Ho visto il film “Cesare deve morire”
L’ho visto e ho di nuovo sentito il rumore dei chiavistelli, delle porte metalliche chiuse con forza, degli scarponi che calpestano corridoi, delle vasche di cemento chiamate “passeggi”, delle sbarre, delle ferraglie e dei cancelli. Di nuovo le narici hanno avvertito il puzzo di quelle celle polverose e umide, dai muri scrostati, dai tavolini sbocconcellati e dalle brande inospitali che hanno ospitato i miei incubi per diecimila notti. Ho rivisto quelle facce dure, le loro, le nostre, ho riconosciuto la mia, che pensavo di aver mescolato tra le altre, da quando sono fuori. Ci si riconosce tra i segnati dalla galera, altri non se ne accorgono, forse, ma noi ci si riconosce al volo. I solchi profondi della galera che segnano il viso sono indelebili come i segni della salsedine sui volti marinai. E’ il segno del passaggio del tempo della galera, tempo che non passa, tempo in compagnia delle tue passioni senza speranza, sempre più aspre, sempre più acute, i tuoi nervi, sempre più scoperti e urlanti. Dentro quelle celle, quegli spazi, quelle angustie, non hai il sedativo delle tante occupazioni che saturano la tua quotidianità quando sei “fuori”. Gli impegni “sociali” che maledici mille volte dicendo che ti sottraggono tempo per stare con te stesso, lo dici, ma menti, lo sai che menti. Sono proprio quelle faccende che occupano la tua giornata la tua salvezza, altrimenti come faresti a placare e silenziare la tua vera natura, a occultare le tue passioni profonde. Quei rituali sono un balsamo per i tuoi nervi, un silenziatore e rendono il tuo vivere e i tuoi gesti socialmente compatibili. Ti impediscono di stare con te stesso troppo a lungo di ascoltare le tue passioni che urlano, di dar retta ai tuoi impulsi. Ti consentono di essere una persona accettata nella comunità.
In carcere no! Non hai questi impegni, te ne accorgi in quelle celle quanto conti l’assenza della quotidianità, dei gesti inutili, ripetuti e talmente regolari da essere condivisi, in carcere tutto ciò è malamente surrogato dai ritmi martellanti della giornata galeotta, sballottati di qua e di là fra ordine e minacce, tra un futuro che non c’è un vuoto presente.
Il teatro fatto in carcere con i detenuti ha avuto sempre un grande successo. I carcerati sono grandi attori e lo devono essere per non finire stritolati dalla galera. È una verità conosciuta da quando qualcuno ha cominciato a far “recitare” i carcerati.
I fratelli Taviani hanno capito una cosa in più: hanno capito cosa fa di un uomo un carcerato! L’hanno capito e l’hanno rappresentato. Il posto più adatto per far recitare il carcerato non è l’apparato scenico di un teatro, interno o esterno a un edificio chiamato carcere. Il luogo d’elezione per recitare è il non-spazio del carcere, la cella, la branda, il corridoio, il passeggio, ferro, cemento, ruggine, polvere, sudore stantio, sporcizia, freddo e sudore …assenza del tepore umano del sesso e dell’affetto. Lì si compie la tragedia dell’uomo, un uomo-nudo, senza orpelli né mediazioni sociali. La tragedia tra uomo libero e uomo sottomesso al potere, l’essenza di ogni tragedia.
Resta una domanda da fare. Una domanda che non avrà risposta: non siete anche voi, uomini “liberi”, sballottati di qua e di là fra ordini e minacce, tra un futuro che non c’è un vuoto presente… e allora chi “recita” di più, noi carcerati (passati e presenti) o voi?
=salvatore=
Per noi carcerati passati e presenti hai gia risposto tu Salvatore. Ora attendiamo altre risposte. Che la Vita ci sia leggera,almeno quanto talvolta ci è insopportabile la Liberta (triste dover …pensare…ancora…ma la dentro almeno eravamo tra noi ri-conoscibili e Delinquenti Solidali…). Marco Pacifici.
