Il Public Committee Against Torture in Israel (Pcati), organizzazione israeliana indipendente per la difesa dei diritti umani, denuncia il governo israeliano responsabile della tortura inflitta a bambini palestinesi. In particolare denuncia il cosiddetto “ingabbiamento pubblico”, i bambini vengono trasferiti dalle proprie celle in delle gabbie all’aperto, all’esterno del carcere e vi rimangono per lungo tempo.
Secondo un rapporto del Pcati bambini sospettati di reati minori in Israele vengono sottoposti ad “ingabbiamento pubblico“, a minacce, a violenza sessuale e processi militari senza rappresentanza. Il documento degli attivisti per i diritti umani in particolare riporta di alcune visite compiute dai legali del Public Defender’s Office (Pdo) israeliano in alcuni centri di detenzione. Sul proprio sito web il Pdo ha raccontato che alcuni detenuti hanno raccontato ai funzionari di reclusi trasferiti in gabbie esterne anche in piano inverno, una procedura che, a quanto si apprende, sarebbe durata diversi mesi. Nel suo rapporto il comitato israeliano contro la tortura dunque definisce la pratica emersa come un gravissimo “atto di abuso” e giudica insufficiente l’interessamento al caso del ministro della giustizia Tzipi Livni. Il documento degli attivisti afferma innanzitutto che la tortura, come descritto nel protocollo di Istanbul, è un mezzo per attaccare il “funzionamento psicologico e sociale delle persone” e che la tortura può influire direttamente o indirettamente su un bambino, ad esempio quando ne è vittime e quando ne è semplice testimone. Poi il Pcati ricorda che “la maggior parte dei detenuti minorenni in Israele vengono accusati del lancio di pietre” e che “nel 74% dei casi essi sono vittima di violenza fisica durante l’arresto, il trasferimento e l’interrogatorio”. Gli attivisti, infine, sottolineano che Israele è l’unico paese che giudica sistematicamente i bambini nei tribunali militari.
La foto di questi piccolini dietro reti elettrosaldate, presumo in Israele, fa pariglia eloquente con quella del bimbino piangente dietro le sbarre in Italia del blog “Ben arrivati in carcere…” Tutto il mondo è paese, Salvatore! è la globalizzazione, l’Internazionale nera della finanza!.. ma lo spread scende…la borsa sale…e la vita è come la scaletta del pollaio…merdosa! Gianni Landi
Grandiosa Gianni questa definizione della vita: “…è come la scaletta del pollaio…merdosa!” Sarebbe da titolarci un libro. E non è detto che non ci mettiamo a farlo; casomai a 4 mani, eh Gianni, o anche a più mani, con tutte e tutti quelli che hanno fatto qualcosa per cambiarla ‘sta vita “merdosa”. Un grande abbraccio a te e Alberta!
Sì Gianni.Lo diceva sempre anche la mia amata nonna che la vita è così. E intanto quel …di Smuraglia ( il presidente nazionale dell’ANPI ) dichiara:” non si può essere antifascisti se si è antisionisti” ma vaff… Perdonatemi ma la rabbia mi fa diventare volgare.
Non devi scusarti, Fiamma, per il vaffanculo, perchè ormai è diventato un modo di dire, quasi un complimento come dire “Formigoni pirla”. In questi giorni è crepato quell’inqualificabile sionista Scharon con i peana di tutta la stampa, quella stessa stampa che si scandalizzò per la nostra presenza a Coviolo all’ultimo saluto a pugno chiuso per la morte del nostro “bellissimo” Prospero Gallinari…e la magistratura ha avuto il coraggio di inquisire alcuni di noi !! ma noi non ci stancheremo mai di denuciare al mondo lo “stragista” Scharon e tutti i suoi seguaci e sostenitori sionisti. Gianni Landi
Ho brindato,kefiah al collo e un ottimo rosso nel bicchiere, alla notizia della morte di Sharon.A Coviolo c’ero anche io e non me ne vergogno certo.
Brava Fiamma! dobbiamo essere orgogliosi delle nostre idee , della nostra volontà di cambiare questo mondo e gioire ogni qual volta un burattino di questa “ammucchiata” statal-governativa viene attaccata con vari metodi. Gridiamolo pure forte con rabbia e dolore come fa quel compagno sulla copertina del libro del nostro caro Salvatore…tanto ci conoscono uno per uno e più di così non possono farci soffrire. Mi scalda il cuore sapere che eri a Coviolo. Gianni