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L’abolizionismo penale nel XXI secolo
Questa voce è stata pubblicata in Carcere e contrassegnata con abolizionismo penale, Convegnbo Firenze 25 febbraio 2016, deistituzionalizzazione psichiatrica, liberarsi dalla necessità del carcere. Contrassegna il permalink.
L’ha ribloggato su sergiofalcone.
Considerazioni sul convegno, “Liberiamoci dalla necessità del carcere”, svoltosi ieri a Firenze, presso la Biblioteca evangelica luterana Valdese,che ho segnalato su FB nei giorni scorsi.
Introduzione e moderazione del Convegno è stata fatta da Christian De Vito, autore del buon libro “Camosci e girochiavi”,
consigliando una traccia per i relatori tendente a collegare, carcere e manicomi, al contesto sociale e familiare causa della detenzione. I relatori, in gran parte di religione valdese, hanno
contribuito al recupero di una credibilità istituzionale nella Riforma
Penitenziaria e Manicomiale, vanificando i risultati pratici di medici
come Basaglia e collaboratori come Giorgio Antonucci ( vedi link e libri da me postati e segnalati sul mio Diario )
.
Franco Corleone senatore con vari incarichi e consulenze istituzionali e regionali ; Cesare Bondioli, psichiatra e Responsabile Nazionale Carceri ed OPG di Psichiatria Democratica ed altri relatori si sono allontanati, con varie argomentazioni, dalla “traccia” suggerita da Christian De Vito
che vede nel sociale la causa principale, se non l’unica, di gran parte delle detenzioni in Carcere ed in Manicomio.
Buoni invece gli interventi di Salvatore Ricciardi ,di Radio Onda Rossa, ( autore del libro “Conoscere il Carcere”) e quello di Alberto Mari , del Collettivo anti psichiatrico A. Artaud di Pisa..
Le mie considerazioni sul Convegno del 25 febbraio a Firenze sono molto diverse. Il dibattito è stato molto interessante ed ha proposto, nella maggior parte degli interventi, tematiche nuove e decisive per rilanciare una critica abolizionista sia del sistema penale-carcerario, sia del controllo psichiatrico. Si è sottoposto a critica il meccanismo processuae che impedisce di mettere in luce i motivi reali del conflitto di classe e del cosiddetto “disordine sociale” (i reati comuni); si è anche rivolta una critica spietata verso ipotesi riformatrici per il fallimento passato e l’inconsistenza attuale; si è posta al centro la necessità di mettere in grado le persone sottoposte a controllo penale (sia carcerario, sia esterno) a organizzarsi per rivestire il ruolo che spetta loro nella trasformazione dei meccanismi di controllo e repressivi; Una critica implicita a chi vede il carcere come mura da abbattere dimenticando che sono i rapporti sociali capitalisti che impongono a questa società il bisogno di repressione-carcere da una parte e controllo psichiatrco dall’altra. In sintesi il senso del Convegno è stato quello di rilanciare l’abolizionismo carcerario e psichiatrico dentro la trasformazione in senso anticapitalista dei rapporti sociali dominanti, mettendo al primo posto l’organizzazione delle persone che subiscono le tante repressioni (carcerati/e, psichiatrizzati/e, immigrati/e, ecc) perché possano riconquistare il ruolo di soggetti della trasformazione sociale insieme agli altri soggetti sociali oppressi e sfruttati. Spero che vengano pubblicati gli interventi così da diffonderli. Un buon punto di partenza. Ma il lavoro da fare è tanto.
Vedo soltanto oggi la tua risposta al mio commento ; evidentemente abbiamo dato una diversa interpretazione agli interventi e, se verranno pubblicati gli atti, li leggerò con quella attenzione che forse meritavano, ma sono altresì convinto che psichiatri come Cesare Bornioli, quando afferma che i TSO non sono poi male, anche se vanno un po’ “rettificati”, farebbero inorridire non soltanto Giorgio Antonucci ma anche tanti familiari di persone sottoposte a Trattamento e che ho avuto occasione di conoscere. Francamente, ho avuta la netta sensazione di assistere ad un Convegno riformista sul carcere e mi riserbo di commentarne gli atti qualora vengano pubblicati, magari a spese della Chiesa Valdese o con un contributo istituzionale 😉 Certamente non è con questi presupposti riformisti che ci libereremo del Carcere, dei Manicomi e di questa società di merda.
“Il lavoro da fare è tanto”, dici, ma non è certamente con discorsi fumosi e soporiferi come quelli del Convegno di Firenze che si può sperare di avere un seguito, uno stimolo, un suggerimento per ottenere la “Abolizione delle galere”. Il massimalismo rivoluzionario paga poco, ma il riformismo ipocrita e “pretaiolo” mi indigna. Questo è quello che penso e che sento.