Carceri: l’Europa mette sotto accusa l’Italia

Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa mette l’Italia nella lista dei “sorvegliati speciali” per quanto riguarda la situazione delle carceri. È una sorta di procedura d’infrazione contro i governanti del “nostro” paese. Ma stavolta non per problemi di bilancio o di debito, ma, dopo aver già deciso di mettere sotto “sorveglianza costante” la questione del sovraffollamento, oggi il comitato dei ministri europei ha infatti deciso di aggiungere alla lista dei problemi da trattare con priorità anche quello dell’inadeguatezza delle cure mediche fornite ai carcerati.

carcere-1La questione è giunta sul tavolo del comitato dei ministri in seguito a quattro sentenze di condanna emesse dalla Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) nei confronti dell’Italia tra il 2009 e l’inizio di questo anno. In tre delle sentenze lo Stato italiano è stato condannato per aver tenuto in prigione detenuti il cui stato di salute era incompatibile con il regime carcerario.

Con l’ultima sentenza la Corte europea aveva condannato l’Italia per non aver fornito cure adeguate a un detenuto; nel documento attuale il comitato dei ministri aggiunge che, se è pur vero che le autorità italiane hanno assicurato ai detenuti che hanno vinto il ricorso gli arresti domiciliari o le cure necessarie, non hanno ancora preso tutti i provvedimenti necessari a garantire che quanto accaduto a questi detenuti non possa accadere ad altri.

Ora a Strasburgo il comitato dei ministri sta analizzando se risponde ai requisiti richiesti un primo piano d’azione inviato dall’Italia in cui vengono specificate tutte le misure già prese o che verranno prese a breve

Intanto, nelle carceri si continua a morire. Assanlal Fouad aveva 37 anni, è deceduto all’interno della Casa Circondariale di Livorno. È accaduto nel cuore della notte, in una delle celle sovraffollate della “Sezione Transito”, in un angolo di una cella piccolissima che accoglie quattro persone, stivate in meno di dieci metri quadrati. Non si conoscono le cause della morte, sulla quale stanno indagando i periti dell’Autorità Giudiziaria.

carcere-2Ricordo che gli obblighi della Convenzione dei Diritti Umani, che pure lo stato italiano ha firmato e non rispetta sono: l’esistenza della pena dell’ergastolo, l’isolamento carcerario, i regimi di carcerazione speciale come il 41bis, lo spazio eccessivamente esiguo per ciascun carcerato/a, l’assenza o carenza di luoghi per attività collettive di studio, gioco e lavoro, l’eccessivo uso della carcerazione preventiva, la responsabilità civile dei giudici, la sanità per detenuti/e, in genere, per le condizioni di degrado in cui versano le carceri italiane.

Tutto questo sortirà qualcosa? Forse no, se continuerà questa acquiescenza passiva dei movimenti di questo paese nei confronti della critica efficace e radicale al carcere realizzando una forte e continua mobilitazione!

Questa voce è stata pubblicata in Carcere e contrassegnata con , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

3 risposte a Carceri: l’Europa mette sotto accusa l’Italia

  1. gianni landi ha detto:

    Può darsi che sia viziato da reminiscenze di vecchie pratiche di intervento sulle varie realtà , ma quando sento parlare di “acquiescenza passiva dei movimenti” e di appelli alla “mobilitazione”, il mio pensiero va a quei tromboni del movimento (???!!!) del Cinque stelle che vogliono farci credere che serva fare del teatro nelle aule parlamentari anzichè mettere in piedi dei Gruppi di lavoro, di intervento nei quartieri, nelle fabbriche, nelle scuole, nelle carceri, ed ovunque serva istigare allo scontro, alle pratiche concrete di rivolta, di rifiuto, di opposizione nei fatti, di non accettazione supina di leggi, di imposizioni, di estorsione economica, di pensioni di fame, di vessazioni, di sfuttamento, di latrocinio del nostro vissuto, di una classe dirigente incapace, ladra e corrotta che ti sbatte in faccia il loro lusso, le loro scuole per ricchi mentre la povera gente deve fare i conti per riuscire a mettere insieme il desinare con la cena, a fare la coda davanti ai cassonetti dei rifiuti. La proprietà, la finanza, la poltica, le religioni ci espropriano ogni giorno e ci addormentano, ci addomesticano. Il “frontismo” parlamentare, l’opposizione dura in parlamento è già stata sperimentata storicamente ed il tempo delle illusioni parlamentari, non ci devono appartenere perchè sono soltanto la scappatoia di coloro che non sono disposti a lottare in prima persona e pagare anche a caro prezzo ciò che ci spetta. Basta tromboni parlamentari lautamente pagati. Basta con questa farsa politica! Smettiamola di fare i tifosi della politica! Riprendiamoci quel sano principio di rivolta, quel sentimento rivoluzionario concreto, paziente che ci hanno indicato i compagni morti o carcerati per una società di eguali nei diritti e nei doveri: Rimbocchiamoci le maniche, ribelliamoci e se c’è da “menare le mani”…meniamole una buona volta e chi rimane spettatore………od è traditore od è vigliacco. Io la sento così. Gianni Landi

  2. rosa68 ha detto:

    mio marito con tre figli piccoli sta scontando una pena di 20anni fa con l’articolo 416bis e la cosa buffa e che è detenuto ad 800km da casa questa e giustizia che lo vediamo ogni tre mesi dalla Sicilia debbo arrivare in Abruzzo per una pena di 20 anni fa chi uccide e fuori e un povero padre deve pagare le pene lontano dalla famiglia.

  3. gian paolo marrocu ha detto:

    sono d’accordo con te, caro gianni, purtroppo quelli che la pensano cosi’ ,credo, siamo in pochi.Ci sono troppe cose che non vanno, o meglio, vanno bene per i ricchi e come al solito male per i disgraziati. un caloroso saluto, bruno marroccu

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.