SUD AFRICA – 24 marzo 2014 – I minatori alla nona settimana di sciopero!
Non sembra avvicinarsi il termine del grande sciopero dei circa 100.000 minatori che ha bloccato il settore estrattivo del platino in Sud Africa, nel distretto minerario di Rustenburg, dove si estrae la maggior quantità di platino, oltre che di vanadio. Al contrario sembra inasprirsi per il nulla di fatto nelle trattative.
È così arrivato alla sua nona settimana lo sciopero indetto dall’Associazione dei minatori e del Sindacato delle costruzioni (Amcu– Association of Mineworkers and Construction Union) contro i primi tre produttori mondiali di platino, Amplats (Anglo American Platinum ), Implats (Impala Platinum) e Lonmin. Ormai si sta avviando a diventare il più lungo e il più partecipato sciopero del periodo post-apartheid in un settore dove gli interessi delle grandi multinazionali dei metalli preziosi sono strategici.
Tra le parti le distanze sono enormi e non sembrano avvicinarsi. Nelle precedenti mobilitazioni del 2012, secondo The Africa Report, le perdite dei colossi come la Amplats, Implats e Lonmin insieme persero circa 544.000 once (15,7 tonnellate) pari a circa 10,5 miliardi di rand (un rand è pari a circa 7 centesimi di euro); al ritmo attuale di perdite, circa 200 milioni di rand al giorno, lo sciopero creerà un danno superiore al 2012.
Finora lo sciopero ha ridotto la produzione di circa 440.000 once di platino (oltre 12,5 tonnellate) in 44 giorni lavorativi e con perdite giornaliere di quasi 10.000 once, e se durerà altri 11 giorni, cosa assai possibile, oltrepasserà la soglia di quello dl 2012, le 544.000 once; le tre società hanno perso oltre 8,8 miliardi di rand di entrate grazie allo sciopero, secondo i dati forniti dalla Camera delle Miniere del Sud Africa.
Nello sciopero del 2012 l’African National Congress e il Cosatu ne uscirono spaccati. Dove non era riuscita la dittatura razzista dell’apartheid è stato compito della lotta di classe fare chiarezza nella composizione sociale dei partiti e dei sindacati. Il governo sudafricano che vede l’Anc insieme al Cosatu (Congress of South African Trade Unions ) furono ritenuti responsabili del massacro da parte della polizia di 34 minatori a Marikana miniera di Lonmin. Decine di migliaia di membri dell’Unione nazionale dei minatori (Num) aderente al Cosatu, uscirono e diedero vita all’Amcu che è uscito vincitore dagli scontri di due anni fa. La vittoria della battaglia del 2012, anche se con un costo altissimo, ha fatto affluire all’Amcu migliaia di minatori e ha dato il via al nuovo sciopero. In quasi tutte le miniere di metalli preziosi la presenza dell’Amnu è superiore di molto a quella del Num.
La rivendicazione dei minatori attualmente sono state ammorbidite: la richiesta è di aumenti scaglionati in tre anni per portare il salario base d’ingresso a 12.500 rand al mese; oltre il doppio rispetto ai livelli attuali, circa 5.000, invece di pretenderlo da subito.
La controproposta delle multinazionali è ferma ad aumenti che non superano il 9 per cento. Loro, le multinazionali del platino, si lamentano per l’aumento dei costi e l’abbassamento del prezzo sul mercato mondiale del prezioso metallo. Il platino viene utilizzato in numerose tecnologie, ad esempio, nei convertitori catalitici delle automobili.
Finora i minatori in sciopero non hanno avuto la busta paga di febbraio e ora rischiano di non avere nemmeno quella di marzo. Il ruolo della Commission for Conciliation, Mediation and Arbitration, attiva nei conflitti del lavoro e che, fino a qualche anno fa, aveva tenuto il conflitto di classe all’interno di un quadro di collaborazione di classe consociativo, si è esaurito sotto i colpi delle politiche liberiste del governo e ha perso capacità e terreno di mediazione.
Intanto si avvicinano le elezioni del 7 maggio 2014 e il presidente Jacob Zuma (Anc), già alle prese con uno scandalo per aver speso circa venti milioni di dollari di denaro pubblico per i lavori nella sua residenza di campagna, è preoccupato di affrontarle in un periodo di acuto scontro di classe. E non sono sufficienti le edificazioni di statue di Nelson Mandela, morto il 5 dicembre dello scorso anno, nelle principali città (quella a Pretoria è alta 9 metri e pesa 4,5 tonnellate di bronzo) per fargli recuperare il calo di consensi.
L’ha ribloggato su LA STORIA PERDUTAe ha commentato:
Dopo 9 settimane non si arresta la lotta dei minatori in Sudafrica, nel totale disinteresse dei media e dell’opinione pubblica. Quando impareremo ad essere veramente internazionalisti?
Salvo ho pubblicato il tuo bell’articolo sul mio blog. http://maddalenarobinblog.wordpress.com/
Ti abbraccio forte forte Rossa