Ciao Salvatore….hai già dato parecchie risposte alla tua domanda….che condivido !!!!
volevo solo dare una risposta al mio amico Marco……: nelle tue parole dai come l’impressione di mostrare un certo rimpianto per l’ambiente carcerario……e questo non’è triste….ma tristissimo !!!
con ciò non voglio contestare il tuo pensiero,anzi lo rispetto e ne ammiro la sincerità…….ora io non so quanto tempo hai passato dietro le sbarre ma mi hai fatto venire in mente una scena del film “le ali della libertà”……se non erro…..quando un detenuto,dopo aver scontato metà della sua vita in prigione,aveva paura di uscire,di affrontare la realtà,che dopo tanti anni era cambiata e che lui da anziano non aveva piu la forza di affrontare……i suoi compagni gli dicevano che si era “istituzionalizzato”……………….Io da parte mia la vedo proprio cosi,l’istituzione carceraria se non si fa attenzione alla fine finirà x prendersi quello che resta delle nostre vite……….Io reagisco,non mi faccio istituzionalizzare…….forse parlo cosi perchè sono piu giovane,ma mi auguro che lo spirito ribelle che da sempre mi porto dentro,mi dia sempre la forza di reagire e a oppormi a qualsiasi istituzione……..Ciao ……Antonio Rizzi.
L’ho visto a MIlano al cinema Anteo in una proiezione di domenica mattina con la presenza in sala dei due registi e del produttore Moretti, questo è stato il mio commento:
“E’ stata una tale emozione per noi vedere i detenuti di Rebibbia recitare Shakespeare nel loro dialetto che abbiamo deciso che bisognava a tutti costi fare qualcosa ma cosa ? Un film no, un docu-film ci sembrava termine orrendo, e quindi abbiamo deciso di dare loro un opera che era mai stata allestita (il Giulio Cesare) e vedere cosa succedeva, e poi da lì è nato tutto” hanno raccontato ieri al cinema Anteo di Milano Paolo e Vittorio Taviani questi due ottuagenari monumenti del nostrano cinema di autore che, ci ha ricordato il loro accompagnatore e produttore Nanni Moretti, “girano non una sequenza per uno, ma una scena per uno…”.
E quella loro emozione gli autori di precedenti capolavori quali Padre Padrone e La notte di san Lorenzo ce l’hanno saputa trasmettere eccome, e più che meritato risulta essere dunque il recente ed ambito orso berlinese a questo straordinario “Cesare deve morire”.
Cos’è allora ? E’ una sorta di memorabile backstage (tecnicamente raffinatissimo, va detto, anche nella scelta delle musiche, e di quella eccelsa fotografia in bianco e nero) che in poco più di un ora ci fa partecipare alla più sensazionale delle riletture di un testo “classico” capace di acquistare nuova potenza espressiva nello squallore dei meandri del raggio di un carcere di massima sicurezza.
Il tutto grazie quasi esclusivamente alla verità di interpreti talmente eccezionali (Bruto, Cassio e Cesare su tutti) da lenire in parte il nostro disagio di fronte a quel loro finale ri-accompagnamento a mezzo guardie in quelle orrende celle per alcuni marchiate da un maledetto “fine pena mai”.
E’ un misto di improvvisazione apparente e di arte che va dritta al cuore oltre che al cervello, ed il risultato finale è un qualcosa di talmente nuovo e di mai visto prima che la proiezione trasforma la visione in una esperienza assolutamente indimenticabile come credo sia stata quella che colse questi due arzilli ottantenni al punto da indurli a trasferire la stessa quale forma del migliore omaggio finale a quell’arte cinematografica che per una vita hanno saputo servire con perizia ed umiltà senza alcun cedimento a richiami commerciali.
