Un rogo infausto, 420 anni fa la Chiesa carbonizzava Giordano Bruno

420 anni fa, il 17 febbraio del 1600, dopo sette anni di carcerazione, Giordano Bruno (il nolano) fu condannato a bruciare sul rogo in piazza Campo de’ Fiori a Roma.

Nato nel 1548 a Nola, prese i voti a Napoli, ma ben presto i suoi dubbi sulla dottrina trinitaria e su quella dell’incarnazione lo misero in contrasto con gli ambienti ecclesiastici. Iniziò a peregrinare per l’ Europa, prima a Ginevra, poi a Tolosa e a Parigi e in Inghilterra dove insegnò ad Oxford e anche in Germania dove insegnò a Marburgo, Wittemberg e Francoforte, infine accettò l’ ospitalità del nobile veneziano Giovanni Mocenigo. Ma le pressioni della Chiesa sulla repubblica veneziana, costrinsero questi a lasciarlo nelle mani dell’inquisizione nel 1592 che lo arrestò per i sospetti di eterodossia. Nel 1593 fu trasferito da l’Inquisizione a Roma e, dopo sette anni di carcerazione e terribili processi, fu messo al rogo il 17 febbraio del 1600.

Col rogo di Bruno, con le torture e il processo, 33 anni dopo, a Galileo Galilei che lo costrinsero a parziale abiura delle sua teorie scientifiche, la Controriforma con lo strumento dell’Inquisizione bruciò non solo carni, come quelle di Giordano Bruno e altri e altre, ma incenerì le più grandi aspettative che, in questa parte del mondo, l’umanità aveva messo in moto nel grandioso esperimento umano, artistico e scientifico del Rinascimento.  Dal XVI secolo l’Italia è quasi interamente soggetta alla corona spagnola ed è interessata da quel processo di reazione della Chiesa cattolica al protestantesimo che va sotto il nome di Controriforma.

Il Rinascimento che aveva posto l’umanesimo con tutte le sue caratteristiche, al centro del tessuto urbano, di quello produttivo e artistico, come si nota ancora in molte città italiane, veniva così ridotto in cenere. La Controriforma aveva impedito nella penisola non solo la riforma religiosa, ma aveva ostacolato la modernità filosofica e scientifica da cui prese l’avviò l’età moderna. La Riforma protestante, al contrario, in altre aree europee aveva favorito queste innovazioni, facendo compiere quel salto in avanti che segnò i secoli successivi, mentre in Italia e Spagna, in particolare, si svilupparono, sotto quella coltre  plumbea reazionaria, pratiche impregnate di opportunismo, compromesso, intrallazzo accomodante e tutti le calamità in cui, ancora oggi, inciampiamo.

La statua in bronzo a Giordano Bruno in Piazza Campo de’ fiori è stata realizzata da Ettore Ferrari, inaugurata il 9 giugno 1889, poi distrutta per volontà di Pio IX durante la restaurazione del papato. Nel 1876 ci vollero numerose proteste e manifestazioni degli studenti universitari, organizzati in un Comitato allo scopo di edificare un monumento a Giordano Bruno. Lo Studium Urbis romano dal 1660 si era trasferito nella nuova sede del palazzo in Corso Rinascimento che prense il nome di Sapienza dall’iscrizione posta sopra il portone principale.

SONETTO – IN LODE DE L’ASINO.

O sant’asinità, sant’ignoranza,

Santa stolticia e pia divozione,

Qual sola puoi far l’anime sì buone,

Ch’uman ingegno e studio non l’avanza;

Non gionge faticosa vigilanza

D’arte qualunque sia, o ‘nvenzione,

Né de sofossi contemplazione

Al ciel dove t’edifichi la stanza.

Che vi val, curiosi, il studiare,

Voler saper quel che fa la natura,

Se gli astri son pur terra, fuoco e mare?

La santa asinità di ciò non cura;

Ma con man gionte e ‘n ginocchion vuol stare,

Aspettando da Dio la sua ventura.

Nessuna cosa dura,

Eccetto il frutto de l’eterna requie,

La qual ne done Dio dopo l’essequie.

[Giordano Bruno, Cabala del Cavallo Pegaseo 1585- sonetto d’apertura dell’opera)

                                          Ciao Giordano !!!  

In questi giorni passate dalle parti di Campo de’ Fiori per salutare un grande filosofo e per riflettere su quale sarebbe stata la storia, in queste terre, se la scure reazionaria della Chiesa non fosse calata vigliaccamente sul grande rinnovamento.

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