La Direttiva 2008/120/CE del Copnsiglio d’Europa del 18 dicembre 2008 stabilisce le norme minime per la protezione dei suini.
Afferma: “…le aziende devono garantire superfici libere sufficienti disponibili per ciascun suino… Nel caso dei verri, i recinti devono avere una superficie libera al suolo di almeno 6 metri quadrati, costruiti in modo da permettere all’animale di girarsi e di avere contatto uditivo, olfattivo e visivo con gli altri suini ed i recinti utilizzati per l’accoppiamento devono essere liberi da ostacoli e disporre di una superficie al suolo di 10 metri quadrati.”
Sarebbe auspicabile che la Democratica Repubblica italiana e il suo attuale “governo tecnico” applicasse ai detenuti nelle carceri italiane, almeno uno spazio non inferiore a quello che la legge stabilisce per i suini da allevamento.
Nelle 206 carceri italiane vi sono attualmente stipati 66.632 corpi di prigionieri e prigioniere. I dati sono del 29 febbraio scorso. Numero diminuito già dai primi effetti del cosiddetto decreto “svuotacarceri”. Qualche mese fa si era attestato su 69.000 presenze.
Dunque sono 21.000 in più dei posti disponibili. Al livello attuale del sovraffollamento, ciascun detenuto e detenuta, ha a disposizione non più di 3 o 4 metri quadrati. Un terzo in meno dello spazio riservato ai suini da allevamento.
Non abbiamo nulla contro i suini, né riteniamo che la specie umana sia superiore a quella suina, attualmente proprio no, ma potremo rivolgere a tutti coloro che si reputano “autorità” di riflettere su questa considerazione:
ai suini 6 mq per allevarli e mangiarli; ai prigionieri 4 mq per “rieducarli“. E’ così????
amnistia
Salvatore, fa male al cuore vedere quelle foto del carcere umano e chi ha visto certe realtà capisce benissimo che cosa può provare; ma è scoraggiante ripensare a quando portavamo nei quartieri pannelli con fotografie che denunciavano realtà interne ed esterne al carcere e davamo “avvertimenti”, denunciavamo con megafonaggio e paragonavamo vecchie e nuove strutture in cemento armato, costruite con lo stesso cinismo, la stessa insensibilità, la stessa superficialità nel capire le ragioni sociali che avevano portato la dentro buona parte della popolazione carceraria. Qualcuno come i compagni dei NAP provarono a dare degli “avvertimenti”…ma non è servito a nulla, tanto che anche qualche compagno che almeno oralmente condivideva, oggi dice che era soltanto “sindacalismo armato” (sic!!!)…ma forse costui deve ancora trovare una sua sua identità politica!! Vero Franco S.??!! Ridiamoci sopra! è meglio.Proviamo ancora e “cerchiamo di sbagliare un po’ meno”, se non noi, almeno quelli più giovani. Gianni