
la ribellione sceglie la violenza
perché
non vede davanti a sé
la cupidigia di violenza
è l’eredità che ci ha lasciato
la vecchia civiltà
la ribellione
la
accetta
noi
la
rifiutiamo
la violenza
o miei contemporanei
è il vitello d’oro della rivoluzione
quello che noi vogliamo
è energia
non violenza
noi vogliamo trasformarli
gli oppositori della rivoluzione
con i nostri corpi bianchi e neri
noi
formeremo
cellule
noi
vinceremo
la struttura
noi
assalteremo
la cultura
noi
diffonderemo il verbo della
nuova società
la
libera nuova
società
noi
costruiremo
una sottostruttura
di
lavoratori
e organizzatori
e
un
giorno
noi smetteremo
di usare
il denaro
noi faremo
soltanto
lavori utili
noi
pianificheremo molto per tempo modi
per portare le mele in città
e voi andrete ai magazzini pubblici
e prenderete
quel che vi serve
non denaro
non scambi
non più
e se non vorrete lavorare
nessuno
vi obbligherà
e quelli che hanno a che fare
col denaro il governo la burocrazia
l’esercito e la produzione di inutili mercanzie di merda
saranno
tutti
liberi
e se ogni uomo
lavorerà circa dieci ore la settimana
il mondo e la rivoluzione continueranno a girare
tutte
le prigioni
si apriranno
se non ci sarà nulla da rubare
non ci sarà
furto
non c’è nulla in questo mondo
che io desideri di più
del vostro amore
se ho qualcosa
che voi desiderate
prendetevela
noi non abbiamo bisogno di leggi
abbiamo bisogno
di sentimenti
la violenza
è
priva di sentimento
il denaro
è
privo di sentimento
noi smetteremo
di usare
il denaro
e le banche
dovranno
cadere
e l’esercito
cadrà
se non c’è più il soldo
e i governi
dovranno
cadere
e
i popoli
insorgeranno
a noi non serve un governo
a noi serve
una semplice amministrazione
lo scopo del governo
è proteggere
il denaro
la semplice amministrazione
regge il timone per noi
e tanto basta
noi
ci amministriamo
da noi
e
non ci saranno affitti
che pagheremo per nulla
e sarà
il nostro
mondo
nostro
per
sfottercelo
e per farne
quello
che ne vogliamo
per
farci
all’amore
per mangiare
e
per fottere
vogliamo nutrire
e fottere
tutti quanti
ora lo strumento della
rivoluzione non violenta
è la distruzione del denaro
quando bruciamo il denaro
bruciamo il combustibile
dei demoni
demoni di antiamore
del capitalismo
e dell’autoritarismo
se smettiamo di usare il denaro
l’età della civiltà
dell’angoscia perirà
è
tutto
così semplice
se abbandoneremo il denaro
e
la violenza
noi
rovesceremo
la coscienza
se noi abbandoniamo
il denaro e la violenza
cambiamo tutto quanto
la rivoluzione
contro
la violenza
è
la
rivoluzione
che
libera
tutti quanti
la rivoluzione contro la violenza
in tutte
le sue forme
è
la
rivoluzione
che
tutti gli uomini
vogliono e desiderano
o
morremo
troppo presto
non potete avere
una società comunitaria
che contenga violenza
la violenza
divide è anti
comunitaria
non potete avere libertà individuale
con la violenza
attorno a voi
la violenza
tiranneggia
tutti quanti
la ribellione violenta contro la violenza
non
elimina la violenza
hanno detto
che lo fa
per 10 000 anni
è
una
bugia
noi
la
rigettiamo
e quando
ci verranno
contro
noi vogliamo
fulminarli
con la santità
noi vogliamo
farli levitare
di gioia
vogliamo
aprirli
con vasi d’amore
noi vogliamo
vestire gli infelici
di lini e luce
noi vogliamo
mettere musica e verità
nella nostra biancheria
noi vogliamo
far ardere il paese e le sue città
di creazione
noi lo renderemo
irresistibile
anche ai razzisti
noi vogliamo
portare fertilità
ai campi di ghiaccio
noi vogliamo cambiare
il carattere demoniaco dei nostri oppositori
in gloria produttiva
noi vogliamo
nel cambiare il mondo
cambiare noi stessi
noi vogliamo
disfarci
della nostra corruzione
e attraverso il
processo della rivoluzione
trovare
l’essere
non
il morire
e fino a che
non faremo questo
la rivoluzione non avrà luogo
“Se non vedete
che la vita è semplicemente sacra
diffido della vostra concezione del mondo”,
Julian Beck.
Contro l’ingiustizia, disobbedienza civile nonviolenta.
Perché noi non siamo come loro, i potenti,
né come vorrebbero che fossimo.
sergio
A proposito di STATI DI ALLUCINAZIONE:
tanti anni fa ho mangiato psilocibina e nel bel mezzo della sconvoltura ho pensato di fare come gli indigeni quando assumevano le piante sacre: ho chiesto ai funghi ” e se dovessimo arrivare ad uccidere i tiranni?” e loro hanno risposto ” è come quando togli una zecca dal cane tuo”.
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