La popolazione detenuta è cresciuta dalle 54.912 presenze del 31 ottobre 2016 alle 56.436 presenze del 30 aprile 2017, con una crescita di 1.524 detenuti nel semestre.
Eppure i reati diminuiscono sensibilmente.
Come mai le leggi svuota-carceri non funzionano permanentemente e non sono in grado di fermare il sovraffollamento? Eppure sono tutte in vigore (tranne quella che portava la liberazione anticipata – lo sconto di pena- da 45 a 75 gg. per ogni semestre di carcerazione effettuata; questa è scaduta nel 2015). La risposta è semplice: perché quelle leggi sono state realizzate sotto la pressione di organismi internazionali – Corte europea Diritti dell’Uomo– non sono state prodotte da proteste interne e conflitto esterno, che avrebbe avuto un’efficacia maggiore nell’attuazione delle leggi, perché le lotte ne avrebbero controllate l’applicazione.
Alla fine del 2015 ancora il 5,3% di detenute/i sconta una pena inferiore ad un anno; e ben il 23% sconta una pena inferiore ai 3 anni. La legge 199 del 2010, ha previsto la possibilità di scontare l’ultimo anno di pena (limite poi esteso a 18 mesi) presso la propria abitazione o altro luogo privato o pubblico di cura e accoglienza.
Quelle leggi dovevano sostituire la presenza in carcere per condanne lievi con misure alternative: la legge 94 del 9.08.2013 ha rimosso alcuni ostacoli nell’accesso alla detenzione domiciliare e alla semi-libertà per i recidivi (ostacoli posti dalla ex-Cirielli nel 2005) e ha ridotto la possibilità di applicare la custodia cautelare, mentre la legge 67 del 28.04.2014 ha istituito la messa alla prova (1), ossia la possibilità di richiedere la sospensione del procedimento penale per reati considerati di minore gravità.
Al 31 Gennaio 2017 erano in corso 9.207 misure di messa alla prova e 12.190 indagini preliminari alla concessione della misura. Le semi-libertà l’8,9%; la detenzione domiciliare il 6,8%.
Altrettanto in aumento sono i Provvedimenti disciplinari nelle carceri italiane.
Vediamo il confronto tra il 2010 e il 2016.
I comportamenti dei/delle detenuti/e che vengono puniti con provvedimenti disciplinari sono questi:
-Atteggiamenti offensivi
-Intimidazione o sopraffazione dei compagni
-Ritardo rientro
-Atteggiamento molesto verso i compagni
-Abbandono ingiustificato di posto
-Appropriazione o danneggiamento dei beni dell’amministrazione
-Traffico di beni consentiti
-Inosservanza degli ordini
I primi tre raccolgono circa i 2/3 delle punizioni che ammontano a un totale di 27.675 nel 2016 (nel 2010 erano 21.633)
Nel 2010 si aveva un provvedimento disciplinare ogni 3 detenuti/e
Nel 2016 si è avuto un provvedimento disciplinare ogni 2 detenuti/e
Eppure nel 2010 la popolazione detenuta era di gran lunga superiore (67.961) a quella dello scorso anno. Quali le cause?
C’è stato un aumento degli atti di insubordinazione da parte di detenuti/e, oppure un più rigido livello di sorveglianza punitiva da parte delle guardie penitenziarie e una maggiore severità verso detenuti/e? Per conoscerlo dobbiamo intensificare la comunicazione interno-esterno
Le varie sanzioni disciplinari che “puniscono” i comportamenti di detenuti/e ritenuti trasgressivi, divise per tipologia nel confronto tra il 2010 e il 2016
Queste le sanzioni più diffuse. La prima cifra si riferisce al 2016, la seconda al 2010
-Ammonizione del direttore 6.354 – 5.056
–Esclusione da attività ricreative e sportive 5.434 – 4.358
–Esclusione da attività in comune 8.091 – 6.377
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