Di nuovo in crescita le presenze in carcere: sovraffollamento perché?
Da un paio di anni le presenze in carcere hanno ripreso a salire. Entro la fine del 2017 la popolazione detenuta arriverà a livelli preoccupanti. si parla di 59.000 presenze. Da quando nel gennaio 2013 la CEDU (Corte europea dei diritti dell’uomo) condannò lo stato italiano a una pesante multa per “trattamenti inumani e degradanti“nei confronti di detenuti e detenute costretti a essere rinchiusi in celle sovraffollate (oltre 68.000 a fronte di una capienza di 45.000 posti), e minacciò altre multe ancor più pesanti, il governo approvò una serie di decreti detti svuota-carceri (Decreto 146 del 2013 e altri) che portarono la presenza nelle carceri italiane nel 2015 a 52.164; livello più basso degli ultimi venti anni.
Si pensava che l’opera delle leggi, tuttora in vigore, continuassero la riduzione delle presenze, almeno per attestarsi sul numero di posti disponibili. Ma non è stato così. Già dall’anno successivo 2016 le presenze hanno ripreso a salire: 54.653 e al 31 gennaio di quest’anno (2017) sono 55.381, a fronte dei 50.000 posti disponibili. Un sovraffollamento inaccettabile.
C’è da ricordare che la “liberazione anticipata speciale” ovvero lo sconto di pena per “buona condotta” che portava da 45 giorni di sconto per ogni semestre di carcere effettivo (tre mesi l’anno) a 75 giorni di sconto per semestre (cinque mesi l’anno) è durata soltanto due anni, fino al dicembre 2015, poi ha cessato di operare e si è tornati ai 45 giorni per semestre.
Ma tutte le altre misure? La messa alla prova?, la detenzione domiciliare per condanne inferiori a 18 mesi? L’estensione dell’affidamento al servizio sociale? Il divieto di condurre in carcere i responsabili di reati di lieve entità (la tenuità del fatto)? ecc.
I motivi del perché queste leggi non operano più sono tanti. In particolare la non predisposizione delle strutture operative per far funzionare queste norme: lo scarso organico dell’UEPE (ufficio esecuzione penale esterno); ossia i servizi sociali che devono predisporre le pratiche perché il magistrato di sorveglianza o altro possa applicare la legge; l’organico troppo esiguo degli stessi magistrati di sorveglianza; ma secondo me è perché una legge o più decreti-legge non possono cambiare un andazzo ormai radicato nella cultura (sottocultura) forcaiola di questo paese, soprattutto delle sue istituzioni. Se manca un conflitto idoneo sul terreno della repressione, non ci sono leggi che possano far nulla. Se il movimento non si misura seriamente contro le strutture repressive, non solo vedremo crescere la popolazione incarcerata (si prevede che con questo andazzo, alla fine del 2018 sanno oltre 62.000 le presenze in carcere), ma vedremo -come stiamo già assistendo- all’incremento enorme delle sanzioni amministrative come la sorveglianza speciale, l’avviso orale, i fogli di via, gli obblighi di soggiorno, i divieti di dimora, ecc.
Per saperne di più puoi ascoltare la trasmissione La Conta su RadiOndaRossa di mercoledì 22 febbraio qui
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