il 27 febbraio 1973 a Wounded Knee, nella riserva indiana di Pine Ridge, nel Sud Dakota, esplose la disperazione indiana.
I Sioux, appoggiati dall’America Indian Movement, si ribellarono al Governo americano denunciando le misere condizioni di vita della popolazione. I pellerossa, circa duecento con donne e bambini, si asserragliarono nello stesso posto in cui nel 29 dicembre 1890 la cavalleria Yankee (del 7° Reggimento al comando del criminale colonnello James Forsyth) aveva massacrato a mitragliate circa 300 Siux Lakota della tribù Miniconjou guidata da Piede Grosso- Big Foot.
Piede Grosso-Big Foot, morto nella neve
Piazzarono le tende intorno alla chiesa, trasformarono l’emporio in sala dei congressi e di refezione, piazzarono gli uomini armati in rudimentali bunker, incrociarono le pipe di guerra, legarono le penne d’aquila alle trecce e organizzarono la resistenza. Il Governo statunitense mise in campo tiratori scelti della polizia federale, uomini, mezzi blindati ed elicotteri e circondò la zona. Per 71 giorni Washington non ebbe potere a Wounded Knee: malgrado l’assedio la comunità indiana si autogovernò con le proprie consuetudini e le proprie leggi.
Poi, il 10 maggio, dopo giorni di scontri con due morti fra i pellirossa e alcuni feriti fra le forze dell’ordine, la resistenza cessò. Gli indiani furono costretti ad abbandonare la zona e in cambio ottennero che il Senato Usa aprisse un’inchiesta sulle loro problematiche. Ancora una volta gli indiani d’America hanno perso la loro guerra contro i bianchi, fidandosi della politica, che, naturalmente, li ha sempre traditi.