Che a consentire la divulgazione di tutto ciò sia stato Nanni Moretti non ci sorprende più che tanto considerato l’amore incondizionato per il cinema del nostro più geniale autore, il quale, come i pochi veri grandi, ha saputo riconoscere il dovuto merito ad un opera che non poteva essere più diversa dalle…sue. Esattamente come peraltro, ci hanno raccontato ieri, seppero fare anni fa a ranghi invertiti questi due straordinari fratelli toscani di fronte alle insistenze a mostrar loro i propri iniziali lavori da parte di quel ragazzino impertinente, che oggi e a distanza di 40 anni ha restituito loro il “favore”.
Antonioooooo Rizziiii sei fantastico…figurati se era un rimpianto del carcere(anche se ho conosciuto Fratelli immensi, tra gli altri a Perugia Horst Fantazzini e Sabatino Catapano nel 74….), scrivevo solo che fuori è pieno di autoimbavagliati autoschiavi e purtroppo infami:almeno dentro sapevi che chi con te condivideva la tortura della privazione della Liberta era ed è tuo Compagno di Vita… e di Lotta. il 15 ottobre abbiamo avuto la riprova( e c’ero, ero quello con la stampella viola che si vede pure che la lancio…con me erano centinaia di Compagni Anarchici e migliaia Antagonisti ed abbiamo risposto colpo su colpo ai soldatini di piombo) che anche con chi abbiamo condiviso trenta anni di lotte(i capetti cobas,non certo il popolo cobas) sono in cerca di una poltroncina in parlamento… Se vuoi su feis buk sono con il mio nome e la foto del profilo(ci sono tanti marchi pacifici…eheheh) è quella di noi “travestiti”(!!!) da clown dietro alle guardie. Che la Vita ci sia leggera e VIVA LA LIBERTA (poi vivo in campagna, faccio l’enologo ed ho una libreria piccina ma indipendente a Tuscania(tra le altre cosette sono uno degli autori de (del libro …nun famo gli spiritosi…) “La strage di stato” 12/12/69 con Marco Ligini Edoardo di Giovanni e tanti altri :ora edizioni ODRADEK. Marco Pacifici.
Caro Marco,non sai quanto mi dà sollievo e soddisfazione nel sentire queste tue parole……scusami ma dal tuo primo commento si intravedeva una certa rassegnazione alle autorità,che ci vogliono rinchiusi e rassegnati al nostro destino……ora ti riconosco !!!!
Sai è da parecchio che siamo amici su feis buk…..ti seguo spesso e ho sempre notato in te una certa skiettezza e rabbia allo stesso tempo…..il che ti contraddistingue da quei pochi altri della tua età…….io faccio parte sella generazione che è nata negli ’80……e ti posso assicurare che vi seguiamo con molta stima quando siete cosi……a noi piu giovani ci conforta e ci dà una certa carica,che credevi ????…….ti saluto con un grande abbraccio….Antonio Rizzi …..love&anarchy
Tra le altre iniziative stiamo girando nei CSOA e spazi autogestiti con”bello come un carcere che brucia” in Memoria di Horst Fantazzini e per tutti i Compagni sequestrati nelle galere , CIE, manicomi giudiziali…, Con Pralina Diamante l’ultima Compagna di Horst e Sabatino Catapano;la prima è stata a via dei Volsci lo scorso giugno insieme agli Arditi del Popolo ed in questi giorni alcuni di noi sono a MIlano (Circolo dei Malfattori) e Bergamo(Zon(A) ) con queste iniziative LIbertarie. Avrai di certo visto i manifesti sulla mia pagina. Tu dove vivi?. Abbracci Libertari. Marco.
Ciao Marco, contento di sentirti attivo e combattivo. Si avevo letto i manifesti per la presentazione del libro sugli arditi del popolo, purtroppo non sono potuto andare,per motivi di lavoro. Io vivo a Roma, in zona Cinecittà- Roma Sud.
Sempre forza… a pugno chiuso, Salvatore
Allora facile che ci incontriamo nei prossimi giorni se riesco a venire a Roma per le manifestazioni contro l’ENEL e la TAV… Saluti Libertari . Marco.
