Il carcere produce malattie
Il carcere è un ambiente patogeno. L’abbiamo sempre detto, l’abbiamo provato sulla nostra pelle! Una persona entra in carcere sana e ne esce malata. Non solo!, il carcere produce sofferenze e malattie, ma è anche una fabbrica di handicap psicofisici. Il potere penale si esercita sul corpo e sulla sua immagine sociale, la persona imprigionata ne esce amputata, handicappata. Alcune funzioni sono state intorpidite e depresse dal carcere, né si può sapere se, una volta fuori di prigione, riprendano a funzionare.
L’80% della popolazione detenuta è ammalata!
Per la maggior parte, il 48%, si tratta di malattie infettive.
Il 27% della popolazione prigioniera soffre di disturbi psichiatrici.
Il 17% soffre di malattie osteorticolari, il 16% presenta patologie cardiovascolari, l’11% ha problemi metabolici e il 10% malattie dermatologiche, la cui trasmissione è favorita dall’alto tasso di sovraffollamento.
Soffre di tubercolosi il 22% dei detenuti, il virus Hiv colpisce il 4%; l’epatite B colpisce il 5%, l’epatite C colpisce il 33%, la sifilide il 2,3%.
I tumori rappresentano l’1% circa di tutte le patologie e riguardano soprattutto linfomi, leucemia, neoplasie del polmone e neoplasie epatiche.
Se confrontiamo queste percentuali con quelle che si riscontrano tra la popolazione “libera”, la differenza salta agli occhi e dimostra, inequivocabilmente, che è il carcere che produce malattie.
L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) afferma:
«Il concetto di salute subisce un forte ridimensionamento quando si inserisce nel contesto carcerario. Carcere e salute sono antitetici perché il carcere è la negazione della salute intesa come stato di benessere psicofisico».
Il carcere in definitiva è malattia, ma soprattutto il carcere è di per sé stesso patogeno e rappresenta la causa prima delle malattie della popolazione prigioniera.
Oggi va di moda definire molti malesseri con l’attributo di “stress”. Stress da lavoro, stress da studio, ecc., ma chi ha mai studiato lo “stress da reclusione”, cioè da mancanza di libertà? E soprattutto vi siete mai chiesti cosa può comportare la “sindrome da primo impatto col carcere”?
I sintomi più ricorrenti segnalati dai medici penitenziari sono:
*tachicardia, *sudorazione, *fame d’aria, *insonnia, *cefalea di tipo gravativo, *anoressia transitoria, *nausea, *sensazione persistente di freddo, *malessere generale, *leggero tremore incontrollabile degli arti, *pollachiuria (elevata frequenza di piccole quantità di urina), *diarrea, *stato d’allarme psichico alternato a profondi momenti di prostrazione.
Cosa dice la legge di riforma della medicina penitenziaria: