Chi è costretto a frequentare le carceri di questo triste paese, perché dietro quelle sbarre ci sono persone cui tiene, sa quante difficoltà, fastidi per non dire vere e proprie vessazioni subisce chi vuol portare il “pacco di natale” alle persone richiuse nelle galere. Il pacco di cibarie consente a chi sta in carcere di godere cibi gustosi e di assaporare ancora sapori familiari il cui ricordo tende a svanire col trascorrere del tempo della galera.
Ma fare il colloquio e far arrivare a un detenuto o una detenuta un pacco viveri non è cosa facile. I familiari si devono mettere in cammino nei giorni di maggior traffico, spesso percorrendo centinaia di chilometri, difatti l’amministrazione non rispetta la legge che afferma di tenere i prigionieri vicini alla loro residenza e comunque nel raggio di non più di 100 chilometri.
Per il contenuto del pacco poi, ci sono tanti divieti: questo cibo non passa, quest’altro va tagliato, questo non è previsto, ecc., ecc. e si torna indietro mesti col cibo preparato con amorevolezza per condividere, non potendo la libertà, almeno i sapori. E ogni carcere ha le sue regole bizzarre e diverse da carcere a carcere. È l’arbitrio del sistema carcerario che ha un unico scopo: annientare la personalità di chi viene rinchiuso e di chi lo sostiene.
Il giorno di Natale è anche questo, una sorda e silenziosa lotta tra chi è solidale con i carcerati e i loro familiari contro il sistema carcere.
Ma è per tutti così?
Pare di no, se leggiamo alcune agenzie stampa che ci raccontano come trascorreranno le feste natalizie DUE detenuti particolari. Sono i due marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre arrestati e detenuti in India perché accusati di aver ucciso due pescatori al largo dell’Oceano Indiano scambiandoli per pirati. I pescatori si chiamavano: Valentine Jalstine e Ajesh Binki (foto: la famiglia di uno dei pescatori uccisi)
I marò sono in attesa del processo. Ma non sono in carcere, sono in custodia cautelare nei locali dell’ambasciata italiana. Immaginiamo in ambienti dotati di ogni confort, proprio come le carceri italiane!
Non vi pare che sia troppo grande la differenza di condizione tra questi due e i detenuti e le detenute nelle carceri italiane che sono in carcere in attesa del processo!
Insomma i due marò sembra abbiano vinto la battaglia che in Italia pochi garantisti stanno conducendo per far si che, fino a sentenza, le persone in attesa di giudizio dovrebbero stare fuori dal carcere. Ma la loro non è stata una battaglia. Più che altro è stato fatto loro un regalo, come se fossero degli “eroi”, difatti molti media così li chiamano: “eroi”. Sparare a due poveri pescatori si diventa “eroi”; rubare in un supermercato si è “criminali”.
Arriva il tempo di feste natalizie anche per i due marò e così dalle terre di origine dei due fucilieri partono numerosi familiari. anche loro portano il “pacco di Natale”: tantissimi e vari prodotti salentini per addolcire il palato dei nostri “eroi”. Sono numerosi i familiari ospitati nei locali dell’ambasciata italiana. Leggiamo dalle agenzie: “Più di venti persone, tra i loro familiari, potranno raggiungerli per festeggiare con loro il Natale, ha fatto saper il ministro della Difesa Mario Mauro”.
Una banale domanda: chi pagherà il viaggio e il soggiorno? Ho l’impressione che lo pagheremo noi.
Ma, a parte il vile peculio, vi pare che ci sia uguaglianza di trattamento tra quei 65mila donne e uomini che stanno ammassati dentro le sovraffollate e puzzolenti celle del sistema carcerario italiano e questi due “eroi”?
Qualcuno/a dirà: ma i marò sono detenuti in terra straniera. Aspettate un momento! Guardate che sono oltre 3mila (3.103) i cittadini italiani rinchiusi nelle carceri di paesi stranieri e, a sentire le poche notizie che filtrano, non se la passano proprio bene. Sono in condizioni difficili e, così denunciano i loro familiari, abbandonati o comunque poco assistiti e tutelati dalla autorità consolari.
Perfetto Salvatore ed ognuno di “NOI” ha fatto piccole o grandi esperienze, dirette od indirette in tal senso nelle galere italiane: aggiungerei che il “soggiorno” dei “comuni” nelle carceri indiane o tailandesi o brasiliane ecc. è da girone dantesco, che anche per qualche compagnuccio di Rifondazione gli sembra che il governo italiano non si adoperi abbastanza per far tornare in Italia questi due “eroi” che hanno sbagliato due poveri pescatori in brache per dei pirati!!! ma che eroi, sono due schifosi assassini, arroganti e resi forti nella loro tracotanza perchè sanno di avere dalla loro parte le istituzioni italiane e quella gran parte della popolazione manipolata da tutti i media senza esclusione di colore. Noi non ci scorderemo mai di respingere al mittente la patente di assassini che ci hanno dato; ne siamo orgogliosi del nostro passato pagato un prezzo altissimo senza pentimenti perchè, come ho già detto altre volte…”assassini può darsi, ma assassini dalla parte buona al fianco di quanti si ribellano nella speranza e nel desiderio di realizzare una società comunista ed anarchica. Un caloroso abbraccio da parte mia e di Alberta. Gianni Landi
C’è da chiedersi quanto costerà al contribuente italiano evitare a questi due farabutti una pena detentiva pesante. Le autorità indiane si faranno pagare molto per restituirci questi “eroi” di cartapesta.