DAL SOVRAFFOLLAMENTO DEI PRONTO SOCCORSO AL DESERTO NEI SERVIZI TERRITORIALI
I Pronto Soccorso della città scoppiano, decine di malati giacciano accatastati su barelle per giorni prima di avere la possibilità di stare su un letto vero: questa è la naturale conseguenza di scelte politiche sanitarie e gestionali che danneggiano pazienti e lavoratori
Nel Lazio negli ultimi 15 anni sono stati tagliati circa 9000 posti letto , di cui ben 4000 negli ultimi 6, senza che a ciò corrispondesse nel territorio un incremento dell’assistenza domiciliare delle strutture sanitarie abitative e terapeutiche, ecc..
Oltre a questo, nella gestione dei posti letto, esiste una pesante ingerenza di interessi particolari. Troppo spesso per facilitare l’accesso ad un posto letto pubblico il paziente si deve sottoporre ad un circuito che comprende prima visite, esami, prestazioni di un sistema privato e costoso.
Le stesse aziende sanitarie pubbliche usano meccanismi come l’intramoenia che costituiscono una tangente che gli utenti sono costretti a pagare per avere prestazioni non in tempi biblici.
Il Pronto Soccorso dovrebbe essere destinato alle emergenze, ad eventi inaspettati di cui bisogna valutare le possibili conseguenze per attuare i dovuti trattamenti, invece rappresenta l’unico posto aperto 24 ore su 24 dove chiunque abbia un bisogno sanitario è costretto a rivolgersi.
E’ vergognoso che pazienti cronici o con patologie di lunga durata, perfino adolescenti, debbano necessariamente passare un calvario che dura giorni e giorni su una barella o una sedia di un Pronto Soccorso ogni volta che abbiano bisogno di un ricovero. La causa di questa situazione è la carenza di strutture che complessivamente siano in grado di dare loro la risposta più appropriata finalizzata alla cura.
Prendersi cura di un paziente vuol dire anche eliminare quel percorso ad ostacoli a cui si è costretti per ottenere qualsiasi prestazione, sostegno, assistenza domiciliare, aiuto senza i quali l’ospedalizzazione resta l’unica soluzione obbligata.
Fare questo vorrebbe dire riaffermare il principio di una sanità pubblica, universalista, solidale, egualitaria e soprattutto efficace e umanizzata. E invece l’intervento sanitario viene diviso in pacchetti da offrire al “libero mercato” di una sanità mercificata, con una logica economicista ed aziendale.
Gli spazi dei Pronto Soccorso si sovraffollano e si estendono a tutti i reparti di degenza, diventando posti indecenti e pericolosi. Manca un concreto percorso di assistenza sul territorio, che possa sostenere le situazioni che richiedono cure costanti e a lungo termine.
Vogliamo iniziare dai Pronto Soccorso, per garantire ai pazienti tempi di permanenza brevi e condizioni dignitose, per permettere agli operatori di lavorare bene, non in perenne sotto organico e con contratti precari (cooperative, agenzie interinali, partite iva, ecc,) o sotto la minaccia di provvedimenti disciplinari, per aver deciso di denunciare apertamente situazioni disastrose all’interno delle strutture sanitarie. Quello che serve sono cambiamenti radicali anche in tutti gli altri settori. Occorrono scelte politiche che puntano sul pubblico e non sul privato, sulle internalizzazioni e non sugli appalti e precariato. La sanità non può essere solo l’emergenza. Occorre rimettere al centro della politica sanitaria la persona nell’interezza e complessità dei suoi bisogni, tutto il contrario di quanto sta avvenendo.
Quello che proponiamo è un percorso fatto di informazione, confronto e mobilitazione a cui chiamiamo tutti, non solo i lavoratori, a prendervi parte. ASSEMBLEAPUBBLICA ROMA-9 MARZO2018-ORE 17:30 ANDRONE DELPOLICLINICO-Viale del Policlinico155 Coordinamento Lavoratrici e Lavoratori Policlinico [coordinamentolpp@gmail.com] Coordinamento Lavoratrici e Lavoratori Spallanzani [coord.spallanzani@autistici.org]
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Ho condiviso su FB con questo “cappello” 😉 il “precariato” non c’è soltanto nei posti di lavoro ma anche nella sanità, nel diritto ad una casa ed una pensione che garantiscano a tutti una vita che meriti di essere vissuta con dignità e serenità.
I diversivi elettorali non non sono iscritti nella nostra agenda di ogni giorno e continueremo sempre a lottare, fianco a fianco, con il “proletariato in cenci”.