Oggi è 22 dicembre 2012. Dunque la fine del mondo non c’è stata!
In molti e molte ci speravamo! Come mai ci speravamo? Manie suicide? Macché!, forse coltivavamo l’illusione di poter fare almeno una cosa, l’ultima, in modo collettivo.
Talmente siamo nauseati della nostra esistenza appiattita sull’individualismo più sfrenato, sull’egoismo più esasperato – che però accettiamo e squallidamente facciamo nostro, in cambio di uno status di “cittadini efficienti”.
Sballottati tra un’illusoria competizione con gli altri, impegnati a sgominare ogni altro contendente con ogni mezzo, e la corsa all’accaparramento di merci e galloni dorati, per risultare, alla fine, come donne e uomini inevitabilmente sottomessi e sconfitti.
E invece non è successo niente! Nemmeno i Maya ci hanno regalato
quest’ultimo afflato collettivo.
Il mondo finirà per ciascuna e ciascuno di noi in un giorno qualsiasi e insignificante dello scorrere inesorabile del tempo cosmico… e tutti noi moriremo soli!
Come ci ricorda Fabrizio De André:
«…Cari fratelli dell’altra sponda
Cantammo in coro giù sulla terra,
amammo in cento l’identica donna,
partimmo in mille per la stessa guerra,
questo ricordo non vi consoli
quando si muore, si muore soli,»
[Il Testamento- volume3]
Per non morire soli e sole forse dovremo cambiare profondamente il nostro modo di vivere e impegnarci nella trasformazione rivoluzionaria della società in cui sperperiamo la nostra vita.

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e sì, anche la fine del mondo non è più quella di una volta
Ieri pensavo la stessa cosa con una tristezza profonda è ho postato SERATA SOLACE: Charlotte Bronte
“L’uomo è un mutilato. Quel che è stato fatto a me, è stato fatto al genere umano. Gli hanno deformato il diritto, la giustizia, la verità, la ragione, l’intelligenza, come a me gli occhi, le narici e le orecchie. Come a me, gli è stata posta nel cuore una fogna di collera e di dolore e sulla faccia una maschera di contentezza”
L’Homme qui rit
ma prima avevo detto : Quando vi sveglierete il 22 dicembre…..Gli ultimi Maya, a 15 anni dalla strage di Acteal
Mi è venuto in mente, a proposito di morire soli, un vecchio libro ristampato da Sellerio nella collana La Memoria: “Ognuno muore solo” di Hans Fallada. Fu definito da Primo Levi “uno dei più bei libri sulla resistenza tedesca contro il nazismo”!! Meditate gente..meditate e leggete. Gianni Landi
Il 21 dicembre 2012 più di 40 mila indigeni zapatisti hanno marciato in silenzio occupando le piazze e le strade delle principali città del Chiapas, San Cristobal, Palenque, Las Margaritas, Ocosingo e Altamirano, per poi ritornare nel pomeriggio ai Caracoles. In serata sulla pagina internet di Enlace Zapatista è comparso un breve comunicato che porta la firma del Subcomandante Marcos:
Comunicato del Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno
Comandancia Generale dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
21 dicembre 2012
A quien corresponda:
“¿Escucharon? Es el sonido de su mundo derrumbándose. Es el nuestro resurgiendo. El día que fue el día, era noche. Y noche será el día que serà el dia”.
Democracia! Libertad! Justicia!
A chi di dovere:
Lo avete sentito?
E’ il suono del vostro mondo che crolla, ed è quello del nostro che risorge.
Il giorno in cui fece giorno, fu notte;
e sarà notte il giorno in cui farà giorno.
Democrazia! Libertà! Giustizia!
Dalle montagne del Sud-Est Messicano
per il comitato clandestino rivoluzionario indigeno – comandancia generale dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale
SUBCOMANDANTE MARCOS
Venerdì 21.12.2012 gli zapatisti sono tornati a sfilare per le strade del Chiapas, nel sudest messicano dove, il 1° gennaio 1994, dietro a un passamontagna si mostrò per la prima volta al mondo l’EZLN.
E’ stata definita “la marcia del silenzio e della dignità”, la più grande dimostrazione numerica da 19 anni a questa parte.
Con i 40mila portati per le strade del Chiapas nel giorno in cui i media mainstream di mezzo mondo scimmiottavano la cultura maya con le panzane hi tech della fine del (loro) mondo, gli zapatisti dimostrano un radicamento e una forza anche numerica importante, a poche settimane dall’insediamento (contestatissimo) del neopresidente del PRI Enrique Pena Nieto.
Ma cosa significa politicamente questa nuova iniziativa? Cosa dimostra e che scenari può aprire per le comunità dei Caracoles?
Lo abbiamo chiesto a Gennaro Carotenuto, docente di storia contemporanea all’Università di Macerata e curatore del sito di giornalismo partecipativo gennarocarotenuto.it . Ascolta.
UNIVERSITA’ – I conflitti, in Messico, non riguardano solamente il Chiapas. Nella capitale Città del Messico è infatti in corso una dura e centrale lotta contro i tentativi di normalizzare l’Università autonoma di Città del Messico (UNAM), una realtà universitaria alternativa che è stata capace di superare i meccanismi selettivi e del “merito” per diffondere il sapere anche in zone più povere ed emarginate della sterminata metropoli. Da Città del Messico Claudio Albertani, nostro collaboratore che lavora proprio all’Università autonoma.