Cos’è il crimine?

CRIMINE!

È questa una parola molto pronunciata oggi da governanti e dai loro scribacchini. È una parola che evoca terrore e paura, fa schierare la popolazione dalla parte dei ciarlatani che spaventano con la previsione dell’estensione del crimine e la conseguente paura, ciò per addomesticare e annichilire i cittadini.

Prende corpo così il governo della paura, forma antica di imperio dei potenti per sottomettere i cittadini trasformandoli in sudditi passivi e imbelli.

Ma cos’è il crimine?

Nella lingua e cultura latina il crimen era una decisione giudiziaria, diventata in seguito accusa e, in epoca moderna, nelle codificazioni napoleoniche (codice 1810) andò a formare la tripartizione delle trasgressioni: crimini, delitti e contravvenzioni (adottata in seguito da molti altri ordinamenti di civil law, tra i quali quello italiano con il codice penale del 1865). Poi la categoria crimine non è stata ripresa né dal Codice Zanardelli del 1889 né dal codice penale vigente (Codice Rocco 1930 di epoca fascista), il termine “crimine” quindi non ha alcun significato giuridico.

E allora perché usarlo ancora?

È stato raccattato dai media e dai politici di bassa tacca, per farne uno strumento utile a terrorizzare la popolazione disattenta e ignorante. È diventato così un’ “arma di distrazione di massa”.

In omaggio alla lotta al crimine, che non vuol dire nulla, ma che nei media e nei comizi dei potenti vuol dire tutto, quella fascia di popolazione negligente, cui facevo riferimento prima, accetta le peggiori scelte dei governanti che sbraitano contro fantomatici “nemici” cui vengono addossate tutte le colpe possibili e impossibili; che decretano norme assurde che non servono a nulla, ma sono utili a militarizzare la società.

Vediamo adesso la realtà, che non sembra interessare questa fascia di popolazione che pende dalle labbra dei comizianti. La realtà è ben diversa dai pettegolezzi da social o da osteria.

Eccoli i dati, i numeri cui nessuno presta attenzione: le fonti ufficiali (Ministero dell’Interno) documentano che nei 365 giorni dell’anno (i dati sono del 2016) si sono consumati 19 omicidi “a scopo di furto o di rapina[fonte: Avvenire del 29 marzo 2019]. Negli anni successivi sono diminuiti ma il Ministero non ci dice di quanto.

Nello stesso numero del giornale, Avvenire, sono riportati i dati della stagione venatoria 2017-2018. Nelle attività della caccia, le armi da fuoco hanno ucciso 31 persone (e ferito altre 96) che attraversavano il territorio o semplicemente passeggiavano nei boschi. Qualcuno di voi ha sentito polemiche o arrabbiature sui morti dovuti alla mania di seguire le orme della Dea Diana Cacciatrice? Silenzio totale!

Andiamo ad altra fonte: l’Inail. Le morti sul lavoro nel 2018 sono 704 gli infortuni mortali accertati sul lavoro dall’Inail nel 2018, di cui 421 (circa il 60%) “fuori dall’azienda”, a fronte di 1.218 denunce complessive. Sugli infortuni accertati c’è stato un aumento del 4% rispetto al 2017.

Dal Ministero della giustizia si viene a sapere che nelle carceri italiane che dovrebbero rieducare e reinserire nella società, secondo la Costituzione, hanno prodotto nel 2018 ben 148 morti di cui 67 per suicidio.

Infine, Sulla strada: nel 2012 sono stati 186.726 gli incidenti stradali con 264.716 feriti  e  3.653 morti.

Fermiamoci qui, è inutile continuare a snocciolare dati, e invitiamo alla riflessione. È un confronto che può fare chiunque, a parte la discordanza delle date  (non è facile trovare dati certi per lo stesso anno nelle diverse situazioni, però non cambia di una virgola il ragionamento). L’interrogativo è sconvolgente: possibile che ci interessano soltanto 19 morti per furti o rapine e ignoriamo allegramente tutte le altre morti? 31 per la caccia, 704 per il lavoro, 148 in carcere e 3.653 per la motorizzazione e le altre che non abbiamo elencato?

Possibile che l’attività del governo si occupi solo delle 19 persone, ignorando le altre, decretando allegramente sottrazione di libertà, di spazi e militarizzando le città soltanto per le 19 persone morte e non fa nulla per le altre? Oltretutto la realtà ci sbatte in faccia che le persone morte per furti o rapine sono in calo, mentre sono in crescita le altre morti.

C’è qualcosa che non va!

Non si possono ritenere persone sensate quelle che si fanno abbindolare da queste citrullaggini.

Si sa che, è stato costruito ad arte un clima di allarme sociale generalizzato che ha finito con il legittimare tra l’altro la criminalizzazione dei migranti e più in generale l’attuazione di politiche sempre più aspre e repressive in ambito penale. Alcuni la chiamano “economia della paura” ed ha la capacità di svilupparsi e convincere molta gente senza dover documentare i fatti, ignorandoli volutamente, che ha permesso alle istituzioni di trasformare azioni svolte lecitamente in azioni criminose semplicemente scrivendolo su un decreto. E il gioco è fatto!

Quello che stupisce è che questa “economia della paura” si sia potuta sviluppare in assenza di un incremento degli atti criminosi, al contrario, ha trovato terreno fertile nella diminuzione dei reati più gravi registrati, con la subdola manovra nel trasformare azioni e comportamenti di uso comune in reati perseguibili penalmente.

Si può concludere con l’affermazione di un grande studioso di queste questioni (Nils Christie): «il crimine non esista: solo gli atti esistono, atti cui spesso si attribuiscono diversi significati in diversi contesti… i nostri ‘dati’ sono gli atti e gli effetti che attribuiamo loro». Lo studioso prosegue con una azzeccata similitudine: «L’istituzione penale si trova in una situazione analoga a quella di Re Mida. Questi, per quanto ne sappiamo, trasformava in oro tutto ciò che toccava e perciò finì col morire di fame. Molto di quello che la polizia tocca e tutto quello che le prigioni toccano, si trasforma in crimini e criminali;». In conclusione se non si inverte la tendenza della deriva carcerocentrica, queste società si esauriranno per deperimento, finendo in mano a coloro che si caratterizzano sempre più decisamente come incapaci e incolte.

L’alternativa è l’ABOLIZIONE  DEL  CARCERE!

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