Ciao caro. io quella sera ho rivisto e ho risentito il rumore dei chiavistelli, delle porte metalliche sbattute con violenza, il rumore degli scarponi, i chiavistelli, le urla delle guardie ed i lamenti del vicino…si li ho rivisti e li ho riascoltati solo dopo essere passata attraverso di te, i tuoi racconti, la tua vicinanza e il tuo libro, chiaro semplice trasparente sfiocchettato da ogni arroganza intellettuale.
semplicemente e terribilmente quelle facce, come anche la tua, portano impresse un concentrato di rabbia, violenza e di tenerezza, i solchi di cui parli, che con prepotenza hanno segnato il tuo volto di certo non spengono il tuo sguardo, “LIBERO”… i tuoi occhi brilleranno sempre con la stessa luce di sempre, di quando hai deciso di metterci la faccia, e il culo, e continueranno a “brillare” per molto ancora…nessuna prigione, nessuno potrà spegnerli.
Certo la tua domanda finale è un bel colpo basso…!
contro ogni carcere, da quello interiore a quello istituzionalizzato, e con tutto il mio affetto ti abbraccio fortissimamente.
Ciao, occhi belli!
Barbara
Marco,vorrei continuare la conversazione qui,per quanto riguarda me,anche perchè mi sento fra amici,però siccome il link è pubblico…….come si dice la prudenza non’è mai troppa,ti contatto in privato e ti spiego…….!!!!……un abbraccio a tutti….Antonio !!!!
Bravo…Antonio, io sono un po’ “spudorato” ma sticazzi almeno per me piu di quello che ci han fatto… Tanto ci sentiamo in privato che è mejo….
Quando si possono leggere ancora parole come quelle di Barbara vuol dire che ne è valsa la Gioia senza nessun rimpianto. La volete smetter di farmi ruscellare che siamo duri porcaccia zozza ma non abbiamo perso la nostra tenerezza….
Salvatore R. contromaelstrom, facciamo uno scambio di libri? io timando “la strage di stato” se ti fa piacere nell’edizione samona e savelli, tu mi mandi(ce l’ho in libreria, ma vuoi mettere con il tuo odore mischiato nelle pagine…) Maelstrom… Marco 3470083131. Che la Vita ci sia gioiosamente leggera. Mia(diciamo cosi che è come tutte delle banche infami) casa(in campagna etrusca…)è tua-vostra casa. Marco.
Affare fatto, Marco!!! Ti contatto per telefono per scambiarci gli indirizzi… e i libri. Ho letto la tua/vostra (dei compagni anarchici) polemica con Curzio Maltese e Marco Tullio Giordania a proposito del suo film sulla “strage di Piazza Fontana” e il venticello calunnioso gettato lì dal regista sulla “manovalanza anarchica”. Vergognoso! Non smettono mai il loro sporco lavoro di “revisionisti storici”, nemmeno su avvenimenti dove la responsabilità dello Stato e dei Servizi è di una chiarezza solare. Ma ne parleremo dopo aver visto il film. Un abbraccio, e a presto! Salvatore
Lunedi pomeriggio ci vediamo a con i Compagni del 22 Marzo(mancheranno, ma solo fisicamente Pino Pinelli e Pietro Valpreda…) per iniziare un docufilm sul libro “La strage di stato”:preferirei parlartene in privato e se vieni sara’ gioia…
è un progetto iniziato il 22 febbraio 2011 da Valerio Verbano. Chiamami prima di lunedi,domani sono in libreria a Tuscania chiama quando vuoi. NON C’E’ FUTURO SENZA MEMORIA. A prestissimo. Marco.
Purtroppo a Reggio Calabria non l’hanno portato. Non so se lo porteranno dopo.
( Sono Donatella Quattrone: Scusa ma non so cosa sia successo: non mi fa più commentare come una volta. Mi compare una scritta che mi dice che devo usare una di quelle tre piattaforme sotto. Siccome non posso usare wordpress avendo perso la password devo per forza commentare con facebook. Scusa per l’avatar: è quello di fb.)