Comincia male il 2018 nelle carceri italiane:
il carcere uccide!
Siamo ai primi di Febbraio e già nelle carceri ci sono stati 10 morti, di cui 6 suicidi.
Il motivo di alcune morti sono ancora da accertare
L’età delle persone suicidate: 20, 40, 40, 42, 44, 59 anni
Se prosegue questo trend quest’anno si toccherà un tragico record di morti in carcere, superando la soglia delle 60 morti per suicidio.
Chi c’è in carcere?
Mentre le presenza in carcere sono in crescita, oltre 58.000, si segnala un’altissima presenza di persone anziane, molto anziane:
da 60 a 70 anni sono 3.700, oltre i 70 anni 776. In totale 4.476
Dieci anni fa, la presenza era molto minore:
da 60 a 70 anni erano 1.397, oltre i 70 anni 291. In totale 1.688
Aumentano anche le madri con figli e figlie in carcere
Nel 2016 erano 34 madri con i loro 37 bambini e bambine,
oggi sono 50 madri con i loro 58 bambini e bambine,
Anziani e creature appena nate in carcere, questa è il sistema sanzionatorio “democratico” di questo squallido paese?
In questo devastante quadro, piovono i decreti che “riformano” l’Ordinamento Penitenziario.
Il decreto deve essere approvato in via definitiva dal CdM entro il 2 marzo, attualmente è alla commissione giustizia del senato.
I punti cardine dell’insieme dei provvedimenti si basano su una maggiore flessibilità della pena e su minori automatismi. Ossia sul recupero di spazio discrezionale della magistratura di sorveglianza.
Vuol dire che la lunghezza e l’asprezza della pena dipenderanno sempre più dal comportamento della persona prigioniera, e non soltanto dalla condanna subita.
Voglio dire che sarà centrale il comportamento in carcere della persona detenuta;
*deve collaborare con la direzione e la custodia (le guardie);
*deve compiere tutti quelle attività previste dalla direzione per gratificare il carcere e la sanzione ricevuta;
*deve esprimere totale rispetto per lo stato e il sistema punitivo che l’ha massacrato/a;
insomma deve diventare uno zombie, un robot.
Solo in questo modo la pena potrà essere ridotta e resa meno afflittiva.
In termini tecnici tutto ciò è definito: l’individualizzazione del trattamento rieducativo e la differenziazione dei percorsi penitenziari in relazione alla tipologia dei reati commessi e alle caratteristiche personali del condannato.
Ne ho discusso nella trasmissione di ieri più ampliamente su RadiOndaRossa, si può riascoltare qui
In questo quadro sarà difficile organizzare proteste e movimenti nelle carceri … a meno che … a meno che la solidarietà di donne e uomini che sono fuori, liberi/e, o meglio in libertà provvisoria, si moltiplichi, assumendo nuove e più incisive forme di sostegno.
Considerando che alcuni giorni fa la Cassazione ha ritenuto lo sciopero della fame di alcuni detenuti di un carcere come un “sommossa”, convalidando la punizione da loro subita (vedi qui )