10 dicembre, aboliamo l’ergastolo

Ergastolo vuol dire che la legge italiana, non in maniera esplicita, afferma l’impossibilità della rieducazione per mezzo della pena. Che cos’è infatti l’ergastolo, in particolare quello ostativo?, se non ritenere irrieducabili alcune persone?

Quando il giudice scrive la parola “MAI” sulla sentenza là dove si richiede di definire il “termine” della condanna, che cosa fa? Semplicemente pronuncia un destino eterno (MAI) per quella persona.

Non è altro che la presunzione divina di fermare il tempo, renderlo immobile in eterno (MAI), negare ogni modificazione, ogni trasformazione sia del contesto, sia del condannato, sia delle leggi, sia delle istituzioni.

Nessuna pena è rieducativa o risocializzante. Le pene sono soltanto punizioni vendicative e terrorizzanti. Ma l’ergastolo non è nemmeno una punizione, poiché ha la presunzione di essere un giudizio eterno, ambisce di sostituirsi a un ipotetico dio!

Qui le leggi e le istituzioni inciampano! L’ergastolo è soprattutto il riconoscimento dell’incapacità delle istituzioni di ricostruire legami sociali infranti; è il fallimento del progetto di integrazione sociale, che si suppone essere caratteristica fondamentale dello stato di diritto.

L’ergastolo è solo una ubriacatura di potere delle istituzioni che, per mezzo del sistema sanzionatorio, portato all’estremo, si sentono autorizzati a disporre del corpo altrui a proprio piacimento. Mutilando e sopprimendo.

Da una lettera dal carcere di 50 anni fa:

…mi trovavo all’ergastolo di Porto Azzurro dove, per quale legge non l’ho mai capito, al prossimo “liberato” venivano fatti scontare gli ultimi quindici giorni nell’isolamento, cioè in una cella da solo dove gli venivano così impediti i contatti con gli altri detenuti. A distanza di qualche mese si apprendeva che il tizio uscito in tale data, non era a casa sua, ma in casa di cura o in manicomio!
Una volta che chiesi a un sottufficiale il motivo dell’isolamento, mi rispose: “si ritiene necessario per evitare che si possa consegnare, al liberante, degli scritti da portare fuori clandestinamente e soprattutto per evitare, a chi resta, lo spettacolo della partenza. È dannoso – mi diceva – per chi ha molto da scontare, vedere spesso qualcuno che lascia il carcere mentre egli non può”.
[lettera dal carcere di Alessandria, 30 maggio 1968]

L’ergastolo è barbarie pura, ABOLIAMOLO!!!

PRESIDI DI SOLIDARIETÀ PER L’ABOLIZIONE DELL’ERGASTOLO.

Domenica 10 dicembre, per l’anniversario della dichiarazione universale dei diritti umani,  all’esterno dei penitenziari di Cosenza, Bari e Napoli si terranno dei presidi di solidarietà per rendere visibile lo sciopero della fame dei detenuti, per dare voce alle ragioni di questa lotta. A Cosenza l’appuntamento è per le 12 di domenica sotto il carcere di via Popilia, a Bari alle 11 e a  Napoli dalle 10 sotto il carcere di Secondigliano.

Altri presidi si terranno anche in altre città.

Migliaia di detenuti e tutti gli uomini ombra, digiuneranno affinché l’ergastolo, la pena di morte in vita, possa essere cancellato per sempre dal nostro ordinamento.

Assieme agli ergastolani digiuneranno familiari, intellettuali,  artisti, attivisti, semplici cittadini per dare voce e dignità ad una lotta che da troppi anni viene strumentalizzata dalla politica per  alimentare la fabbrica penale nell’indifferenza di buona parte della società che, ancora oggi, è convinta che l’ergastolo equivale a 25 anni di carcere.

Non lasciamoli soli!

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